Boris Sollazzo, Il Garantista 27/7/2014, 27 luglio 2014
GIUSEPPE CRUCIANI GIORNALISTA CONDUTTORE PROVOCATORE
Ci ha svegliati con La Zanzara, scandalizzato con Radio Belva, stupito per uno stile più sobrio in Tango. Tra radio e tv, Giuseppe Cruciani si muove con curiosità bastarda. Nel senso che è sempre pronto a tendere un trabocchetto leale – non è un ossimoro, nel suo caso – al suo interlocutore come al suo pubblico. E che a quella voglia costante di novità aggiunge un desiderio di sperimentare, superarsi e provocare quasi ossessivo. Giornalista e intrattenitore, guastatore e dal culto della propria personalità autoironico e al contempo totale, piaccia o no, la storia della radio l’ha cambiata, seguendo modelli americani e combattendo lo snobismo di chi non mischiava l’alto e il basso. La Zanzara è ormai una categoria dello spirito, non solo dell’etere. Lui e David Parenzo (la sua spalla ne La Zanzara) sarebbero disposti a mettere alle strette anche un parente se ciò servisse a fare notizia. E non è escluso che lo faranno. Basta seguirli, di nuovo da settembre, dalle 18.30 alle 21 su Radio 24.
Insomma, Giuseppe, Francesca Pascale ha lasciato Berlusconi?
Mai detto, ho solo scritto di un grave litigio tra loro. Pascale ha smentito dicendo di essere scappata di casa una volta, dieci anni fa. La mia fonte interna mi ha detto solo dello screzio pesante tra lei e Berlusconi. Nel giornalismo c’è il gossip, le notizie che sopravvivono solo qualche ora, soprattutto ora che spettacolo e politica non sono distinguibili.
Il giornalismo ha confini? Deve averne? Lei li ha cambiati?
Non so se li ho cambiati, rivoluzionati o innovati. So che ho portato, dove non c’era, un mio linguaggio e un mio stile immediatamente comprensibile a tutti. Certo, ci sono anche le parolacce. Perché al di là dei formalismi, voglio sempre arrivare a ciò che le persone provano, pensano, ho bisogno di entrare dentro gli umori e le incazzature di chi viene da me. Prima questo non c’era. Abbiamo trovato spazio qui a Radio 24, non senza difficoltà ma con totale libertà.
C’è molto di lei ne “La Zanzara”. E del privato di chi ci viene.
Come il sesso. Perché dovrebbe essere più importante sapere della riforma elettorale piuttosto che di un’attìvità che di sicuro incide in maniera decisiva anche sull’attività pubblica del potente? Nel mio caso, non mi metto al centro perché mi consideri uno che fa notizia, ma perché capisci che il pubblico, anzi la tua comunità, ha bisogno di identificarsi in te. Ovvio che non è mai gratuito: se parlo dell’innamoramento che provo per una donna, magari appena conosciuta, come nel caso della storia della ragazza bellissima che mi ha regalato una sciarpa, sento che gli ascoltatori si appassionano. Sono single, come molti, e quel momento della mia vita – ah, poi l’ho conosciuta e ci sono uscito con lei, non l’avevo mai detto – ha coinvolto chi ci sente più del politico che parla della riforma della giustizia.
Ha paura di incontrare un altro Cruciani?
No, io parlo, non mi nascondo. A volte c’è chi forza quello che dico, ma ci sta. È una tecnica che usiamo anche noi, nel rapporto tra giornalista e intervistato non sono un garantista, nel resto sì. Un anno dopo che mi fecero le foto con la moglie di Jovanotti nel mio ultimo giorno di vacanza a Formentera e in un posto impensabile, incontrai il fotografo: gli strinsi la mano per l’abilità, per la bravura. Non ce l’avevo con lui, aveva fatto bene il suo lavoro, anche se tutti pensavano che io avessi organizzato tutto. Poi perché? Non mi ha certo aiutato quella vicenda. Per anni sono sfato identificato con quello e non con il mio lavoro.
Mai provato a chiamare Lorenzo Cherubini a “La Zanzara”?
Mai. Certe cose non si possono fare. Ho ricevuto offerte in denaro considerevoli per parlare di quella vicenda e ho sempre rifiutato. Oggi lo inviterei volentieri a cena, ma so che lui non accetterebbe. Comunque in pubblico, non lo farei mai.
Lei gioca molto sul suo essere un sex symbol...
Non so neanche cosa voglia dire quest’espressione. Mi piacciono molto le donne e ancora più l’esplorazione del mondo del sesso, in tutte le sue sfaccettature. Farlo, parlarne, essendo single. Oddio, a dir la verità anche quando non lo sono o non lo ero. Penso ai programmi radio americani in cui il sesso esplicito è un argomento che viene sviscerato: li trovo molto interessanti, forse non li condurrei, ma di sicuro li ascolterei.
