Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 26/7/2014, 26 luglio 2014
LONDRA. CRESCITA DELLO 0,8% NEL SECONDO TRIMESTRE - I SERVIZI FANNO TORNARE IL PIL OLTRE I LIVELLI PRE-CRISI L’ECONOMIA INGLESE È LA PIÙ VELOCE DEL G-7
LONDRA.
Cade anche l’ultimo velo e Londra si scopre sola al comando. A sciogliere la residua incertezza è stato l’Ufficio nazionale di statistica di Sua Maestà che nelle stime provvisorie sulla crescita del Pil nel secondo trimestre ha confermato gli analisti: la progressione è stata dello 0,8% e tanto basta per dare alla Gran Bretagna il premio di miglior economia 2014 del G-7, un punto abbondante oltre il Canada, diretto inseguitore, molto al di là della Germania che veleggia attorno all’1,8 per cento. Nessuna delle sette grandi democrazie del mondo sviluppato, infatti, quest’anno, terrà il passo inglese se la corsa continuerà anche nei prossimi mesi. Sono tutti d’accordo anche se i decimali sul numero finale variano: 3,2% secondo L’Fmi, 3,1% per l’Item club di Ernst&Young, 3,4 a dare retta alla Banca d’Inghilterra. L’ultimo balzo riporta l’economia del Regno oltre i numeri precedenti alla crisi del 2008, penultima del G-7, va detto, davanti alla sola Italia.
Gli economisti inglesi in queste ore discettano sulla correttezza delle statistiche, mentre chi non ha molto da dire se non compiacersi di sé stesso è il Cancelliere George Osborne che porta in dono al premier e al suo partito numeri buoni per vincere le elezioni del 2015. «Abbiamo raggiunto una pietra miliare nel nostro piano di rilancio pluriennale», ha detto confermando che la marcia dell’esecutivo procederà come pianificato.
Tutto molto bene dunque? Quasi. Innanzitutto la statistica conferma che lo squilibrio dell’economia nazionale resiste: a spingere con una forza inaudita sono i servizi, in avanzata dell’1% nel trimestre, mentre la manifattura che pure nei mesi scorsi ha dato grandi soddisfazioni si trattiene su un più contenuto 0,4 per cento. In secondo luogo delude la dinamica del deficit mentre resta incertezza sul taglio dei tassi a conferma di possibili ombre future. Il disavanzo non è in linea con le stime del Tesoro che deve ora scegliere se varare una manovra da 10 miliardi entro l’anno in corso (quello fiscale inglese finisce a marzo 2015) oppure sforare l’obiettivo di pareggio per il 2019. L’economia tira, ma il risanamento rallenta, dunque, mentre sul costo del denaro le imprese incalzano la Bank of England. Il comitato di politica monetaria dell’istituto centrale ritiene che la debole crescita dei salari sia una minaccia per la ripresa, anche se due giorni fa il governatore, Mark Carney, ha mosso un passo più in là, lasciando intendere che «un rialzo graduale e limitato» del costo del denaro sia vicino. Ritocco che per le imprese è invece già maturo.
Spigolature di una performance comunque sorprendente. L’immagine diffusa nei giorni scorsi nel dettagliato rapporto dell’Item club di Ernst&Young conferma quanto quella britannica sia un’economia flessibile, in solido recupero e con il costo del denaro destinato a salire, ma non subito. Secondo lo studio, infatti, dopo i consumatori saranno ora le imprese a "tirare": nel 2014 ci sarà un aumento degli investimenti del 12,5% rispetto al 2013. EY nonostante i commenti di Mark Carney non ritiene imminente una correzione dei tassi anche se in giugno l’inflazione è balzata all’1,9 per cento. La debole dinamica dei salari - in aumento dello 0,7% senza considerare i bonus - rende meno urgente riconsiderare la politica monetaria, a parere dell’Item Club convinto che resteranno allo 0,5% fino al 2015. Rimane il rebus di una debole produttività e di una disoccupazione destinata a raggiungere il 5,6% nel 2015 con salari però poco dinamici. La creazione di lavoro è prodotto di una flessibilità talvolta estrema ma molto apprezzata dagli investitori esteri. Il Regno Unito è leader nella raccolta di investimenti esteri diretti: finisce oltre la Manica il 20% della "quota" europea.
Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 26/7/2014