VARIE 24/7/2014, 24 luglio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - L’OSTRUZIONISMO A PALAZZO MADAMA E IL CONTIGNENTAMENTO DEI TEMPI
REPUBBLICA.IT
ROMA - La maggioranza sceglie l’opzione più drastica: contingentamento dei tempi del dibattito in aula, altrimenti detto "tagliola", e voto sul ddl riforme entro l’8 agosto. I partiti maggioritari rispondono così alle opposizioni, che erano disposte a ridurre gli emendamenti in cambio di garanzie su Senato elettivo, riequilibrio tra le due Camere e referendum. Le forze di minoranza reagiscono con veemenza e vanno in corteo al Quirinale (video).
Una piccola delegazione composta da Gianmarco Centinaio per la Lega Nord, Vito Petrocelli per l’M5S e Loredana De Petris di Sel per il Gruppo Misto al Senato viene ricevuta dal presidente Giorgio Napolitano. Mentre un gruppo di pentastellati improvvisa un sit in nella piazza con la fascia tricolore al braccio. Il corteo di parlamentari si è diretto verso il Colle dopo aver abbandonato Camera e Senato in segno di protesta contro il contingentamento - la ’ghigliottina’ - delle riforme costituzionali, voluto dal governo. La delegazione di M5S, Sel e Lega non viene ricevuta direttamente dal Capo dello Stato, ma dal segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra, che ha assicurato piena attenzione al caso da parte di Napolitano. Poco prima il ministro Boschi aveva risposto ai contestatori della riforma con un tweet:
E più tardi aggiunge: "Va benissimo il confronto e la mediazione, ma non cediamo ai ricatti. Se pensano di far perdere la pazienza al governo, in realtà la stanno facendo perdere agli italiani".
E’ la conclusione di una giornata convulsa a Palazzo Madama, dedicata al disegno di legge Boschi di riforma costituzionale, la "madre di tutte le riforme" impantanata in aula tra oltre 7800 emendamenti, quasi tutti "di natura ostruzionistica" come sostenuto da Ncd, e la richiesta di voto segreto in 900 casi. Aperta la seduta, verificato il numero legale, l’annuncio della votazione e subito - prima del voto - una sospensione di 20 minuti. Dopo un paio di lentissimi voti su emendamenti (bocciati), il presidente del Senato Pietro Grasso, poco prima delle 11, su sollecitazione del capogruppo Pd Luigi Zanda, ha bloccato i lavori dell’aula e ha convocato la riunione dei capigruppo per cercare una soluzione. Un confronto che si è svolto in un clima di tensione, con i senatori del M5S si sono piazzati davanti alla stanza che ospita la capigruppo "per fare pressione - come spiega l’ufficio stampa del Movimento - in modo che non approvino contingentamenti dei tempi o altri strumenti per zittire l’opposizione".
Dopo più di due ore, la capigruppo è stata sospesa e aggiornata alle 14.30, poi alle 15.15. Uscendo dalla riunione, il ministro Maria Elena Boschi ha lanciato un aut aut a Movimento 5 stelle, Sel e anche ai cosiddetti ’dissidenti’: "O si ritirano in maniera sostanziosa gli emendamenti oppure si va avanti senza mediazioni per approvare il ddl entro agosto, perché così non si può discutere, è un ricatto". Tradotto: si farà ricorso alla tagliola, ossia al contingentamento dei tempi del dibattito in aula. Onde evitare di finire "tra un anno e mezzo", come calcolato
dal già nominato Zanda. E il premier Matteo Renzi, prima che la situazione degenerasse, in un’intervista al Corriere.it che verrà trasmessa alle 23 su La7, ha detto: "Non mollo. Basta a chi dice sempre no. In Italia c’è un gruppo di persone che dice "no!" da sempre. E noi, senza urlare, diciamo "sì!. Piaccia o non piaccia, le riforme le faremo".
SCHEDA - Come sarà il nuovo Senato secondo la riforma Boschi
Le opposizioni, intanto, si sono coalizzate, facendo fronte comune anche con i ’frondisti’ di Pd e Forza italia (come Felice Casson e Augusto Minzolini, presenti alla riunione). E’ stata pianificata una strategia comune da proporre in capigruppo con la pretesa di avere garanzie su alcuni punti come il Senato elettivo, riequilibrio tra le due Camere e i referendum, prima di decidere se ridurre gli emendamenti al ddl Boschi sulle riforme costituzionali. Quanto all’ipotesi di applicare la tagliola, Nichi Vendola ha risposto sdegnato: "E’ inimmaginabile. Spero che si tratti di uno scherzo, spero che non provino neanche a pensarla una cosa del genere, perchè veramente questo ha una puzza insopportabile". E invece tagliola sarà, così come spiegato da Grasso in aula, tra le proteste delle opposizioni.
