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 2014  luglio 24 Giovedì calendario

DI MAIO, CON QUEL LOOK DA AGENTE IMMOBILIARE. MA CE LO VEDI CHE GUARDA YOUPORN?

Il giovane Luigi Di Maio, campioncino in ascesa del M5S, lo confesso, con quell’aria molto “executive”, tra “Gazzetta ufficiale”, vicepresidenza della Camera e – ahimè - ormai impossibili irruzioni dei rettiliani, mi mette paura. Più di quanto non sia accaduto nel tempo con un altro pezzo unico del brivido politico nostrano, cioè il berlusconiano radicale Daniele Capezzone.
A dire il vero, la prima impressione visiva (che non sempre è quella che davvero centra il bersaglio), suggeriva il carisma assai stoico dell’agente immobiliare, proprio questi in attesa davanti a un civico, blazer e cravattone nella più torrida pampa degli appartamenti da mostrare al potenziale acquirente. Pura estetica “Gabetti”, insomma. Perfino lo spettacolo dello streaming, con Renzi come un abusivo lì nello strapuntino d’angolo, narrava qualcosa di atroce e spettrale, un numero degno del “gabinetto del Dottor Caligari” 2.0 cui ci hanno abituato quelli del Movimento 5 Stelle.
Già, in confronto all’aria da torvo Mario Pio calzata come un passamontagna dal Di Maio e dai suoi colleghi parlamentari di spalla, sempre più ultracorpi “Tecnocasa”, il carissimo Matteo, in jeans e giacca turchese da circoletto, sembrava Checco Zalone al massimo della forma, di più, sembrava che gli appartenesse pienamente il motto anarchico secondo cui «sarà una risata che vi seppellirà».
Esatto: seppellirà proprio i pizzuti grillini e la loro totale assenza di ironia. Certo, si tratta di semplici sensazioni, eppure la scena con Di Maio al centro, andando avanti con il nostro film, sembrava anche una parodia del celebre quadro di Caravaggio dedicato ai bari improvvisamente sgamati, un remake affidato, che so?, ancora una volta a uno bravo a marcare il ridicolo.
Gli irreprensibili pentastellati, sempre tesi verso le labbra di Beppe e di Casaleggio, ci hanno insegnato che c’è sempre e comunque qualcosa di antropologicamente deforme nella classe politica, perfino la più giovane, addirittura la più “easy”, e noi, ligi, ricordandoci perfino della lezione di Monicelli, Risi e Scola che misero al mondo del cinema “I mostri” (e poi, non contenti, “I nuovi mostri”) decidiamo quindi di diffidare perfino di un’encomiabile vicepresidente della Camera come Di Maio.
Così come non riusciamo a finire un solo numero di “Urania”, a dare credito all’idea del microchip sotto pelle, alle scie chimiche e perfino alla già citata leggenda dei rettiliani, allo stesso modo ci sembra opportuno interrogarci su chi parla così: “D’ora in poi – spiegò Di Maio a David Parenzo nella rassegna culturale “Ponza d’autore” – Beppe Grillo e Casaleggio avranno meno spazio, ma loro sono contenti e sono in una fase in cui cercano di dare più responsabilità a quelli che oggi fanno parte del Movimento e ne condividono la linea”.
E ancora, di fronte alle preoccupazioni del collega deputato convinto che il campioncino si fosse montato la testa aggiunse: “Tom Currò dice che ormai sono a capo M5S. Non è così. Finita legge elettorale scriverò lettera agli attivisti che spiega tutto”. Già l’annuncio prelude qualcosa di minatorio.
Un “piccolo ambiziosetto”, insinuano gli infami Franti della rete? O piuttosto piccoli nuovi dorotei crescono? Come scrive Philippe Ridet, corrispondente di “Le Monde” da Roma: “L’uomo della sinistra radicale e degli incontri con Matteo Renzi sulle riforme è diventato il volto istituzionale e presentabile di un partito che in passato ci aveva abituato ad atteggiamenti aggressivi, intransigenti e spesso anche infantili”.
Il riferimento alla sinistra radicale trattandosi di M5S è un abbaglio lisergico (ricordando, fra l’altro, che nei geni familiari di Di Maio c’è, semmai, il MSI e poi AN) ma comincia a farsi strada l’idea che si tratti di una reincarnazione di Andreotti, la stessa assenza di umane sbavature, la stessa assenza di eros, la stessa sensazione che comandare sia meglio che fottere sia pure in versione 2.0, (tu ce lo vedi Luigi nostro, nottetempo, davanti alle meraviglie di YouPorn?), la stessa implicita voglia di castigare i “cazzari” del suo stesso gruppo, persone che finora neppure Gianroberto, il capogita, era riuscito a ricondurre alla ragion pratica, e poi su tutto un’aria da primino della classe che probabilmente perfino a Montanelli avrebbe fatto venire voglia di mettersi nudo al sambodromo di Rio. Il sequel dei nuovissimi mostri attende soltanto un nuovo spassionato regista. Pensa, forse lo stesso Renzi riuscirebbe nell’impresa creativa.