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 2014  luglio 26 Sabato calendario

GABANELLI IL 23 LUGLIO

Non si crescerà mai senza riforme, che vuol dire taglio agli sprechi e investimenti. Il tempo è poco e servono soldi subito. La strada più rapida sarebbe quella del rientro dei 300 miliardi depositati su conti esteri, con versamento delle relative somme evase. Però ci vuole la legge che sanziona pesantemente i grandi evasori, e che esiste in tutti i Paesi civili. Quella legge è pronta sul tavolo da due anni, ma ancora non vede la luce, per non aggredire troppo coloro che hanno impoverito il Paese e le loro aziende trasferendo gli utili su conti cifrati. E allora, oltre ai tagli giustissimi ai superstipendi, agli 80 euro in più per chi ha meno di 1.500 euro al mese, quali sono le idee concrete per evitare la chiusura di migliaia di aziende private, e quali le idee di rilancio delle aziende pubbliche sane?
Fra le tante dichiarazioni di Renzi su come uscire dalla depressione generale c’è anche quella di pensare a una Rai che contribuisca alla rinascita del Paese. Certamente avrà un piano, ma per ora si vuol prendere 150 milioni dal canone. La Rai ha 11.600 dipendenti, circa 4.000 collaboratori, un incalcolabile indotto, è il quinto gruppo culturale d’Europa, il tesoro è l’azionista. Dal canone incassa 1,7 miliardi (il 30% evade), 600 milioni dalla pubblicità, 20 milioni da altri servizi. I conti stanno così così. Tecnologicamente arretrata, mantiene un’infinità di strutture e canali, e nonostante i 1.700 giornalisti Rai News è fra gli ultimi siti web che vengono cliccati per informarsi. Il Direttore generale sta tentando di riorganizzare l’offerta, e intanto taglia su prodotto e stipendi: la falce si sta abbattendo con la stessa neutralità su meritevoli e fannulloni, incluse le partite Iva (cruciali in molti programmi) che si mettono in tasca poco più di 1.000 euro al mese. Tuttavia non basterà. Il premier ha suggerito di vendere qualcosa. L’unica «cosa»che si può collocare sul mercato senza tanto clamore è la società che possiede le torri di trasmissione, RaiWay, ma RaiWay è la Rai, ed ha un solo cliente, la Rai. Questo significa che il Direttore generale non può in autonomia decidere di quotare un pezzo di un’azienda pubblica (ovvero privatizzare) perché occorre seguire un iter parlamentare, e arrivare alla delibera del Consiglio dei ministri. Senza questo passaggio cosa si dovrà inventare sul prospetto informativo per avere l’ok della Consob?
Per tornare efficiente e competitiva, la Rai andrebbe «snellita», ma modifiche radicali saranno possibili solo se si interviene sulla riforma del 1975, meglio nota come lottizzazione. Ogni partito si è preso un canale, e poi ci ha infilato i suoi uomini scegliendo come unico criterio la «fedeltà», non all’azienda ma al partito. Risultato: proliferazione di strutture e incarichi dirigenziali che negli anni si sono stratificati. Non esiste nessuna tv pubblica al mondo dentro la quale convivono 3 telegiornali che hanno come referenti 3 diverse aree politiche; ognuno ha una sua struttura autonoma, i suoi direttori, i suoi inviati, il suo apparato tecnico, i suoi studi, il suo budget. Poi c’è Rai news 24, che non si può dire sia seguitissima, e le 26 sedi per l’informazione regionale. Bisogna «ottimizzare» si dice, ma da dove cominci se non metti mano al contratto di servizio con lo Stato? Le sedi regionali sono nate in funzione dei rapporti con le istituzioni locali. Un modello in crisi poiché le Regioni non rappresentano più il territorio, quindi bisognerà cambiare completamente la prospettiva in funzione delle macroaree. Si prende spesso a modello il miglior servizio pubblico al mondo, ovvero la Bbc, dove però i canali generalisti nazionali sono sostenuti solo dal canone: 174 euro, contro i nostri 113. Se tuttavia il modello a cui ispirarsi è Bbc, confrontiamoci. Le stazioni televisive locali inglesi sono 15, che interagiscono con quelle radiofoniche. I dipendenti sono circa 1.500 contro i nostri quasi 2.000. Le sedi occupano mediamente 2 piani (con una postazione fissa per il giornalista che si connette), la maggior parte sono in affitto. Noi occupiamo edifici giganteschi, quasi tutti di proprietà, con insostenibile spreco di spazi e costi. La loro sede più piccola è quella delle Channel Island: 2 dipendenti; da noi a Campobasso sono in 70. Nella sede di Cosenza lavorano 95 persone, ma il palazzo sembra quello di Viale Mazzini. Tutti i servizi finiscono