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"E’ molto grave - ha commentato Loredana De Petris (Sel) - perché si parla della modifica della Costituzione. Continueremo la nostra battaglia in aula", perché "noi non siamo schiavi di Renzi", ha aggiunto Gianmarco Centinaio (Lega), mentre il suo compagno di partito Sergio Divina strappava le pagine della Costituzione (FOTO). Fino al climax raggiunto in un tweet del senatore Cinque Stelle Nicola Morra, criticato duramente da Zanda ("Parole luride"- video):
M5S sulle barricate. "Oggi, abbiamo assistito ad un altro colpo gravissimo che il governo, con arroganza e disprezzo di ogni regola democratica, ha inferto al senato e alle opposizioni: una tagliola inaccettabile, che fa carta straccia dell’articolo 72 della costituzione e impone la votazione della riforma costituzionale entro l’8 agosto senza possibilità di avere una discussione nel merito in aula". Così il Movimento 5 Stelle di Camera e Senato in una nota, che ha lanciato un avvertimento al Colle: "E’ l’ultima opportunità per Napolitano di dimostrare che è il Capo di tutti gli italiani e non solo di una parte. Se rimarrà sordo a questo ultimo grido di allarme nulla sarà più come prima".
E se Mario Mauro dei Popolari per l’Italia ha commentato rassegnato che "a questo punto tanto vale tornare al voto", evocando una sorta di ’Aventino’, Vincenzo D’Anna, vicepresidente del gruppo Grandi autonomie e libertà, ha dichiarato che insieme ad altri senatori di centrodestra "uscirò dall’aula in segno di protesta all’atto di votazione della proposta del calendario dei lavori". Mentre la Lega, per bocca del capogruppo Gian Marco Centinaio, ha annunciato: "Saliremo al Quirinale da Napolitano, perché il presidente del Consiglio non rappresenta più nessuno". E assieme a Sel e M5s hanno lasciato l’aula e sono partiti in corteo verso il Colle. In segno di protesta, anche i deputati pentastellati hanno abbandonato la Camera. Con il beneplacito di Beppe Grillo, che ha twittato:
"I nostri ragazzi si stanno recando al Quirinale. La democrazia è stata uccisa. Noi non molliamo".
Riforme, la marcia delle opposizioni verso il Quirinale
Il calendario che di fatto applica il contingentamento, fissando la data di chiusura del ddl all’8 agosto, è stato approvato in conferenza dei capigruppo a maggioranza e dovrà essere sottoposto al voto dell’aula. Alle riforme verranno dedicate 115 ore, di cui 80 destinate alle votazioni e 20 al dibattito, distribuite proporzionalmente tra i gruppi parlamentari. Per quanto riguarda i decreti pendenti invece, - dl competitività e dl cultura - il calendario rimane immutato: saranno esaminati, probabilmente con la fiducia, oggi pomeriggio, domani e lunedì.
Ieri, nella prima giornata in cui si è davvero votato, solo tre gli scrutini in una giornata di lavoro. L’ostruzionismo delle opposizioni è condotto attraverso una battaglia procedurale fatta di interventi in dissenso e sull’ordine del giorno, solo per perdere tempo. Una melassa in cui non si va avanti e che ha fatto tuonare il presidente Napolitano: "Paralisi grave che danneggia il Parlamento".
In casa Forza Italia, intanto, si discute la situazione nel partito e il rapporto rispetto al governo, temi al centro di un incontro in mattinata a palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e l’europarlamentare azzurro Raffaele Fitto. Colloquio giudicato "positivo"
REPUBBLICA.IT (23/7)
ROMA - Oltre due ore per tre emendamenti. Bocciati, tra l’altro. Poi lo stop alla seduta: si riprende domani alle 9:30. L’ostruzionismo di M5S, Sel e altre opposizioni fa effetto sulle prime votazioni sulle riforme costituzionali nell’aula del Senato. Dichiarazione di voto su ogni articolo, richiesta di votazione per parti separate, verifica del numero legale, dichiarazioni in dissenso dal gruppo (per le quali i senatori hanno a disposizione un minuto di tempo). Ogni tattica possibile per rallentare all’infinito i lavori. Per i primi due emendamenti sono state necessarie oltre due ore per arrivare al voto.
