Massimo Gaggi, Corriere della Sera 26/7/2014, 26 luglio 2014
NASCE LA PAY TV EUROPE, SOTTO IL CIELO DI MURDOCH
Rupert Murdoch ristruttura il suo impero televisivo europeo riunendo in un’unica società, la britannica BSkyB, le sue società dell’Europa continentale che controlla attraverso Fox: il 100% di Sky Italia (valutata circa 3 miliardi di euro) e il 57,4% di Sky Deutschland (valutata 3,6 miliardi anche se ha meno abbonati della società italiana; ha però migliori prospettive di crescita). Si discuterà molto di questa operazione che, tolta a Sky Italia l’immagine (solo formale) di società indipendente, crea la prima vera «corazzata» europea delle pay-tv con 20 milioni di abbonati e la possibilità di raggiungere un’utenza teorica di 97 milioni di abitazioni. Una società molto forte in almeno cinque mercati europei: Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Germania e Austria.
Attivissimo da mesi sulle due sponde dell’Atlantico, a 83 anni il magnate di cinema, tv e giornali ha superato le difficoltà nate dallo scandalo inglese delle intercettazioni telefoniche che dal 2010 ha messo in difficoltà tutto il gruppo e che, a un certo punto, sembrava addirittura porre in discussione la stessa leadership della famiglia del “tycoon” australiano. Ora Murdoch riconquista a pieno titolo il suo vecchio nomignolo, «lo Squalo», ma agli analisti l’operazione europea, così come le mosse tentate nelle settimane scorse negli Stati Uniti, sembrano più manovre difensive di consolidamento che veri e propri progetti di conquista.
Raggruppando le sue partecipazioni europee in un’unica «fortezza», Murdoch realizza risparmi e sinergie produttive di qualche centinaio di milioni di euro, ma soprattutto si rafforza al tavolo del negoziato per l’acquisto dei diritti del calcio e delle altre trasmissioni sportive e non. Secondo diversi analisti, comunque, la chiave della riorganizzazione decisa in Europa va cercata soprattutto negli Usa dove la capogruppo televisiva dell’impero Murdoch, la 21st Century Fox, sta cercando di conquistare un gruppo concorrente, Time Warner: la sua offerta di 73 miliardi di dollari è stata già respinta dalla società guidata da Jeff Bewkes, ma questo è solo l’inizio della battaglia. Murdoch di certo non mollerà, ma per alzare l’offerta oltre gli 80 miliardi di dollari ha bisogno di nuove risorse che potrebbero venire proprio dalla vendita a BSkyB delle sue partecipazioni televisive europee.
Il tentativo di Murdoch di conquistare Time Warner (cedendo a terzi la Cnn per non rischiare veti antitrust visto che con la Fox già possiede la più diffusa tv via cavo d’informazione) è stato criticato da molti commentatori (ultimo, ieri, John Gapper sul “Financial Times”) che considerano questa concentrazione un colpo alla sana concorrenza che sta facendo prosperare il mercato televisivo americano. Ma probabilmente il vecchio imprenditore ha messo nel mirino Time Warner più per esigenze difensive che per ambizioni imperiali (il suo primo tentativo di conquistare la casa cinematografica Warner risale al 1984).
Con l’operatore “cable” Comcast - un avversario mortale agli occhi dello “Squalo” - che ha a sua volta tentato di comprare Time Warner e, all’orizzonte, la minaccia di invasione televisiva da parte dei grandi operatori di Internet – Netflix, Google attraverso YouTube e anche Amazon e Facebook – Murdoch si è convinto che la leadership della Fox può essere difesa solo rafforzando il dominio sul mercato della produzione dei contenuti informativi, ma soprattutto quelli nel campo dell’entertainment: in primo luogo la realizzazione dei grandi e lucrosi serial televisivi, visto che l’industria cinematografica di Hollywood stati vivendo l’estate peggiore da molti anni a questa parte.
Quello delle tv è il mercato di gran lunga più ricco (di certo molto più di quello dell’editoria), nel quale, però, si muovono attori sempre nuovi nelle due aree chiave: distribuzione e produzione di programmi. Contano meno i giganti delle telecomunicazioni (anche se AT&T sta acquistando l’operatore satellitare DirectTV) , mentre aumenta il peso delle società di distribuzione cable come Comcast. Quanto alla produzione, Fox è sempre leader (sue le serie come «Game of Thrones», «Glee», «Masterchef», suo lo sfruttamento di brand come Harry Potter e X-Men), ma cresce la minaccia di Netflix e Amazon che stanno investendo miliardi di dollari in produzioni come «House of Cards».
Se riuscirà a mettere le mani su Time Warner, Murdoch non solo si rafforzerà nella distribuzione cable, ma aggiungerà nuovi serial e personaggi di grido alla corona dei suoi prodotti. Più concentrazione significa meno concorrenza e questa non è una buona notizia per i consumatori: qui Gapper ha ragione. Ma è la logica dei riassetti nell’era magmatica delle rivoluzioni tecnologiche. Del resto gli americani qualcosa del genere l’hanno già vista anche altrove. Nel trasporto aereo, ad esempio: dopo i fallimenti a raffica, le compagnie aeree si sono ristrutturate e concentrare. Oggi festeggiano il ritorno alla redditività. Ma volare costa molto di più.
Massimo Gaggi