dentro a Bbc One (la nostra Rai 1), con 4 brevi collegamenti al giorno. Inutile ribadire che la produzione locale del nostro servizio pubblico è perlopiù asservita ad assessori e governatori, che in caso di smantellamento di qualche sede si incateneranno pur di non vedere sottratta una telecamera a loro uso e consumo. Gli «intrecci armoniosi» si metteranno di traverso anche in caso di accorpamento della lunga lista di strutture a cui hanno dato vita nel corso degli anni, e che pullulano di direttori e personale. Emblematica la genesi di Rai Vaticano. Nel ‘97 una decina di dipendenti occupavano due stanze per preparare gli eventi di Giubileo 2000. Senza budget, il team si relazionava con la Santa Sede per agevolare le reti nella produzione di programmi da trasmettere e vendere in tutto il mondo, e doveva essere operativo per 2 anni. Il Giubileo è finito da tempo, ma la piccola squadra si è trasformata in una struttura con i suoi funzionari e dirigenti per continuare a fare le stesse cose. Rai Expo è l’ultima creatura: una dirigenza, 45 dipendenti, una sede a Milano e una a Roma. Ma per raccontare il grande evento dell’alimentazione mondiale non bastano le sedi regionali e i programmi delle reti? A Expo finita (ottobre 2015) siamo sicuri che quella struttura non diventerà permanente? Anche Rai Quirinale, da postazione informativa è diventata nel tempo un elefantino, con un direttore e 35 dipendenti. Per fare cosa? Trasmettere il messaggio del presidente della Repubblica di fine anno e la cerimonia del 2 giugno.
Per «rinascere» sarà inevitabile eliminare sedi e strutture che non hanno nessun senso, ma non mandando a casa qualche migliaio di persone che hanno famiglia! L’azienda avrebbe bisogno di tutto il suo personale se venisse organizzata in modo produttivo; è pur sempre la più grande industria culturale del Paese! Ricordiamo inoltre che non ha ammortizzatori sociali, e sarebbe paradossale creare disoccupati per dare 80 euro in più a chi uno stipendio (anche se magro) ce l’ha. Certo occorrerà poi liberarsi dai burocrati e intervenire sui contratti collettivi di lavoro. Questo quadro però, determinato dalla politica e dalle sue scelte in 60 anni, non lo ribalta un Direttore generale da solo, senza il supporto del governo. Ricordiamo che la Bbc, così spesso invocata a chiacchiere, ha come unico criterio nella nomina della governance e della dirigenza la competenza e il merito. Anche in Gran Bretagna «il palazzo» interferisce e orienta, ma quando un dirigente sbaglia, va a casa senza tante storie. Per questo il mondo intero considera la Bbc la più autorevole tv pubblica del mondo.

RISPOSTA RAI
Sul «Corriere» di mercoledì 23 luglio Milena Gabanelli ha scritto un articolo sugli sprechi della Rai. Ecco la replica dell’azienda e la controreplica della giornalista.

Caro Direttore,
in merito all’articolo di Milena Gabanelli sulla Rai, desideriamo fare alcune precisazioni.
La Gabanelli scrive «i conti sono così così». Non si tiene conto però che in Italia tutto il settore dell’editoria è in sofferenza e che il mercato pubblicitario è in calo ormai da 5 anni. In questo contesto la Rai ha chiuso il bilancio 2013 con un utile di 5 milioni di euro a fronte di meno 245 milioni nell’anno precedente. Un anno in anticipo rispetto agli obiettivi economici fissati dal Piano Industriale 2013-2015. Questo risultato, che non veniva raggiunto da anni, non è stato ottenuto attraverso tagli lineari, ma attraverso razionalizzazioni strutturali, ottimizzazioni e un migliore utilizzo delle risorse interne.
Nell’articolo poi ci si sofferma sull’informazione Rai. A parte la bizzarra coincidenza con cui l’estensore dell’articolo suggerisce di ripensarne l’organizzazione, proprio nel giorno in cui il Direttore Generale ha illustrato al consiglio d’amministrazione le linee guida per una riforma radicale delle news e che sono state anticipate anche dal tuo giornale, è utile correggere alcuni dei dati riportati.
TG1, TG2, TG3 sono finalmente digitalizzati ed è appena partito lo stesso processo per la TGR, colmando così un gap tecnologico che la Rai si trascinava da molti anni e che non era accettabile. C’è naturalmente ancora da fare nel campo della tecnologia ed è per questo che il Piano Industriale prevede di continuare ad investire in modo costante.
Ci sono però anche delle aree in cui la Rai non è seconda a nessuno: la nuova regia di Rainews24 – in funzione da pochi giorni – è tra le più tecnologicamente avanzate al mondo.