Napolitano contro l’ostruzionismo. Il presidente Napolitano, dopo il monito di ieri, è tornato nuovamente a spingere per le riforme: in un incontro serale con il presidente del Senato Grasso, che ha fatto notare al Colle "le gravi difficoltà rappresentate da un ostruzionismo esasperato tradottosi in un numero abnorme di emendamenti", Napolitano ha "insistito sul grave danno che recherebbe al prestigio e alla credibilità dell’istituzione parlamentare il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale". Lo rendono noto fonti del Colle interpellate sull’incontro odierno.
Il Pd contro Grasso. Il Pd non ci sta e attacca il presidente del Senato, Pietro Grasso: "E’ un’ora e mezza che stiamo discutendo e abbiamo votato un solo emendamento", ha dichiarato il dem Luigi Zanda poco prima dello stop alla seduta di oggi. "Il presidente Grasso ha parlato di armonizzazione o di altra pratica. Ci dica se dobbiamo procedere con questo ritmo di lavori. Su una questione di questa rilevanza soffermarsi un’ora e mezza ci dice molto sul nostro futuro".
Il M5S: "Un’ora per emendamento è normale". "Il capogruppo del Pd Luigi Zanda si lamenta perché ci è voluta più di un’ora per votare un solo emendamento. A lui e a tutto il suo gruppo rispondiamo: è la democrazia, bellezza", ha affermato in una nota il capogruppo del Movimento 5 stelle in Senato, Vito Petrocelli.
VIDEOBLOB - L’OSTRUZIONISMO DEL M5S IN AULA
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Renzi: "I frenatori non ci fermeranno". E Matteo Renzi come ha reagito allo stallo in Senato? Secondo quanto si è appreso in serata, il premier sa che i "frenatori" delle riforme sono preoccupati perché "stiamo riuscendo davvero a farle". Renzi, secondo quanto si apprende, avrebbe scherzato con i suoi: "Uno spot migliore non ce lo potevano fare". Riguardo a possibili "concessioni" o "compromessi" sulle riforme, Renzi avrebbe inoltre ricordato che il quadro delle riforme deve essere "unitario" e "condiviso", non deve snaturare l’impianto secondo il solito principio: quello che si tocca deve essere deciso insieme.
Il voto segreto. Nell’empasse, è stato comunque scelto il voto segreto su alcuni ’temi’ del ddl Boschi, come quelli che riguardano i diritti civili e le funzioni delle Camere. Lo ha ammesso, parlando all’Aula del Senato alla riapertura pomeridiana dei lavori, il presidente Pietro Grasso, basandosi sui principi dell’articolo 113 del regolamento di Palazzo Madama. Il voto segreto "è sempre ammissibile", precisa la seconda carica dello Stato, "laddove si faccia riferimento alla tutela delle minoranze linguistiche". Voto non palese anche "sui soli emendamenti riferiti alle funzioni delle Camere, presentati agli articoli 1 e 18 del ddl Boschi, e non al procedimento legislativo (art.10)".
Grasso: "Ostruzionismo senza precedenti". In tutto sono state 920 le richieste di voto segreto avanzate dalle opposizioni - in primis M5s, Sel e Forza Italia - "un numero che non ha precedenti nella prassi parlamentare", ha commentato Grasso. Che poi ha precisato: "Sull’opportunità di voto non palese i gruppi si sono divisi: le opposizioni, compresa Forza Italia, hanno detto sì. La maggioranza aveva perplessità". E ha concluso: "Abbiamo stabilito un principio per materia, in base al quale di volta in volta si potrà stabilire quali emendamenti saranno oggetto di voto segreto. Gli uffici stanno preparando un elenco che sarà distribuito".
