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 2014  luglio 25 Venerdì calendario

TETTO DA 240 MILA EURO AGLI STIPENDI CAMERA, I DIPENDENTI CONTRO BOLDRINI


ROMA — Una protesta decisamente inedita quella di ieri mattina davanti a Montecitorio: assomigliava a una bagarre delle curve degli stadi, con veri e propri cori e invettive, anche contro la presidente Laura Boldrini. Ad inscenare la protesta commessi, consiglieri parlamentari, funzionari: i dipendenti della Camera contestavano i tagli degli stipendi decisi in mattinata dall’ufficio di presidenza di Montecitorio.
I dipendenti hanno contestato fuori dal Palazzo ma anche dentro, lungo i corridoi, davanti all’ufficio della presidente Boldrini, gridando e applaudendo: «Beni, bravi, bis, complimenti».
«Una contestazione che spiace e rattrista», ha commentato la presidente Boldrini, ricordando: «Fuori da Montecitorio c’è un paese reale che non ha più reti di protezione sociale e anche chi lavora dentro Montecitorio è chiamato a rendersene conto».
I dipendenti della Camera non hanno esitato ad usare anche i fischietti per contestare un documento che l’ufficio di presidenza della Camera ha approvato quasi all’unanimità: ha votato contro Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia mentre la Lega si è astenuta. Lo stesso documento è stato approvato anche dall’ufficio di presidenza del Senato.
Il documento si intitola infatti: «Integrazione congiunta degli indirizzi per la contrattazione - Senato della Repubblica - Camera dei deputati». E prevede l’introduzione di un tetto per gli stipendi dei consiglieri parlamentari pari a 240 mila euro, così come stabilito dal decreto legge numero 66 del 2014, il cosiddetto dl Irpef.
L’obiettivo è applicare questo tetto entro la fine del 2014 e calcolare in proporzione i tetti per le altre categorie che lavorano dentro Montecitorio. Ovviamente tutto sarà calcolato in maniera tale che rimangano inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti fra le varie professionalità.
Le retribuzioni dei dipendenti della Camera verranno calcolate ai tavoli con i sindacati, ben quattordici le sigle sindacali che si contano a Montecitorio.
«Se fuori di qui c’è un processo di rivisitazione degli stipendi più alti, sarebbe singolare che il legislatore che ha votato la conversione di quel decreto non si ponesse il problema: una decisione qui dentro andava presa», ha spiegato Marina Sereni, una delle vicepresidenti della Camera con delega a questo tipo di contrattazione. E ha aggiunto: «Certo fa più piacere prendere applausi che fischi o cori e applausi ironici, ma bisogna assumersi delle responsabilità».
Sulla protesta dei dipendenti si è innestata la contestazione del Movimento 5 stelle: «Oggi è stato dato parere favorevole al contenimento delle spese per il personale ma di fronte alle nostre proposte di rivedere gli stipendi dei parlamentari tutti i partiti compatti ci hanno detto no», hanno riferito Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Claudia Mannino, tutti e tre membri dell’ufficio di presidenza della camera. E hanno poi spiegato che la loro proposta era di portare gli stipendi dei parlamentari a 5 mila euro lordi aggiungendo la rinuncia ai vari plafond e indennità, oltre alla rendicontazione pubblica delle spese.
Una proposta che il Movimento 5 stelle, dopo l’ufficio di presidenza, ha riproposto anche all’attenzione dell’aula di Montecitorio, senza successo. E Roberto Fico ha postato su Facebook l’esito della votazione, commentando a fine seduta: «Guardate questa immagine della Camera. È l’esito della votazione sulla proposta di M5S di dimezzare lo stipendio dei deputati. Ovviamente i partiti, tutti, hanno trovato la perfetta sintonia per dire no».
A fine seduta, concluso il dibattito sul bilancio della Camera, la presidente Laura Boldrini ha voluto ringraziare il segretario generale di Montecitorio Ugo Zampetti «per la sua competenza e dedizione e per il suo ruolo di garanzia di supporto imparziale e obiettivo per me e per tutti i deputati e i gruppi parlamentari». Con l’occasione Laura Boldrini ha voluto trovare parole di ringraziamento e di pacificazione anche per tutti i dipendenti della Camera: «Il personale della Camera è la risorsa più preziosa e le misure sulla retribuzione si devono accompagnare a una valorizzazione complessiva delle professionalità».
E sempre in tema di risparmi l’ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso all’unanimità la rescissione dal contratto di affitto per i tre palazzi Marini, gli edifici di proprietà dell’imprenditore Sergio Scarpellini che ospitano gli uffici dei deputati. Per il primo febbraio 2015, riferiscono fonti di Montecitorio,la Camera potrà lasciare i palazzi.