Su RaiNews va anche precisato che i giornalisti sono 190 e non, come erroneamente riportato, 1.700 che è invece il numero totale dei giornalisti delle news Rai.
Il rilancio del canale è cominciato da poco più di un anno e i giornalisti di RaiNews lavorano per tre testate e realizzano tre diversi prodotti (Rainews24, Televideo e Rainews.it). RaiNews, l’unico canale italiano all news in diretta 24 ore al giorno, è largamente il canale all news più visto in Italia.
Alla Gabanelli che scrive che Rainews24 «non si può dire sia seguitissima», si potrebbe rispondere che anche il canale all news della tanto citata Bbc si attesta circa all’1% di share, e quelli di tutti gli altri servizi pubblici europei fanno registrare ascolti più bassi. Non perché non siano ben fatti e pieni di contenuti interessanti, ma semplicemente perché gli ascolti di un canale all news non possono essere giudicati con lo stesso metro di quelli dei Tg dei canali generalisti.
La TGR, poi, è una parte fondamentale del Servizio Pubblico, con 8.500 ore di prodotto televisivo e 6.000 ore di programmazione. I giornalisti delle sedi regionali si prodigano per tenere accesi i riflettori su situazioni altrimenti dimenticate.
Gli immobili delle sedi regionali,poi, sono in gran parte un’eredità degli anni 60 e costituiscono un patrimonio complesso e non semplice da razionalizzare, per molte ragioni. Alcuni dei palazzi sono sovradimensionati, altri hanno vincoli artistici e di destinazione d’uso, ma sono già previsti una serie di interventi.
Per quanto riguarda RaiWay, va precisato che non ha come cliente unico Rai anche se certamente Rai è il principale e più importante. Al 31 dicembre 2013 circa il 17% del fatturato di RaiWay risulta generato da clienti terzi. E il processo di IPO in corso, come rappresentato a CONSOB e a Borsa Italiana ‎si sta svolgendo nel pieno rispetto della normativa vigente.
Rai Vaticano,poi, è una struttura che ha permesso di coprire in questi anni gli eventi legati ai grandi cambiamenti della Chiesa sostanzialmente con lo stesso numero di persone di quando fu costituita.
Rai Expo sta contribuendo a far conoscere la manifestazione in Italia e all’estero. È un impegno a tempo pieno che non si sarebbe potuto gestire se non in modo organico e attraverso un’apposita unità. La struttura ha sede a Milano e Roma, fornisce contenuti per tutte le piattaforme RAI. Sul sito www.expo.rai.it è possibile capire come opera la struttura, chi ci lavora e come fa servizio pubblico in italiano, inglese, cinese e spagnolo.
Rassicuriamo Milena Gabanelli che alla fine della manifestazione la struttura verrà sciolta, il 31 ottobre 2015 in concomitanza con la conclusione dell’Esposizione Universale.
La Struttura Rai Quirinale, non ha «35 dipendenti» come erroneamente riportato nell’articolo, ma 7.
Infine il personale. Non è chiaro da dove la giornalista abbia colto che l’azienda stia mandando a casa migliaia di persone. E il fatto che scriva «che hanno famiglia!» farebbe pensare ad un allontanamento di giovani con figli piccoli da mantenere. Non è così. Le 700 persone che hanno lasciato la Rai lo scorso anno erano tutte in età pensionabile. La verità è che stiamo assumendo in anticipo, rispetto ai tempi previsti, le persone dai «bacini», un orrore che ha lasciato nel precariato migliaia di persone per anni e che stiamo cercando di sanare. Stiamo assumendo, per la prima volta da molto tempo a questa parte, giovani, anche giornalisti, con concorsi pubblici.
Dispiace che la Gabanelli non abbia verificato i dati in suo possesso con i suoi colleghi della Rai, azienda per la quale anche lei lavora. Alla Bbc la chiamerebbero professional courtesy, ma anche questo ci distingue dalla prestigiosa televisione inglese, e «anche per questo il mondo intero considera la BBC la più autorevole tv al mondo».
Fabrizio Casinelli
Responsabile Relazioni con i Media
So benissimo che Gubitosi sta tentando di riorganizzare l’azienda, il mio articolo era un invito al premier a non lasciarlo solo in questa difficile operazione di rilancio, visto che è stata la politica ad ingolfarla. Venendo ai numeri: se i 1.700 giornalisti Rai fornissero il loro contributo a Rainews.it (come avviene dentro la Bbc) sarebbe la testata più cliccata, mentre oggi non lo è. Mi fa piacere sapere che Rai Quirinale non è un elefantino, con l’occasione ci può fornire i numeri esatti su Rai Parlamento? (MG)