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 2014  luglio 27 Domenica calendario

GUIDO ANDRUETTO

OLTREPASSARE
una frontiera per Tiziano Terzani era come aprire ogni volta una porta. Su un mondo di tradizioni, usanze, lingue e paesaggi che lui voleva sempre esplorare in profondità. Le chiavi che aveva a disposizione erano banalmente i suoi documenti di viaggio, i passaporti, i visti d’ingresso e in qualche occasione i permessi speciali che gli consentivano di transitare nelle zone interdette ai comuni viaggiatori. Nel corso degli innumerevoli spostamenti da un capo all’altro del mondo, lo scrittore e giornalista inviato in Asia dall’inizio
degli anni ‘70 ai primi anni ‘80, li conservò tutti in posti disordinati insieme alle cose che gli erano più care, come i libri e i suoi diari, per poi affidarli alla moglie Angela. E oggi, dieci anni dopo la sua scomparsa avvenuta il 28 luglio del 2004, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia li ha presi in custodia acquisendo l’intero archivio dell’autore de La porta proibita, che oltre alla biblioteca di casa con più di seimila volumi comprende tutti i blocchetti con gli appunti di viaggio, le carte geografiche, le vecchie macchine da scrivere Olivetti e quelle fotografiche, e perfino tutti i telex originali inviati alle sedi dei giornali con cui collaborava. E i passaporti, ovviamente, che ci raccontano il Tiziano Terzani viaggiatore infaticabile e appassionato. Su uno dei più vecchi, in cui compare la sua foto sbarbato a ventisei anni, è riportata la data del rilascio, 7 marzo del 1964, e la professione poi “tradita” di «dottore in Legge». Con i suoi inconfondibili baffi, che cominciò a farsi crescere dopo l’arrivo con la famiglia in Asia, appare invece in foto su quasi tutti gli altri passaporti, come quello rilasciato dall’Ambasciata d’Italia ad Hanoi il 9 aprile del 1976. Sono tutte immagini in movimento, come la sua vita. Sempre tesa a scavalcare i confini di quei paesi del sud-est asiatico che lui visitava con spirito libero e curioso. A volte per riuscirci gli occorrevano i visti. E per ottenerli contavano molto le relazioni personali, che Terzani sapeva coltivare tenendo sempre fede alle convinzioni politiche. In Cina gli fu sottratto il passaporto e venne espulso perché non seguiva la linea del partito, e prima in Vietnam e in Cambogia il visto di ingresso (da Bangkok) gli fu ripetutamente negato perché criticava i regimi filoamericani nei due paesi. «L’ultima volta glielo negarono appena prima della liberazione nel 1975 — ricorda la moglie Angela Staude — per cui fece ritorno a Saigon con l’ultimo volo prima dell’arrivo dei comunisti, quando l’aeroporto era ormai stato disertato dal personale di controllo». È la storia con cui comincia Giai Phong! . «Gli fu anche negato il visto di rientro a Phnom Penh, per cui non era presente quando arrivarono i khmer rossi, invece varcò clandestinamente il confine cambogiano a Poipet, dove i khmer rossi erano già giunti, pensando di trovarsi fra amici, quando
per poco non lo fucilarono».