Il caso del voto segreto nel M5S. A questo proposito, si è aperto un caso nel Movimento 5 Stelle. Il componente grillino nella Giunta del Regolamento, Maurizio Buccarella, ha annunciato, al termine della riunione, che "pur essendo noi favorevoli al voto palese, in questo caso, a Regolamento vigente, ci siamo espressi a favore della possibilità del voto segreto". Una mossa per catturare quanti più voti contrari possibili alla riforma del governo Renzi, ma, contestualmente, una presa di posizione avversa ai principi del Movimento, che si è sempre schierato per quello palese. Tanto che poco dopo è intervenuto il leader Beppe Grillo, a smentire: "Il M5S è da sempre per Il voto palese", ha scritto sul suo blog, "in data 17 settembre 2013 il Movimento ha depositato una proposta di modifica del regolamento del Senato atta a prevedere il voto palese per ogni tipo di deliberazione"
Blog - Quando per Grillo il voto segreto era un "abominio" (di Marco Bracconi)
Renzi: "Non ci fermeranno". In mattinata Matteo Renzi a Bergamo, inaugurando la nuova autostrada A35 Brebemi (Brescia-Bergamo-Milano), ha ironizzato sulla lentezza dell’esame del ddl costituzionale al Senato: "Possono rallentarci, ma non fermarci - ha affermato il premier - Vorrà dire che quest’estate lavoreranno in molti". "Non mollo, vado avanti senza paura", ha assicurato Renzi, che sembra aver risposto indirettamente all’esortazione dell’ad Fiat Sergio Marchionne a "tener duro". I ’frenatori’ delle riforme costituzionali potranno "fare qualche scherzetto sul voto segreto al Senato - ha continuato il presidente del Consiglio - ma andremo alla Camera e cambieremo il testo". In serata poi, secondo quanto si apprende, il premier avrebbe scherzato con i suoi: "I ’frenatori’ uno spot migliore non ce lo potevano fare".
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Vendola: "Stop ostruzionismo, se...". Tuttavia, Vendola, che nel pomeriggio è stato ricevuto da Napolitano, ha dichiarato di valutare il ritiro degli emendamenti qualora il governo dimostrasse "buona volontà". Sel chiede che il governo interrompa "l’ostruzionismo" sulle riforme e avverte che, se arriveranno segnali, ci sarà spazio per ridurre il numero degli emendamenti. Due, in particolare, i temi sui quali Vendola chiede segnali: "Il numero di firme per il referendum e per le leggi di iniziativa popolare. Noi - ha spiegato - vogliamo discutere nel merito".
La "mediazione" di Calderoli. Al termine della Giunta, è spuntata una proposta di mediazione, di cui si è fatto portavoce Roberto Calderoli, relatore del ddl assieme ad Anna Finocchiaro: "I relatori hanno già predisposto delle proposte - ha spiegato l’esponente del Carroccio - Se il governo le fa proprie, le riforme vengono approvate in una settimana". Tra i punti al centro della proposta l’ipotesi di diminuire le firme per la raccolta dei referendum e di modificare le modalità per l’elezione del presidente della Repubblica; possibilità di cambiare le competenze del Senato in materia di leggi di bilancio.
SCHEDA - IL NUOVO SENATO NELLA RIFORMA DEL GOVERNO
Intanto non si placano le polemiche sul calendario dei lavori a tappe forzate approvato ieri a Palazzo Madama. E sulla minaccia, ventilata dal premier, di un ritorno alle urne nel caso le riforme vadano a monte. Da un lato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia al Montecitorio, ha attaccato su Twitter: "Non si fa la riforma del Parlamento sotto il ricatto delle elezioni anticipate. Ha niente da dire Napolitano? Chi è che scioglie le Camere? Napolitano o Renzi?". Dall’altro, il senatore dissidente del Pd Corradino Mineo su Facebook ha criticato il calendario: "Ieri la conferenza dei capigruppo non se l’è sentita di imporre la ghigliottina al dibattito sulle riforme, sarebbe stata una primizia assoluta, ma ha condannato l’aula di Palazzo Madama a qualche settimana di lavori forzati".
Berlusconi scettico. "Ci sono tempi e modi" per fare le riforme e il "brandire la spada" di certo non aiuta. Secondo quanto risulta all’Ansa, è un Silvio Berlusconi a dir poco scettico, quello che, da Palazzo Grazioli, assiste all’accendersi del dibattito sulle riforme. L’ostruzionismo al Senato, i "diktat" del governo, lo stesso atteggiamento del Pd non passano inosservati. Tanto che, da qualche ora, torna ad emergere l’ipotesi di un contatto ’chiarificatore’ tra il leader di FI e il premier Matteo Renzi.
Mentre il deputato Pd e fedelissimo di Renzi Ernesto Carbone si è rivolto all’opposizione intervenendo su Raitre ad Agorà Estate: "Vorrei che Sel, Fratoianni piuttosto che il M5S prendessero una, due, tre, quattro, cinque, dieci modifiche a questa legge costituzionale e facessero le loro proposte, si tratti e si vada avanti. Presentare 6mila emendamenti a cosa serve? Lo capiscono anche i bambini che è una manovra per disturbare". Ma Fratoianni, sempre ad Agorà: "I seimila emendamenti di Sel rappresentano uno strumento legittimo di battaglia parlamentare dell’opposizione. Poniamo semplicemente una questione generale sugli effetti di legge elettorale/riforma costituzionale che rischiano di alterare gli assetti democratici delle Istituzioni".
