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 2014  luglio 28 Lunedì calendario

ECCO L’ESERCITO DELLE BADANTI

Il loro numero è triplicato negli ultimi dieci anni e stanno per superare quota due milioni. L’esercito delle badanti è imponente, il loro numero è in costante crescita. Nonostante la crisi, gli italiani non possono farne a meno. Per una famiglia italica su dieci - secondo un recente studio del Censis - l’assistente familiare è indispensabile.

Cucinare, pulire, stirare, rassettare, badare ai bambini e agli anziani, in due parole: «missione casa». Un impegno che negli ultimi anni, complice le diffcoltà economiche, neanche gli italiani possono più permettersi di snobbare. Così, se fino a cinque anni fa quello della colf era considerato un lavoro «per immigrati», oggi i dati rivelano un’inversione di tendenza tra la percentuale di stranieri a cui questa professione ha assicurato un posto di lavoro e quella di italiani e italiane che per necessità devono riciclarsi badanti, tanto da costituire, oggi, più del 20 per cento dei collaboratori familiari. Per il rimanente 80 per cento si tratta per più della metà di extracomunitari, mentre il resto è costituito da cittadini europei. Anche qui c’è stata negli ultimi tre anni una forte inversione di tendenza che ha visto scendere la percentuale di colf provenienti da Paesi europei come Romania, Moldavia e Polonia, mentre la quota delle persone extracomunitarie (in buona parte cittadini sudamericani) è salita al 55 per cento con un’impennata dei filippini, che costituiscono, oggi, il 10 per cento circa del totale.

Ma proviamo a tracciare l’identikit della badante. Secondo un incrocio di dati elaborati dal Censis, dove è ancora l’Est Europa a fornire più "manovalanza", la colf tipo è di origine slava, ha tra 30 e 40 anni ed è diplomata. Spesso, se non proviene dall’Ue, è clandestina.

E qui si apre il capitolo del lavoro in nero. Sono sempre gli studi del Censis a rivelare le dimensioni del sommerso in questo lavoro, che riguarderebbe quasi un milioni di collaboratori e collaboratrici familiari, circa la metà del totale.

L’esercito delle badanti ha così finito per invadere l’Italia, e il Paese, che non era pronto a un’ondata di tale portata, ha dovuto modificare le norme in materia. Nel 2012 è entrato in vigore il cosiddetto «provvedimento antibadanti», che prima di tutto ha cercato di arginare ingenti perdite dalle casse dello Stato che di colpo ha visto aumentare il numero delle pensioni di reversibilità e dei matrimoni tra più o meno arzilli ultrasettantenni e aitanti - almeno agli occhi dei nonni - collaboratrici domestiche.

Basti pensare che nel 2008, negli anni del boom delle badanti, la percentuale di pensioni di reversibilità assicurate a donne sotto ai 60 anni è stato del 10%, di cui la metà a beneficio di signore under 50. Per questo, dal 2012, nei casi di matrimoni tra ultrasettantenni e donne più giovani di almeno 20 anni, la reversibilità è stata ridotta. E se sposare un uomo anziano può in alcuni casi assicurare un «win for life», la storia di Cecile Kyenge insegna che tenacia e impegno, nella vita, possono dare risultati ancora più sorprendenti: da badante per sei anni a ministro della Repubblica. Ma una qualità, certo, non può mancare alle colf con la C maiuscola. Lo ha rivelato proprio ieri Papa Francesco ricordando la sua vecchia tata siciliana, Concetta Maria Minuto: «Quella donna era furba come la fame».