Barbara Romano, Libero 27/7/2014, 27 luglio 2014
«SULL’ETEROLOGA DECIDE IL PARLAMENTO, NON I GIUDICI»
[Beatrice Lorenzin] –
Filoberlusconiani e rodotisti. Sono i due fronti di guerra di Beatrice Lorenzin, ministro della Salute oltre che dirigente di spicco del Ncd. Tosta com’è, non ci pensa proprio a darla vinta ai nostalgici nel suo partito che ancora strizzano l’occhio al Cavaliere. Né agli ultrà dell’eterologa: radicali, costituzionalisti che hanno aderito al documento di Stefano Rodotà e Filomena Gallo (segretario dell’associazione Coscioni). E persino qualche forzista.
Le linee guida che lei ha dettato sull’eterologa hanno scatenato il finimondo.
«Incomprensibile, considerato che ancora non sono uscite. Stiamo cercando di fare un lavoro molto equilibrato su una questione delicatissima che non è mai stata disciplinata in Italia».
Che tempi prevede per il via libera all’eterologa?
«Brevissimi. La commissione ha finito di lavorare. Stiamo raccogliendo in una relazione tutte le segnalazioni tecniche che ci ha fornito. Da lunedì sono pronta ad andare a riferire in Parlamento. Se la presidenza del Consiglio mi autorizzerà, presenterò un decreto che recepisce le direttive europee all’ultimo Cdm prima della pausa estiva».
La accusano di boicottare la sentenza della Consulta con le sue linee guida.
«È un’assurdità. Le linee guida sono tenuta a farle perché me lo impone la legge ed è nell’interesse dei cittadini».
Il magistrato Santosuosso le imputa di «bloccare il diritto di avere un figlio». «
Non commento. La gente parla senza cognizione di causa. Subito dopo la sentenza, abbiamo effettuato un approfondimento giuridico su quello che il ministero deve fare. Non si può pensare di attivare una procedura sanitaria in Italia senza linee guida. Dobbiamo fornire garanzie sul consenso informato che firmano i genitori. Ci sono una serie di questioni che devono essere recepite che riguardano gli esami che devono fare i donatori di gameti. Inoltre, deve essere stabilita la gratuità delle donazioni».
A scatenare maggiori polemiche è stato il limite di eta per i genitori.
«Non abbiamo mai parlato dell’età dei genitori, che dovranno avere gli stessi requisiti necessari per la fecondazione omologa. Noi abbiamo fissato un limite di età per i donatori dei gameti, perché sappiamo che purtroppo sono buoni solo quando sono giovani. Quindi abbiamo pensato a un Massimo di 35 anni per le donne e di 40 per gli uomini».
Le critiche non sono piovute solo dai radicali. Santelli di Fi l’accusa di «vanificare la decisione della Corte».
«Non me la prendo per le critiche, mi dispiace solo che non siano puntuali e non indichino suggerimenti concreti, per questo voglio andare in Parlamento. Sfido chiunque a regolamentare l’eterologa in Italia. È un tema che riguarda la vita delle persone, la correttezza dell’applicazione nei centri, per scoraggiare business selvaggi. Quindi dev’essere fatto secondo tutti i criteri e le autorizzazioni. Molti mi hanno tirato per la giacca spronandomi a decidere tutto io sull’eterologa. Sì, ma come vogliono loro...».
Nell’assemblea del Ncd sono esplosi tutti i contrasti tra lei e Nunzia De Girolamo sui rapporti con Fi.
«Con de Girolamo non c’è nessuna contrapposizione, ma ritenevo doveroso dopo il suo intervento ricordare il perché delle nostre scelte».
Infatti, lei ha detto a muso duro che non ci pensa proprio a tornare all’ovile.
«Io non ci penso proprio ora. Adesso non ci sono i presupposti per un’alleanza con Fi, anche perché non ne vedo il motivo. Abbiamo appena avuto le elezioni. Perché dopo un mese dobbiamo parlare di coalizioni? Perché quest’accelerazione? Stiamo dicendo agli italiani che andiamo al voto?».
Quanto è alto il rischio scissione nel Ncd?
«Non esiste. Cosa fanno, si scindono in tre o quattro? Adesso è il momento di consolidarci, allargando il nostro perimetro. Siamo partiti come Ncd, ma possiamo essere molto di più».
Vale a dire?
«Noi puntiamo ad essere il Ppe in Italia. Renzi ha portato il Pd nel Pse, cosa che non erano riusciti a fare né Veltroni né Bersani. Il Ppe oggi in Italia è sottorappresentato e noi, poiché siamo al governo, possiamo essere quelli che fanno diventare grandi i popolari europei in Italia».
Ma Ppe in Italia è una sigla vuota. Cosa farete in concreto?
«Vogliamo dare da subito spazio ai giovani sui territori, fare le primarie anche per la scelta dei leader locali, essere attrattivi verso chi non ha mai fatto politica, ma soprattutto dobbiamo puntare sui contenuti».
E cosa risponde alla lettera di Berlusconi che invece vi propone una federazione?
«È certamente un bel gesto, ma non basta una lettera a rimettere insieme i cocci, bisogna vedere fatti concreti. Non si può pensare di ripartire da una sommatoria di sigle, perché nel frattempo è cambiato il mondo, la percezione dell’elettorato che vuole una politica nuova. Tutti, compreso Berlusconi, dobbiamo fare un lavoro lungo e faticoso, che parta da una revisione profonda dei modelli, dei programmi, della meritocrazia interna. La leadership verrà naturalmente. Noi abbiamo fatto una scelta, un nuovo partito, politica nuova. Indietro ora non si torna».