Sergio D’Elia, l’Unità 25/7/2014, 25 luglio 2014
PENTOTAL NON SI TROVA E I BOIA LEGALI RICORRONO AI SEGRETI
I PAESI CHE HANNO DECISO DI PASSARE DALLA SEDIA ELETTRICA, l’impiccagione o la fucilazione alla iniezione letale come metodo di esecuzione, hanno presentato questa “riforma” come una conquista di civiltà e un modo più umano e indolore per giustiziare i condannati a morte. La realtà è diversa. L’esecuzione di Joseph Wood in Arizona è solo l’ultima di una serie di esecuzioni “arrangiate” negli Stati Uniti. Un detenuto dell’Ohio giustiziato a gennaio ha rantolato a bocca aperta durante i 26 minuti che lo hanno portato a morire. Ad aprile, un detenuto in Oklahoma ha annaspato in stato di convulsione per 43 minuti prima di morire alla fine per un attacco cardiaco. A ben vedere, queste esecuzioni “mal riuscite” sono il frutto del segreto di Stato che sempre più sta avvolgendo il sistema della pena capitale negli Stati Uniti, come in altri Paesi, cosiddetti democratici, tra cui Taiwan, Giappone, India e Indonesia. È quanto emerge dal Rapporto 2014 di Nessuno tocchi Caino, appena pubblicato con Reality Book. Quanto più, negli Stati Uniti, si registra un’evidente e ormai irreversibile tendenza all’abolizione della pena di morte con sei Stati che l’hanno cancellata negli ultimi sei anni e con il numero di esecuzioni costantemente in calo, tanto più il processo di iniezione letale è avvolto nel mistero in diversi Stati americani ancora desiderosi di praticare la pena capitale, dove si sta facendo di tutto per occultarne modi e metodi. La maggiore segretezza intorno ai protocolli dell’iniezione letale è solo l’ultima tattica che legislatori e autorità carcerarie stanno mettendo in atto in tutto il Paese per impedire agli avvocati difensori di presentare ricorsi contro i protocolli di esecuzione e alle associazioni abolizioniste di fare pressione sulle ditte farmaceutiche per bloccare la vendita e l’uso letale dei loro prodotti da parte delle amministrazioni penitenziarie.
Nessuno tocchi Caino si era messa di traverso nel dicembre 2010 quando, con una mozione approvata dal Parlamento italiano, impegnammo il Governo a controllare l’intera filiera del Pentolal che la società farmaceutica americana Hospira avrebbe voluto produrre in Italia, al fine di assicurare che non venisse utilizzato per la pena di morte. Ottenemmo il blocco totale della produzione di questo farmaco da parte dell’azienda statunitense. A questa decisione seguirono quelle di altre multinazionali che hanno introdotto blocchi e controlli tali da prevenire che l’anestetico e altri farmaci di loro produzione potessero finire nei penitenziari degli Stati Uniti. La progressiva penuria che si è quindi venuta così a determinare ha indotto alcuni Stati della federazione americana, non solo ad adottare nuovi protocolli di iniezione letale o a sostituire il Pentolal con altri farmaci, ma anche a percorrere strade che rischiano ora di far deragliare l’America dal binario dello Stato di diritto e dai suoi stessi principi fondativi. Viste, infatti, le ormai quasi insormontabili difficoltà a reperire i farmaci mortali sul normale mercato nazionale e internazionale, le amministrazioni penitenziarie hanno pensato di rivolgersi a laboratori artigianali, quelli che negli Stati Uniti si chiamano «Compounding Pharmacies». Il passaggio a questo nuovo tipo di “rifornimento” è stato accompagnato da una serie di leggi sulla segretezza («Secrecy Laws») che consentono alle amministrazioni penitenziarie di non rispondere a giornalisti, avvocati o associazioni per i diritti umani che chiedono informazioni sui nomi dei fornitori e sulle sostanze usate nella procedura di esecuzione. Dei 32 Stati americani che utilizzano ancora l’iniezione letale, almeno 11 hanno adottato leggi sul segreto di Stato che impediscono al pubblico o ai detenuti di conoscere la fonte dei farmaci di esecuzione. Tra questi figurano i più attivi Stati esecuzionisti americani: il Texas, la Florida, il Missouri e l’Oklahoma. È già abbastanza grave che la pena di morte resista nella più antica democrazia del mondo, gli Stati Uniti, ma è ancor più inquietante assistere alle conseguenze della presunta civiltà dell’iniezione letale. Svanito il mito di un metodo indolore, dolce e più umano di fare giustizia, rimane un ultimo, decisivo passo da compiere: sbarazzarsi una volte per tutto del sistema arcaico della pena di morte, cioè dell’aberrazione di uno Stato che per punire Caino diventa esso stesso Caino, per salvaguardare giustamente Abele crea malamente i suoi Abele.
Sergio D’Elia – segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino