Aldo Grasso, Corriere della Sera 27/7/2014, 27 luglio 2014
NEPPURE QUESTO NOSTRO CALCIO SI MERITA TAVECCHIO PRESIDENTE
Il prossimo presidente della Figc (Federazione italiana gioco calcio) si esprime così, a proposito dei calciatori extracomunitari: «L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Pobà (nome inventato) è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree…». Il prossimo presidente della Figc si chiama Carlo Tavecchio: a sentirlo parlare in tv vengono i brividi (a parte le banane, il pedigree serve a identificare l’albero genealogico degli animali), sembra di essere tornati indietro di cinquant’anni.
Il ragionier Tavecchio, 71 anni, Dc di ferro, ha trovato l’appoggio della Lega Dilettanti (di cui è presidente), della Lega Pro, delle Lega di serie B e di serie A. Sembra un plebiscito a discapito di Demetrio Albertini (appoggiato da calciatori e tecnici), ma più semplicemente è il trionfo dello status quo, di Claudio Lotito (suo grande sponsor), di Adriano Galliani (Barbara Berlusconi aveva provato a opporvisi ma è stata zittita), di Andrea Abodi (ex dirigente di Media Partners Group di Marco Bogarelli, che oggi è presidente di Infront Italy, la società che gestisce i diritti tv del calcio), di Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A e responsabile della struttura Identity and Communications di UniCredit (la banca che possiede quote della Roma), di Franco Carraro, ex presidente del Coni, di Antonio Matarrese, ex presidente della Figc. Carraro ha dichiarato: «(La nomina) è importante anche sul piano etico perché il calcio italiano vuole ripartire da valori veri. Tavecchio è poco glamour ma è affidabile e solido».
Si sperava che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, intervenisse con decisione per frenare l’elezione di questo Re Travicello, ma se n’è guardato bene, rifugiandosi dietro i soliti regolamenti, fingendo di non capire l’eccezionalità del momento.
Insomma, Tavecchio è così debole da mettere tutti d’accordo: il candidato ideale per non cambiare nulla e mantenere il potere costituito. Valori veri, italiani, con pedigree certificato. Ma il calcio non merita un presidente così.