Ottavio Bottecchia, La Gazzetta dello Sport 27/7/2014, 27 luglio 2014
QUEI MAGNIFICI SEI
Oggi si arriva a Parigi. Vicino al Louvre, il forziere della bellezza. Anche vincere il Tour è un capolavoro. Prima di Vincenzo Nibali, sei italiani l’hanno compiuto: Ottavio Bottecchia, Gino Bartali, Fausto Coppi, Gastone Nencini, Felice Gimondi e Marco Pantani. E che capolavori!
Bottecchia: 1924 e 1925 Se lo si immagina disteso sulla strada di Peonis, ricorda il Cristo del Mantegna. Ma è stato sfolgorante. Nel 1924 conquista la maglia gialla nella prima tappa e la porta sino a Parigi. Stende sette campioni che hanno vinto 11 Tour, otto prima di lui e tre dopo, oltre a Brunero vincitore di tre Giri. Come? Il 2 luglio, nella Bayonne-Luchon, 326 km, in maglia gialla, parte sull’Aubisque. Scala solo il Tourmalet. Sotto un sole rovente scollina con 10’52” sul secondo. Supera l’Aspin. Dopo 150 km di assolo, vince con 18’58” su Lucien Buysse. S’impone a Perpignano e a Parigi. Lascia il secondo, Frantz, a 35’36”.
Nel 1925 vince prima e ultima tappa, ma anche a Bordeaux e a Bayonne. Stacca Lucien Buysse di 54’20”. Porta la maglia gialla per 11.982 km.
Bartali: 1938 e 1948 Toscano e polemico, come Michelangelo, affronta i monti come blocchi di marmo da scolpire. Potente. Dopo aver perso il Tour del 1937 per una caduta in maglia gialla, i gerarchi gli intimano di vincere quello del ’38. Aspetta le Alpi e, il 22 luglio, nella 14a tappa, insegue Robic sul Vars, lo sorpassa e lo semina in discesa. Fermato da una foratura, stacca tutti sull’Izoard. Vince a Briançon con 5’18” su Vicini e lascia la maglia gialla a 17’22”.
Dieci anni dopo regala uno show sensazionale. Subisce 4 attacchi dal giovane Louis Bobet, e, ai piedi delle Alpi, è staccato di 21’28”. Ma lo rovescia con tre assolo consecutivi. Vince a Briançon con 6’18” su Schotte, ad Aix-les-Bains con 5’53” su Ockers, a Losanna con 1’47” su Schotte. Placa l’insurrezione in Italia. Vince il Tour con 26’16” su Schotte, 7 tappe e il gran premio della montagna.
Coppi: 1949 e 1952 È Leonardo. Ha il sorriso misterioso della Gioconda. Dopo 5 tappe, a St. Malo, ha un ritardo di 36’35”. Poi regala la metamorfosi. Vince la crono di La Rochelle, 92 km. Con Bartali ribalta il Tour sul Vars e l’Izoard. Liquida Bartali nella tappa di Aosta. Domina la crono di Nancy, 132 km: lascia Bartali a 7’02” e lo precede in classifica di 10’55” e nella classifica dei gpm.
Nel 1952 fa meglio. Vince la crono di Nancy, 60 km, nonostante due forature. Inaugura l’Alpe d’Huez, su cui lascia Robic a 1’20”. Nel tappone del Sestriere, dopo un assolo 72 km, vince, in maglia gialla, con 7’09” su Bernardo Ruiz. È primo a Pau. Sul Puy de Dôme regala il più stupendo allungo in salita della storia. È primo con 28’17” su Ockers.
Nencini: 1960 Come Giotto viene dal Mugello. Dopo l’agguato di Magni nel Giro del 1955 lancia ai suoi avversari occhiate giottesche. Scende a tomba aperta. Al Tour veste la maglia gialla il primo giorno. Poi sfrutta un grande attacco di Rivière a Lorient e lascia il gruppo a 14’40”. Dopo 10 tappe ha 32” su Rivière, grande cronoman, che può contare sulla crono di Besancon, 83 km, per rovesciarlo. Ma Rivière è un moschettiere e Nencini, in maglia gialla, lo attacca scendendo dal Col du Perjuret. Il temerario Rivière accetta la sfida. Rischia. Cade in un burrone profondo 20 metri e si frattura la colonna vertebrale. La tragedia gli dà via libera. A Colombey-les-deux Eglises anche il generale De Gaulle lo incoraggia: «Paris n’est pas loin!», “Parigi non è lontana”. Così, a sei mesi dalla morte di Coppi, un italiano vince il Tour.
Gimondi: 1965 Ricorda “Il Ritratto di balestriere” di Lorenzo Lotto. Schierato all’ultimo momento, centra il bersaglio. Come Coppi vince all’esordio. S’impone a Rouen, nella terza tappa, e indossa la maglia gialla. Tutti aspettano Bahamontes, Poulidor, Adorni, che ha vinto il Giro, Motta, Aimar. Invece, sull’Aubisque, Adorni e Aimar si ritirano, Bahamontes crolla, mentre Gimondi riconquista la maglia gialla con 3’12” su Poulidor. Questi attacca sul Mont Ventoux, riduce il margine a 34” e punta su due crono per liquidarlo. Gimondi, invece, vince quella del Mont Revard, 26,9 km, lasciando «Poupou» a 23”. Poi gli infligge 1’08” nella crono finale. A 23 anni, al debutto tra i pro’, vince il Tour con 2’40” su Poulidor e 9’18” su Motta.
Pantani: 1998 Ricorda Van Gogh. Grande e disperato. Oppure Rimbaud o Verlaine, poeti maledetti, eppure capaci di incantare. O, forse, la Nike di Samotracia, bella e alata, ma con le braccia e la testa mozzate. Vince, infatti, il Tour più mutilato e vilipeso della storia, quello del caso-Festina, dello sciopero, del ritiro degli spagnoli, dell’Epo. Stacca Ullrich su Plateau de Beille. Lo disintegra, strappandogli la maglia gialla, a Les Deux Alpes. Vince con 3’21” su Ullrich. Batte i record d’ascolto. Entusiasma. Spezza un digiuno di 33 anni. Ma quanto vale questa vittoria? Pantani, come Re Lear o Macbeth, come Raskolnikov, condannato al tormento, più che allo sport appartiene alla tragedia.