Sergio Romano, Corriere della Sera 26/7/2014, 26 luglio 2014
IL CASO DEL VOLO MALESE, UN PRECEDENTE AMERICANO
Le sanzioni economiche degli Usa e della Ue nei confronti della Russia per l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines lasciano il tempo che trovano. Purtroppo nel capiente armadio degli Usa c’è appeso uno scheletro che è un po’ difficile da nascondere. Mi riferisco al volo dell’Airbus iraniano abbattuto nel 1988 da un missile lanciato dalla nave da guerra «Vincennes» provocando 290 morti. George H.W.Bush, vicepresidente dell’amministrazione Reagan, dichiarò che non avrebbe mai chiesto scusa per quell’abbattimento. Solo 12 annni dopo, sollecitati dalla comunità internazionale, furono dati all’Iran 61 milioni di risarcimento alle vittime, ma gli Usa non ammisero mai le loro colpe. Non mi risulta che l’Europa abbia mai attuato sanzioni economiche nei confronti degli Usa per quella tragedia, come se ne stanno attuando nei confronti della Russia, considerato
che ancora non si conosce esattamente chi è il colpevole.
Pierangelo Bonazzoli
bonazzolipng@yahoo.it
Caro Bonazzoli,
L’abbattimento di un aereo di linea iraniano in volo verso Dubai fu un «danno collaterale» della guerra fra l’Iraq e l’Iran. Il conflitto scoppiò nel 1980, quando lo Stato di Saddam Hussein lanciò un’offensiva contro la Repubblica islamica dell’ayatollah Khomeini per conquistare un più ampio accesso al Golfo Persico, e sarebbe durato fino al 1988. Fu una guerra d’aggressione e avrebbe dovuto suscitare la stessa indignata reazione che fu provocata da Saddam con la conquista del Kuwait dieci anni dopo. Ma alle democrazie occidentali e all’Urss non spiaceva allora che l’esistenza del regime rivoluzionario di Teheran venisse minacciata da un Paese vicino. L’Iraq poté contare su forniture di armi, soprattutto francesi e sovietiche, assistenza finanziaria, informazioni dei servizi amici e probabilmente immagini satellitari americane sui movimenti delle truppe iraniane. Vi fu anche, nel dicembre del 1983, un cordiale viaggio a Bagdad di Donald Rumsfeld, inviato speciale del presidente Reagan per il Medio Oriente. Non sembra che l’uso iracheno di armi chimiche contro gli iraniani abbia giustificato nel corso di quell’incontro una particolare riprovazione.
La guerra fra l’Iraq e l’Iran divenne presto una guerra del petrolio. Ciascuno dei due Paesi si servì della propria marina per attaccare le petroliere dell’altro con pesanti conseguenze sull’esportazione di greggio verso l’Europa e il Giappone. Gli accordi negoziati per la libera circolazione delle petroliere furono sistematicamente violati, da una parte e dell’altra; e molti Paesi inviarono le loro flotte per proteggere le navi che battevano la loro bandiera. Quando un cacciatorpediniere americano finì su una mina iraniana, l’incrociatore Vincennes, armato di missili teleguidati, colpì il volo 655. Fu un errore, una vendetta, la decisione avventata di un capitano frettoloso? Sembra comunque che la nave americana, quando s’imbatté nella mina, fosse nelle acque territoriali iraniane.
Vi fu poi l’indennizzo ricordato nella sua lettera, caro Bonazzoli, ma gli americani considerarono l’incidente un danno collaterale. Per gli iraniani invece quella tragedia è ancora un lutto nazionale. Il numero 655 è stato assegnato a un altro volo perché la memoria di quell’evento non vada perduta.