Giovanni N. Ciullo, D - la Repubblica 26/7/2014, 26 luglio 2014
IL MONDO È MOBILE
Eppur, si muove. La Terra è in continuo movimento, e non di rotazione intorno al Sole si parla, bensì dell’uso sempre più diffuso e digitalizzato dei mezzi di trasporto. In un pianeta che non è mai stato così interconnesso, grazie a quella che da addetti ai lavori e assessori più “aggiornati” viene definita la “mobility 3.0”. Una mobilità tecnodiretta, insomma. Più fruibile, con servizi on demand o personalizzati, piattaforme on line, app evolute e prezzi sempre più abbordabili. Un mix che permette all’uomo di programmare i propri spostamenti in tempo reale e di coprire distanze un tempo impensabili, utilizzando una rete integrata fra cielo e terra (sia strada, rotaia o pista ciclabile).
Si vola così grazie a software intelligenti, magari su aerei meno supersonici di come li immaginavamo anni fa, ma più sicuri e meno inquinanti (qualcuno a energia solare,
per esempio). I treni diventano finalmente competitivi, per velocità e servizi, soprattuto nella cosidetta “fascia delle 3 ore”, e sulle direttrici più importanti finiscono per valicare i confini nazionali. Le automobili si vendono
meno, ma sono migliori rispetto a ieri: più ecologiche, più affidabili. E se l’utilitaria volante resta un sogno futuristico, i servizi di condivisione o rent to go stanno invece trasformando già il rapporto fra uomini e macchine. Le biciclette, infine, promosse da semplice mezzo per il tempo libero a strumento di trasporto quotidiano, diventano nelle città parte integrante e integrata della rete pubblica (bikesharing e metropolitane
automatiche sono le case-history di servizio urbano più di successo degli ultimi anni).
È di fatto un giro del mondo, non in 80 ma in 365 giorni, quello che ognuno di noi compie ogni anno (considerando l’insieme dei mezzi di trasporto). Come Phileas Fogg dei tempi moderni, infatti, ogni europeo - ma il dato americano è quasi identico e quello cinese si avvicina velocemente - percorre in media13mila chilometri ogni dodici mesi: esattamente la lunghezza dell’Equatore. Come fare, appunto, un giro completo intorno alla Terra. Il conteggio emerge da uno dei più interessanti dossier compilati a Bruxelles: il Pocketbook Ue sui trasporti. Da cui si scopre che a livello continentale il trasporto su strada domina incontrastato (il 45% del totale degli spostamenti), ma rispetto a 10 anni fa utilizziamo la macchina per 100 chilometri in meno ogni anno (non una rinuncia alle quattroruote, ma è già qualcosa). Che rispetto agli Stati Uniti l’uso del treno è più diffuso (407 miliardi di chilometri complessivi in un anno per gli europei contro i 37 degli americani), ma che sono giapponesi e cinesi i campioni del mondo
su rotaia; che l’utilizzo dell’aereo è in continua crescita (ma siamo alla metà dei chilometri “volati” in Usa). Che negli ultimi 5 anni sono stati investiti oltre 7 miliardi di euro in nuove infrastrutture: 14,5 euro a testa per ogni cittadino Ue. In generale i trend dicono che questa mobilità 3.0 utilizza le tecnologie per diventare più efficiente, abbattendo i costi, e più sicura. Sempre il Pocketbook racconta infatti che nell’ultimo decennio gli incidenti su strada, in treno o in volo sono diminuiti nel loro complesso in Europa di circa il 40%.
Per capire l’importanza del tema, basti sapere che la voce “trasporti” è fra le prime tre della bilancia familiare. «In Italia, ma in Europa cambia poco, questa voce incide sul 14% delle nostre uscite (mentre la spesa per i consumi culturali, per avere un paragone, supera di poco la metà). La mobilità ci riguarda tutti da vicino, quindi. E la sua gestione ottimale è un tema con cui cittadini e politici devono fare i conti». Non ha dubbi il professor Oliviero Baccelli, massimo esperto italiano in materia e direttore del master in Economia e management dei trasporti in Università Bocconi a Milano. «Partiamo dalle auto. Quelle elettriche esistono, ma sono solo un millesimo del mercato mondiale. Così in questo
comparto più che modelli drone, mi aspetto cambiamenti organizzativi nel modo di usare le vetture. Con tasse eccessive e tassi di utilizzo che non ne giustificano il costo - le statistiche dicono che per il 95% della loro vita le macchine restano in un parcheggio o in garage - quello su cui investire è lo sharing». Meccanismi di condivisione, auto in affitto on demand come i servizi di Car2Go, Enjoy, Twist fra Milano e Roma (per citarne
solo alcuni), trasporti comuni organizzati su brevi o lunghe distanze (tipo BlaBlaCar). «La Svizzera, Zurigo in particolare, è stata pioniera. Ma a Milano si è lavorato bene su integrazione e Piano urbano per la mobilità».
Un discorso a parte vale per le bici. «Il bikesharing è un tema di nicchia, ma segna una tendenza». L’Occidente ha riscoperto infatti il piacere di muoversi su due ruote, soprattutto grazie alle biciclette pubbliche. BikeMi, nel capoluogo lombardo, è a quasi 200 stazioni e 4000 bici. E per Expo 2015 lancerà quelle elettriche: ricaricate da pannelli solari, avranno un’autonomia di 60 chilometri, quanto basta per percorrere gli 8 km della nuova pista ciclabile tra Molino Dorino e i padiglioni di Rho. E i treni? «La Cina ha costretto tutti a fare un salto tecnologico,
favorendone l’evoluzione attraverso la riduzione dei costi d’esercizio e il miglioramento dei servizi di bordo». Anche l’alta velocità italiana, però, risulta promossa. «A livello nazionale è stata un successo e la rete andrà allungata. Quello che ci manca è l’internazionalità: l’obiettivo è il collegamento veloce fra Milano e Parigi». Sugli aerei infine, settore che vive un ottimo momento, la nota dolente è il peso ancora importante del petrolio.
«I costi sono ancora troppo elevati e la dipendenza dai
paesi principali produttori è eccessiva: la sola Europa spende ogni giorno un miliardo di euro in combustibili fossili destinati ai trasporti», continua Baccelli. «Il low cost ha raggiunto il suo obiettivo: allargare la fascia dei consumatori, ma sarà difficile scendere ulteriormente con i prezzi».
Sono le aree metropolitane quelle da cui verranno le novità più importanti. I trend demografici dicono che è in città il futuro del pianeta (entro il 2020 il 60% della popolazione mondiale vivrà nei centri urbani) e così al recente Urban Mobility 3.0 di Londra è emerso che la pianificazione dei trasporti, il loro sistema integrato, è “il” tema con cui si confronterà il nuovo urbanesimo. Così si iniziano a studiare le megalopoli asiatiche, si parla dell’Olanda come paese modello in fatto di integrazione
porti-aeroporti-ferrovie-mezzi pubblici, si dice che la Germania ha perso punti agli occhi del mondo con il ritardo di 5 anni sul lancio del nuovo aeroporto di Berlino e che Parigi riuscirà nella rivoluzione eco-slow (limite massimo di velocità di 30 km/h, incentivi all’uso di bus, metropolitane e biciclette).
Infine si prevede il prossimo trend: una piattaforma comune fra operatori (ferrovie, vettori aerei, rent a car), compagnie di telefonia mobile e provider che possano fornire direttamente al cliente soluzioni multi-servizio e multi-trasporto, tipo all in one (un unico e-ticket, ovviamente). Per iniziare a muoversi già stando in casa, in questo mondo 3.0.