Lucio Cillis, la Repubblica 26/7/2014, 26 luglio 2014
ROMA . Alitalia chiude il 2013 con perdite per 569 milioni, ma porta a casa un aumento di capitale fino a 250 milioni di euro che garantiscono ossigeno per mesi alla compagnia
ROMA . Alitalia chiude il 2013 con perdite per 569 milioni, ma porta a casa un aumento di capitale fino a 250 milioni di euro che garantiscono ossigeno per mesi alla compagnia. I sindacati però si spaccano sul referendum sull’intesa sui tagli e rischiano di mandare a monte il negoziato. E il premier Matteo Renzi avverte: «Tutti si devono rendere conto che l’alternativa è tra 1.000 o 15.000 esuberi. Ma resto ottimista». Gli arabi di Etihad, del resto, pur smentendo il lancio di ultimatum, stanno guardando con un certo sconcerto al «teatrino» politico-sindacale- societario di questi giorni. Anche se il via libera all’iniezione di capitali rappresenta uno squarcio di sereno. Al punto che in queste ore qualcuno vede avvicinarsi il momento della firma di Etihad, pronta a staccare l’assegno da 1,2 miliardi per l’acquisizione. Mancano però ancora alcuni tasselli, ad iniziare dall’incognita Poste. E ora c’è il rischio che tutto possa essere compromesso dallo scontro violentissimo che sta spaccando i sindacati e mettendo a rischio la tenuta del negoziato. Il referendum sull’accordo taglia-stipendi e sul contratto aziendale, si è infatti chiuso con una partecipazione inferiore al 30% degli aventi diritto. Le norme in materia trovano interpretazioni opposte e da qui scambi di accuse pesantissime e di comunicati al vetriolo tra Cgil, Cisl e Ugl da una parte, che rivendicano la validità delle firme poste all’accordo con l’azienda, e la Uil dall’altra, fiancheggiata dalle sigle professionali di piloti e assistenti di volo. Il sindacato guidato da Luigi Angeletti contesta il patto siglato con l’azienda: «Sono state violate tutte le regole», dice il segretario della Uil Trasporti Claudio Tarlazzi. Ma la Filt Cgil, con il segretario nazionale Nino Cortorillo, contrattacca dicendo che «secondo le norme sulla rappresentanza sindacale approvate a gennaio da tutti i confederali, anche in caso di mancato quorum gli accordi sono pienamente efficaci». Le prossime ore sono dunque fondamentali per la riuscita del matrimonio. Appena terminata l’assemblea dei soci Alitalia, iniziata ieri poco dopo le 9 del mattino e durata sei ore, Gabriele Del Torchio, gli advisor e i cerimonieri che stanno seguendo da vicino il negoziato con Abu Dhabi, si sono chiusi in ufficio. C’è tanto lavoro da fare ma Del Torchio appare in queste ore sereno, al punto che tornerà a casa per il week end dopo giorni ininterrotti di lavoro. Segno che la trattativa è vicina ad una soluzione positiva. Quasi sottovoce, qualcuno nel palazzo Alitalia azzarda un’ipotesi: si sussurra che la firma del pre-accordo con Etihad possa arrivare nei prossimi giorni, o comunque entro il successivo fine settimana. E dunque ogni passo è decisivo. Ecco il primo: fatta pulizia nei conti della società, e messo in pista il decisivo aumento di capitale fino a 250 milioni, sottoscritto dalle banche, da Immsi, Atlantia e da alcuni piccoli soci, ad esclusione di Air France Klm, il passaggio successivo riguarda Poste. L’ad Francesco Caio vorrebbe entrare nella nuova società con Etihad senza iniettare denaro in Cai. Ma secondo indiscrezioni raccol- te da Repubblica, il colosso postale non vuole mollare l’osso, anzi. All’orizzonte si profila un impegno maggiore e prossimo ai 70 milioni, non più 39, segno che l’interesse per la nuova Alitalia è elevato. Anche il governo ci mette del suo per agevolare la conclusione positiva della vicenda e il premier Matteo Renzi ieri ha incontrato Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, e Giovanni Castellucci numero uno di Atlantia. In queste ore gli advisor stanno studiando quale percorso seguire: c’è quello delle due newco nate per far accomodare senza contraccolpi futuri le stesse Poste e Etihad. Ma ci sarebbero anche delle vie alternative per non far irritare gli istituti di credito che si sono svenati per far volare, anche se in riserva, Alitalia. L’idea che garantirebbe tranquillità, resta quella di mantenere la presenza di Poste direttamente in Cai, per evitare complicazioni legali dovute agli intrecci di due nuove società e di una capogruppo. Terza ipotesi, che non trova però molti sostenitori, quella di un ingresso misto di Poste: parte in Cai e un più sostanzioso contributo da inserire nella newco dei soci italiani che avrà il 51% della nuova Alitalia lasciando il resto agli emiri. «Ora dobbiamo fare i passi decisivi verso l’accordo. E tra questi occorre che anche il sindacato sia coeso», ha spiegato ieri Del Torchio parlando dell’altro grosso scoglio da superare. Appena giunto a Fiumicino l’ad di Alitalia aveva dovuto smentire un presunto aut aut di Etihad, pronta a fare le valigie entro lunedì in mancanza di una stretta decisa nel negoziato: «Non c’è alcun ultimatum». Poco dopo è stata la stessa compagnia di Abu Dhabi, solitamente avara di commenti, a respingere l’ipotesi di voler abbandonare il tavolo.