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 2014  luglio 26 Sabato calendario

I PAPERONI D’INDIA SCALANO IL MONDO FORTUNE QUADRUPLICATE


La casa più cara del mondo — 1 miliardo di dollari, 27 piani, 600 persone di servitù — del magnate del petrolio Mukesh Ambani a Mumbai. Il matrimonio della nipote del re dell’acciaio Lakshmi Mittal, costato 80 milioni di dollari con tanto di charter per gli ospiti a Barcellona. Le nove casse di whisky giapponese (750 dollari a bottiglia) per il party di un altro tycoon a New Delhi. Gli immensi patrimoni dei multimilionari dell’India non sono una novità, da anni nelle classifiche di Forbes sui più ricchi del mondo i loro nomi sono numerosi. In patria giornali e televisioni ne seguono successi ed eccessi come per le star di Bollywood. Ma di nuovo c’è che questo club esclusivo, che oggi comprende lo 0,05% della popolazione e controlla un sesto delle ricchezze del subcontinente, è destinato ad allargarsi enormemente in soli cinque anni.
Secondo un rapporto della Kotak Wealth Management con Ersnt & Young, gli indiani classificati «Uhnwi» (Ultra high net worth individuals , ovvero con patrimonio netto di almeno 4,17 milioni di dollari) a fine 2014 saranno 117 mila, ma nel 2019 arriveranno a 343 mila. Il patrimonio netto complessivo di questi «individui dal valore netto altissimo» quadruplicherà, da mille a 4 mila miliardi di dollari.
Per la «casta» più alta (in termini economici) gli ultimi anni in realtà non sono stati negativi, nonostante il relativo ristagno del Paese, con una crescita modesta, un’inflazione in aumento, l’indebolimento della valuta e un clima generale di scarso entusiasmo. Ma la vittoria alle elezioni di quest’anno del partito nazionalista indù Bjp sta già ridando vigore e ancor più ne darà all’economia indiana e, secondo lo studio, soprattutto al grande business.
Controverso per lo stile autoritario e accentratore, per l’insofferenza verso le tortuosità del processo democratico, per le posizioni religiose che certo non aiutano le relazioni con l’ampia minoranza musulmana, il nuovo premier Narendra Modi è riconosciuto però, perfino dai nemici, come un efficiente amministratore ed economista. E proprio promettendo sviluppo e crescita, lavoro e benessere, ha ottenuto un vero trionfo al voto. La forte priorità da lui data agli affari lascia alcuni perplessi: tra loro il Nobel Amartya Sen che al Corriere ha recentemente confidato i suoi timori su un Paese «dominato dal business». Dove le questioni sociali come istruzione e salute nonché gli aspetti etici della politica rischiano di passare in secondo piano mentre gli affaristi hanno ancora più potere.
Ma gli autori del rapporto Kotak non è su questo che hanno concentrato i loro sforzi. Piuttosto hanno cercato di capire la destinazione della nuova ricchezza, ovvero di prevedere dove i futuri «Unhwi» spenderanno i loro milioni.
Divisi in tre categorie — imprenditori, ereditieri e professionisti — secondo lo studio sono soprattutto i secondi ad amare il lusso e a concederselo a caro prezzo, con una predilezione per lo shopping di marche straniere, dalle Lamborghini alle borse di Louis Vuitton, e per i viaggi esotici, già in forte aumento. Ma nei prossimi anni si prevede che per tutti e tre i gruppi la percentuale di patrimonio investito o risparmiato scenderà rispetto a quello speso: già dal 2013 al 2014 le spese in beni più o meno superflui sono salite dal 30 al 44% del totale, sostenute dall’ottimismo per la vittoria di Modi e dalla prevista ripresa economica dell’India.
Tradizionalmente diffidenti verso gli investimenti finanziari e i mercati, gli indiani continueranno poi ad acquistare case anche all’estero, il boom immobiliare di Londra ha avuto alle spalle anche loro. E a comprare oro e gioielli: secondo il rapporto è una scelta che certo deriva dalla cultura, ma che con l’alta inflazione si è rivelata saggia permettendo inoltre di investire denaro «non dichiarato».