Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 26 Sabato calendario

IL MATEMATICO PRESTATO AI 5 STELLE

«In politica serve più matematica». In che senso senatore? «La composizione della Camera, secondo la riforma, è antiscientifica». Quando si aggira per Palazzo Madama, non passa inosservato Carlo Martelli, senatore a 5 Stelle di Novara: cranio lucido, sguardo spiritato, sandali francescani ai piedi, un po’ incongrui insieme alla cravatta d’ordinanza. Martelli sarà anche un eccentrico ma ha un curriculum di tutto rispetto. Laureato in geometria algebrica alla Statale di Milano, ha fatto un dottorato in topologia ed è docente alla Bicocca. Ammira Tullio Levi Civita, grande matematico d’inizio secolo ed Enrico Bompieri, unico italiano a vincere la Medaglia Fields, una sorta di Nobel della Matematica per under 40.
Che ci fa un matematico in politica?
«Era un periodo che mi sentivo inutile. Avevo una voglia di partecipare frustrata. Spedivo lettere ai politici e nessuno mi rispondeva. Un giorno spulciavo il sito di Grillo e mi sono imbattuto nel meet up di Novara. C’era una conferenza sul ritorno energetico dei biocombustibili. Ho detto: fantastico, è quello che fa per me».
Perché «riforma antiscientifica»?
«La riforma costituzionale deve essere fatta con amore, perché è un lascito ai nostri figli. Ma per farla non si possono liquidare i numeri in quel modo. Lo stesso vale per la legge elettorale. Da matematico, vi dico che ha un unico scopo: traslare la volontà degli elettori su un campione più piccolo. Più piccolo è il campione, meno è significativo. Non puoi basarti sul consumo medio di ortaggi chiedendo a una sola persona».
La teoria del pollo.
«Esatto. Uno mangia un pollo, l’altro no, gli italiani mangiano mezzo pollo a testa. Un Senato da 100 persone non va bene. Non si gioca con i numeri, non siamo al mercato. Non si può fare una legge per cui un partito con il 30 per cento prende il 55. Così è peggio della legge fascista Acerbo del 1923. Anche sui collegi: bisogna studiare, vedere le simulazioni, fare i conti».
Tornando al ddl del Senato, si riducono i senatori perché si riducono le competenze. È un risultato voluto, è la fine del bicameralismo perfetto.
«Infatti, si vuole mantenere solo lo scheletro del Senato. La democrazia è quando ci sono elezioni, Parlamento e magistratura, giusto? Sicuri? In Corea del Nord c’è un Parlamento, si vota e c’è la magistratura. C’è democrazia? No, non basta la forma, serve la sostanza».
Andiamo verso la Corea del Nord?
«C’è un pericolo di autoritarismo. Il Parlamento deve essere rappresentativo».
Ma la Camera resta. E poi: va bene la rappresentanza ma serve anche la governabilità .
«Anche qui entra in gioco la scienza. Bisogna distinguere tra governabilità e stabilità. Governabilità è comandare. Stabilità è governare con il consenso. Vengo in Aula e chiedo: vi va bene? Se ho i numeri, ok. Per ottenere questo, bisogna rimuovere lo scoglio iniziale della fiducia. La cosa più bella, nella prima Repubblica tanto vituperata, è che gli esecutivi non duravano, ma i Parlamenti sì».
Bella?
«Churchill diceva: la democrazia è la peggior forma di governo, escluse le altre. Non è così negativo che un esecutivo sia ostaggio della maggioranza. È questa la democrazia».
A proposito di scienza, alcuni suoi colleghi paiono poco inclini alla materia. Accreditano complotti e tesi non esattamente comprovate. Lei crede alle scie chimiche?
«Non ci sono evidenze scientifiche. Per ora. Un mio prof mi spiegava che la scienza più che dare certezze deve coltivare dubbi».
Alessandro Trocino