Carlo Turchetti, Corriere della Sera 25/7/2014, 25 luglio 2014
IL CRAC DEL BANCO ESPIRITO SANTO FINISCE IN TRIBUNALE
Un giovedì nerissimo per Ricardo Espirito Santo Salgado, patriarca della più potente famiglia portoghese. Ieri mattina la polizia l’ha prelevato nella sua villa fuori Lisbona ed è rimasto in stato d’arresto fino a quando l’ufficio della Procura criminale ha accordato la libertà su cauzione (3 milioni). Un lungo interrogatorio per l’accusa di «frode e riciclaggio», strascico di un’inchiesta partita tre anni fa col nome di Monte Branco, un fiume da 5,7 miliardi di dollari partiti da una società di gestione svizzera, la Akoya partecipata dalla filiale angolana del Banco Espirito Santo, e finiti a clienti lusitani. Non c’è evidenza, per ora, di un legame diretto con il caso del Banco che ha fatto tremare mezza Europa per il timore di default del primo istituto del paese, esposto per 1,2 miliardi (ma forse non li vedrà più) con le holding della famiglia. La Banca centrale ha commissariato il Bes, imponendo al vertice Vitor Bento dopo aver ottenuto le dimissioni di Ricardo Salgado. Servirà un aumento di capitale (advisor Deutsche bank) e intanto hanno comprato azioni Goldman Sachs (2,3%) e l’hedge fund D.E. Shaw. A Lisbona nessuno piange la sorte del banchiere. «In uno stato di diritto è un bene che la giustizia funzioni», ha dichiarato dopo l’arresto il portavoce del governo.