Rita Querzè, Corriere della Sera 27/7/2014, 27 luglio 2014
«HOSTESS A DUBAI DA TRE ANNI RIGORE, MA CARRIERA E ZERO TASSE»
«Niente tutele sindacali? Per ora non è un problema» Elisa Meccia ha 29 anni. Gli ultimi tre e mezzo li ha passai a Dubai. Condivide un appartamento con altre due ragazze, una portoghese e una romena, in uno di quei grandi edifici tutti specchi cresciuti come funghi in mezzo al deserto. Da quando è stata assunta da Emirates ha scoperto che le oasi esistono davvero. Oasi di meritocrazia e possibilità di carriera. Certo, questo genere di isole non sono mai a portata di mano. Ed Elisa, per toccare il suo miraggio, ha dovuto trasferirsi a cinque ore e mezzo d’aereo dalla sua città, Roma. Che sarà pure caput mundi ma, di questi tempi, a chi lavora nel trasporto aereo di possibilità ne offre pochine.
La hostess aveva visto lungo: «Tre anni e mezzo fa, dopo poche settimane dalla partecipazione all’open day di Emirates, mi ha chiamato anche Alitalia. Ma l’offerta della compagnia di Dubai mi è sembrata più interessante - racconta L’assistente di volo -. Ho fatto anche una valutazione sulle prospettive. E a Dubai ero convinta di avere più certezze».
Difficile darle torto. La compagnia di bandiera dell’emirato arabo di Dubai, nata nel 1985, è una sorta di sorella maggiore di Etihad. Nel 2012 era già al quarto posto nella classifica mondiale del settore ma ambisce a diventare la prima entro il 2020 con 70 milioni di passeggeri trasportati. Per dare un’idea della flotta, oggi ha in servizio 224 velivoli. Il bello deve venire: ne ha già ordinati altri 298 per un valore di 138 miliardi di dollari.
Diciamo subito che il nominativo di Elisa ci è stato segnalato dalla stessa Emirates. Era facile aspettarsi una ragazza entusiasta e felice della sua scelta. Al telefono dal suo appartamento di Dubai, la hostess mostra una convinzione genuina. «A me questo lavoro piace molto - esordisce -. Viaggiare? Il jet lag? Nessun problema. Anzi, preferisco i voli di lungo raggio. Per dire, sono tornata ieri da Hong Kong, domani vado in Germania, poi partirò per Sydney. Ho la straordinaria opportunità di scoprire pezzi di mondo che altrimenti non avrei mai visto». Elisa crede davvero in quello che fa: «Ho appena avuto una promozione. Il mio obiettivo è diventare capo cabina, punto di riferimento per tutto lo staff degli assistenti di volo che si trovano a bordo». La sua è una motivazione costruita anche grazie alle opportunità di carriera. E allo stipendio. Quanto guadagna? Elisa glissa. I sindacati della categoria parlano di retribuzioni sulla carta non molto diverse da quelle italiane. A fare la differenza è il fatto che si tratta di un compenso esentasse. I benefit, poi, sono talmente numerosi che alla fine del mese lo stipendio resta in tasca pressoché intatto. «L’alloggio è garantito dalla compagnia. Le bollette le paga la compagnia. I biglietti per i voli di rientro su Roma almeno una volta al mese, me li offre la compagnia».
Mamma Emirates. La mamma biologica, la signora Meccia, non è risentita: «Viene spesso a trovarmi a Dubai. È felicissima che io sia qui», racconta Elisa. Ma le garanzie, le protezioni, dai congedi di maternità in giù? In Emirates (come in Etihad) il sindacato non esiste... Poco a che fare con l’apparato di tutele presenti in Italia. «È un problema che a oggi non si è mai posto per un motivo molto semplice: i riposi e i recuperi ci sono e mi sembrano giusti. Ogni anno c’è un adeguamento della retribuzione. Insomma, non mi sento sfruttata, tutt’altro».
Elisa indossa volentieri la divisa di Emirates, cappellino rosso con un accenno di velo. La compagnia ha fama di essere molto esigente. Regole di comportamento precise e inderogabili. Niente ospiti nei residence dopo il tramonto. La hostess romana non ha colleghe degli emirati, in compenso ci sono ragazze che vengono un po’ da tutto il mondo. Ma come vive una donna a Dubai? Limitazioni? «Nessuna che non sia più che accettabile - risponde Elisa -. Bisogna tenere un abbigliamento un po’ più sobrio di quanto non accada da noi. Ecco, tutto qui. Anzi, in nessun posto mi sento così sicura. Ci sono anche i vagoni della metropolitana riservati alle donne». Elisa chiude questi tre anni con un bilancio in attivo. E lascia intendere: cosa te ne fai di qualche diritto in più se il lavoro non c’e?