Delfina Rattazzi, D - la Repubblica 26/7/2014, 26 luglio 2014
GLI OBAMA E LE API
Quando Michelle Obama ha piazzato una serie di arnie nell’orto della Casa Bianca, il vicinato ha protestato. Le api sciamano e pungono. Ma in aprile la First Lady ha rilanciato, mettendosi a coltivare piante amiche degli insetti impollinatori. Le api amano i mirti, la lavanda, il finocchio selvatico, i papaveri, il caprifoglio e i girasoli. L’issopo è una calamita per questo esercito alato, come le magnolie e i tigli. Nulla le fa più felici, poi, di un prato di fiori selvatici. Michelle, dopo aver seminato esemplari di asclepias che attirano anche le farfalle Monarca, ha detto che la morìa mondiale delle api «potrebbe diventare un problema per il pianeta, perché senza insetti impollinatori le nostre fonti di cibo rischiano di scarseggiare e finirebbe compromessa la nostra abilità nel far crescere le piante». E ora ha finalmente conquistato un potente alleato nella sua battaglia ambientalista: il marito Barack. Il Presidente ha creato una task-force e chiesto 50 milioni di dollari al Congresso per capire cosa stia decimando gli insetti. Piccoli, ma grandi lavoratori: il valore per l’agricoltura Usa dell’impollinazione di alberi da frutta è stato stimato infatti intorno ai 15 miliardi di dollari l’anno. Anche farfalle, uccelli, pipistrelli e falene fanno la loro parte. E ogni anno anche il loro numero si assottiglia. Le cause della morìa sarebbero tre: eccesso di pesticidi, virus portati dagli acari e dai loro parassiti, costante diminuzione della flora di cui si nutrono. L’anno prossimo, all’Expo di Milano, l’Inghilterra dedicherà il suo padiglione, a forma di alveare - Hive, con annesso frutteto - interamente alle api.