Senza Cruciani certe notizie non esisterebbero, tra scherzi e “forzature” nelle interviste. Ha finito i paletti da abbattere?
No, sono un abitudinario ma allo stesso tempo mi annoia la routine. Vorrei “colpire” anche i personaggi internazionali, che so, fare uno scherzo ad Angela Merkel. Forse un paletto da abbattere è riuscire a fare una trasmissione senza ospiti o con ospiti disposti a essere sottoposti a un certo trattamento. Voglio arrivare dove nessuno arriva, voglio che gli ascoltatori rimangano sempre sintonizzati perché non immaginano mai cosa aspettarsi dal prosieguo del programma. Chi come me ha il riferimento di Howard Stern, qui in Italia non sarà mai soddisfatto.
Vuole ospiti disposti a tutto. Come le sue “spalle”?
Sì, pretendo devozione, dedizione totale al prodotto, la stessa che ho io. Parenzo ha sviluppato una corazza con me, sa farsi scivolare addosso i miei maltrattamenti. Quando lui ha avuto il programma su Rai3, io ero realmente arrabbiato, Da amico ero contento, anche perché indirettamente era un riconoscimento al nostro lavoro. Ma temevo il suo successo, avevo paura di perderlo, anche se nessuno è indispensabile.
La tv. Il suo unico fallimento?
No. Mai stato tanto a mio agio come nella sera di Radio Belva: ho sbagliato, in quel programma, solo quando non sono stato me stesso, quando mi sono messo nei panni del conduttore che doveva calmare le acque. Con Vittorio Sgarbi avrei dovuto fare il colpaccio: farlo portare via dai carabinieri o dalle guardie giurate in diretta. Televisivamente sarebbe stata una bomba ed era l’unico modo per disinnescarlo. E forse, poi, non dovevo fare Radio Belva con La Zanzara in onda: in quel periodo, peraltro, dovemmo gestire il caso Barilla. Impossibile concentrarsi bene su entrambe le cose.
Non si è stufato della radio?
No, semmai delle paure degli ospiti, del fatto che non vogliono mettersi in gioco. Se per averli in diretta ti chiedono compromessi, se devi affrontare trattative faticosissime con gli uffici stampa, se ti accusano di “fargli dire” qualcosa, allora meglio non metterli in onda e affidarsi al monitoraggio totale dell’esistente, al Blob, tutt’ora, a mio parere, la migliore trasmissione televisiva.
Le hanno dato del berlusconiano. Poi del grillino e del renziano. Difficile per lei combattere chi ha sostenuto?
No, perché sono libero e non controllabile. Mi hanno dato del venduto a Silvio? Mai sentito in tanti anni di carriera, forse perché sono troppo lontano dagli yes man che tanto gli piacciono. Grillo, dopo le elezioni, l’ho messo sotto la lente d’ingrandimento, anche perché i suoi parlamentari hanno dato tante soddisfazioni, soprattutto all’inizio. Appoggiavo Renzi, è vero, quando era contro l’establishment. Ora che ci è dentro, lo contrasto, al di là dell’uomo, che apprezzo per l’ambizione, qualità che trovo interessante nelle persone. Fare l’opposizione a Renzi, poi, non è difficile.
Ma è noioso?
Altroché, il Pd non suscita alcuna passione e con i listoni, in generale, ci troviamo ovunque di fronte a tanti soldatini. Meglio i politici locali, allora, o i leghisti, che sanno dividere molto. Meglio fare altro, se il plebiscito a favore di Renzi rende il potere meno interessante. Io posso stare senza parlamentari in palinsesto, gli altri no. Cerco la società, magari parlo dei Rom o di argomenti di costume, faccio anche spettacolo e poi torno all’informazione politica da altre angolazioni.
La troveremo su altre frequenze?
Non saprei. Mi hanno offerto molto, ma i soldi per me non contano. Conta questo progetto, quello che ho creato, quanto mi piace farlo. Sono geloso de La Zanzara, non la vorrei lasciare ad altri. Non ho vizi, non ho bisogno di soldi per comprare la cocaina, non viaggio neanche, ormai è più eccitante andare su Youtube che farsi 15 giorni fuori. E poi sono come Dylan Dog: vado sempre negli stessi posti e faccio sempre le stesse cose. Il denaro non mi serve, non accumulo case perché ormai sono contrario alla proprietà, né compro macchine di lusso. Al massimo motorini usati. Sono rivoluzionario in politica, non nella mia vita. A Radio 24 ho libertà e motivazioni, mi sembra folle lasciarla, per essere più ricco ma avere meno adrenalina.