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 2014  luglio 25 Venerdì calendario

BANDITO NO, MA LE CAYMAN

Bandito delle Cayman a chi? Nell’ottobre di due anni fa il finanziere Davide Serra aveva promesso fuoco e fiamme in Tribunale a Pierluigi Bersani, reo, a suo dire, di averlo liquidato come un affarista da paradiso off shore. La causa però non è neppure approdata in aula. La querela promossa dal gestore del fondo londinese Algebris, nonché gran tifoso di Matteo Renzi, è stata archiviata su richiesta del sostituto procuratore di Milano, Luigi Orsi.
Con il medesimo verdetto si è conclusa anche l’indagine che riguardava il giornalista del "Corriere della Sera", Stefano Agnoli, e Ferruccio de Bortoli, direttore del quotidiano. Nei giorni della polemica con l’allora segretario del Pd, Serra si era ritenuto offeso da un articolo in cui si segnalavano gli intrecci societari della galassia finanziaria gestita da Serra, una galassia attiva anche nel paradiso fiscale delle Cayman.
La vicenda risale all’ottobre del 2012, secoli fa, politicamente parlando. Nel pieno della campagna elettorale per le primarie che poi videro il successo di Bersani, il gestore del fondo Algebris si era speso più volte a favore della candidatura di Renzi, criticando aspramente le ricette di politica economica del Partito Democratico. «Direi che qualcuno che ha la base alle Cayman non può permettersi di dare giudizi», fu la replica piccata del leader del Pd. Il quale, provocato dai cronisti, rispose che «banditi va usato tra virgolette, ma c’è certa finanza che non risponde a criteri di trasparenza». L’affondo di Bersani venne ripreso dalle agenzie di stampa e poi dai giornali, tra cui il "Corriere della Sera", che in un articolo a parte diede conto degli affari e di Algebris, compresa l’omonima finanziaria con sede nelle isole Cayman.
Serra la prese male, malissimo. Annunciò una querela e in una lettera aperta dichiarò di voler portare in Tribunale il segretario del Pd, che, di lì a poco, vinse le primarie per poi perdere le elezioni e anche la poltrona di capo del partito. «Procederò inesorabilmente, ho molto tempo e voglio che la verità venga ristabilita», concluse il finanziere, ribadendo di aver sempre pagato le tasse a Londra e che le sue società inglesi erano sottoposte alla vigilanza delle autorità locali.
In effetti, le querele sono partite. Interrogato da Orsi il 22 luglio 2013, Bersani ha negato di aver definito Serra un bandito spiegando le sue parole come una «critica di carattere generale» nei confronti dei paradisi fiscali. D’altronde, ha spiegato l’ex segretario di fronte al magistrato, «io Serra non lo conosco» e quando parlo di banditi «non mi riferisco a particolari individui». Insomma, nulla di personale, solo politica.
A quanto pare la versione di Bersani ha convinto il pm, che ha infine chiesto l’archiviazione, accolta dal Gip nel giugno scorso. Sullo stesso binario morto si è fermata anche la querela ai giornalisti del "Corriere". «Non si può concludere che la catena societaria gestita da Serra sia estranea al diritto caymano, notoriamente ispirato da regole non trasparenti», scrive Orsi per motivare la sua richiesta di archiviazione del procedimento contro i cronisti.
Infatti, come risulta dagli atti, la londinese Algebris investment è controllata da un veicolo societario con base alle Cayman, la Algebris Limited. E allora, conclude il pm, «la sede in un paradiso fiscale non è un illecito, ma è un fatto che si assoggetta alla critica di appartenere a una legislazione non trasparente». Come dire che se Serra viaggia offshore non può pretendere di passare inosservato. E di piacere a tutti.