Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 25 Venerdì calendario

GIGINO ’A PURPETTA VA IN CARCERE, MA IN 120 MILA LO AVEVANO VOTATO

Gigino ’a purpetta va in carcere, dunque. Ma chi lo ha votato dovrebbe accompagnarlo. Due anni fa ItaliaOggi descrisse l’anomalia demoralizzante di Luigi Cesaro, già presidente di Forza Italia della Provincia di Napoli (per vox populi, appunto, «Giggino ’a purpetta», a causa della pronuncia confusa e del suo sgrammaticato eloquio) plebiscitariamente eletto (120 mila preferenze) in un ruolo di tale responsabilità a dispetto della fedina penale già macchiata di accuse di camorra e nonostante l’analfabetismo evidente.
Ora che l’astro si è eclissato, ricordarne l’incredibile parabola serve a farci ricordare anche quanto possa essere corrotta la nostra democrazia quando chi dovrebbe giovarsene non ne è degno, cioè molti, troppi elettori. Si sa che Cesaro era un uomo-chiave dell’impero elettorale – tutto costruito nella cerniera tra politica e malavita – di Nicola Cosentino, detto Nick ’O ’Mericano (l’Americano), arrestato in aprile insieme ai fratelli con l’accusa di estorsione mafiosa.
Un impero, il suo, costruito sul voto di scambio, il voto della canaglia pezzente, certo più vittima che carnefice nella sua assoluta cecità civica, ma insieme correa nel perpetuare un modello di coesistenza che non ha nulla di lecito. Si vota il boss di zona, boss politico ma spesso anche criminale o colluso con i criminali, e gli si chiedono appoggi materiali di ogni genere: per sopravvivere, nei casi più fragili; o per straguadagnare, in tanti altri casi, a spese dello Stato o della collettività.
Ma nel caso di Cesaro quel che stupisce, e va ricordato oggi che l’uomo è in cella, è la passività della cosiddetta «società civile» verso la palese, clamorosa inadeguatezza del personaggio (cercare su Youtube per credere, al link https://www.youtube.com/watch?v=St_CjHNwU6c). Eppure l’hanno eletto con oltre centomila preferenze, e poi rieletto. Nonostante il precedente penale (collusione con i Cutolo) da cui fu assolto in appello dopo aver però ammesso di aver chiesto l’intercessione di Rosetta Cutolo, sorella del boss, per far cessare le richieste estorsive dell’affiliato Pasquale Scotti: raccomandazione chiesta senza contropartite? Accompagnata o seguita da una denuncia per estorsione? Non risulta. Nel ’91 i Carabinieri scrissero di lui in un dossier che «Luigi Cesaro, nato a Sant’Antimo, avvocato non praticante, assessore alla provincia di Napoli eletto nelle liste del Psi, (_) risulta di cattiva condotta morale e civile (_) In pubblico gode di scarsa stima e considerazione. È solito associarsi a pregiudicati di spicco della malavita organizzata operante a Sant’Antimo e dintorni».
Cesaro è in carcere, chi lo ha votato no: che sia pronto a votarne uno anche peggio?
Sergio Luciano, ItaliaOggi 25/7/2014