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 2014  luglio 25 Venerdì calendario

LA «NUOVA AGRICOLTURA» CHE PIACE A WALL STREET


Sempre più gruppi finanziari diversificano puntando su campi e fattorie «Comprare fattorie è come comprare oro. Ma può essere anche meglio perché qui c’è il cash flow: l’affitto pagato dagli agricoltori per la terra e una parte degli introiti del raccolto» racconta a un quotidiano Dixon Boardman, un finanziere di New York che con la sua American Farmland ha investito 131 milioni di dollari nell’acquisto di 16 grandi fattorie che producono mais, cotone, limoni, mandorle e avocado.
Fino a un paio d’anni fa quelle dei broker di Wall Street che abbandonavano lo Stock Exchange per darsi all’agricoltura erano storie di personaggi delusi dal cinismo della finanza o emarginati per gli eccessi dei quali si erano resi responsabili: gente che andava a cercare serenità e purificazione tra i campi. Come Sandy Lewis, un genio dell’arbitraggio che a 73 anni si è reinventato contadino e allevatore nel suo ranch di Essex dopo che nel 2012 un uso disinvolto degli algoritmi finanziari e delle tecniche di flash trading da parte della sua Knight Capital gettò nel caos i mercati. Ma con la crescente consapevolezza della scarsità di terre arabili e irrigabili nel Pianeta e dell’impatto dei mutamenti climatici che, tra siccità e alluvioni, incidono negativamente sui raccolti, negli Stati Uniti quello della produzioni di derrate alimentari sta diventando rapidamente un business attraente tanto per la protezione del patrimonio (più facile che crolli la Borsa che il valore delle terre coltivabili) quanto per la produzione di reddito.
È dal 2008, dopo il crollo di Lehman Brothers, che molti gruppi di Wall Street, compresi grandi fondi come BlackRock, diversificano il loro portafoglio investendo anche in agricoltura. Un paio d’anni fa in questa rubrica abbiamo raccontato delle incursioni in Sud America degli hedge fund di George Soros alla ricerca di allevamenti e pascoli sterminati, da acquistare soprattutto in Uruguay e Argentina. Ma ora, mentre Obama ospita alla Casa Bianca la Conferenza per gli investimenti rurali e promuove lo sviluppo dell’economia dei campi con un fondo di 10 miliardi di dollari, sembra aprirsi l’era della finanziarizzazione delle fattorie. Si moltiplicano storie come quella di Jon McConaughy che a 46 anni, 20 dei quali passati a fare il commodity trader , ha chiuso con Wall Street e si è trasferito in New Jersey dove ha comprato una fattoria di 200 acri, la Double Brook Farm, specializzandosi nella produzioni di carni da animali allevati all’aperto e di vegetali essiccati al sole. O come Dean Carlson, un altro manager di Wall Street datosi all’agricoltura (ha comprato la Wyebrook Farm, vicino Filadelfia), che ora gira per conferenze del circuito TED dove spiega, dati alla mano, perché quello dell’agricoltura è destinato a divenire uno dei business più redditizi: il valore della terra negli Usa è cresciuto del 4,7% medio l’anno nell’ultimo quarto di secolo; calcolando anche gli introiti generati dai raccolti, l’aumento di valore medio sale al 12% (17,4 l’anno scorso). Musica per le orecchie non solo degli investitori, ma anche degli speculatori: insieme ad American Farmland arrivano gli hedge fund e altre società quotate al Nasdaq o pronte a quotarsi come Farmland Partners e Gladstone Land Corp. Verrà dalla terra la prossima bolla finanziaria USA?