Un invito al dialogo è arrivato anche da Ncd, per bocca di Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato: "Il dialogo tra il governo e i gruppi parlamentari deve continuare ma nella consapevolezza che l’ostruzionismo deve avere un limite". E sul blog di Beppe Grillo è comparso un fotomontaggio che ritrae Maria Elena Boschi in versione Maleficent, la strega de ’La bella addormentata’ interpretata da Angelina Jolie. In un post a firma di Aldo Giannuli si insiste sul rischio di una "svolta autoritaria", insito nel ddl presentato dal ministro.
IL NUOVO SENATO
Il Senato cambia radicalmente: meno senatori (100 invece di 315), non più eletti dai cittadini ma dai Consigli regionali, con meno poteri nell’esame delle leggi. E’ cominciata la settimana che, secondo il premier Matteo Renzi, sarà decisiva per la riforma del Senato. Oggi si inizia a votare a Palazzo Madama e a rallentare l’iter del disegno di legge ci sono ben 7800 emendamenti, dei quali 5900 presentati da Sel. Renzi punta ad ottenere il primo dei quattro via libera parlamentari alla riforma prima delle vacanze parlamentari, che iniziano il 10 agosto.
Il testo di riforma, rimaneggiato più volte in commissione Affari costituzionali negli ultimi tre mesi, può contare sul sostegno della maggioranza di governo e di Forza Italia, ma all’interno dello schieramento bipartisan - che ha già permesso alla Camera di votare in prima lettura la legge elettorale - ci sono diversi "dissidenti" che finora hanno rallentato il percorso e potrebbero saldarsi all’opposizione su alcuni emendamenti.
Il governo è fiducioso però che sui punti qualificanti del provvedimento l’intesa con il partito di Silvio Berlusconi tenga.
Alla riforma del Senato è legata quella della legge elettorale, che dovrebbe approdare da settembre a Palazzo Madama per la seconda lettura. Renzi non ha escluso di cercare un’intesa su nuove modalità di voto anche con il Movimento 5 stelle, ma ha subordinato la ripresa delle trattative - dopo due incontri con la delegazione grillina in diretta streaming - al via libera del Senato sulla modifica della Costituzione.
RIFORMA COSTITUZIONALE, I TESTI A CONFRONTO
Ecco i punti principali della riforma costituzionale, il cosiddetto ddl Boschi.
Camera. Sarà l’unica Assemblea legislativa e anche l’unica a votare la fiducia al governo. I deputati rimangono 630.
La composizione del nuovo Senato. Continuerà a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sarà composto da 95 eletti dai Consigli Regionali, più cinque nominati dal Capo dello Stato e che resteranno in carica per 7 anni. I senatori saranno dunque così ripartiti: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica. Questi ultimi andranno quindi a sostituire i senatori a vita e saranno scelti con gli stessi criteri: "Cittadini che hanno illustrato la patria per i loro altissimi meriti".
Quali sono i poteri del nuovo Senato? Palazzo Madama avrà molti meno poteri e verrà superato il bicameralismo perfetto: innanzitutto non potrà più votare la fiducia ai governi in carica, mentre la sua funzione principale sarà quella di "raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica", che poi sarebbero regioni e comuni. Potere di voto vero e proprio invece il Senato lo conserverà solo per riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi elettorali degli enti locali e ratifiche dei trattati internazionali. Potrà chiedere alla Camera la modifica delle leggi ordinarie, ma Montecitorio potrà non tener conto della richiesta.
Il ruolo consultivo del Senato. Il Senato avrà però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze. E sarà costretto a farlo in tempi strettissimi: gli emendamenti vanno consegnati entro 30 giorni, la legge tornerà alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per decidere se accogliere o meno i suggerimenti. Più complessa la situazione per quanto riguarda le leggi che riguardano i poteri delle regioni e degli enti locali, sui quali il Senato conserva maggiori poteri. In questo caso, per respingere le modifiche la Camera dovrà esprimersi con la maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Senato potrà votare anche la legge di bilancio, le proposte di modifica vanno consegnate entro 15 giorni e comunque l’ultima parola spetta alla Camera.
I senatori-consiglieri. I 95 senatori saranno ripartiti tra le regioni sulla base del peso demografico di queste ultime. I Consigli Regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti, per evitare che chi ha la maggioranza nella regione si accaparri tutti i seggi a disposizione. Come detto uno per ciascuna regione o provincia autonoma dovrà essere un sindaco. I senatori dunque non saranno più eletti direttamente dai cittadini; si tratterà invece di una elezione di secondo grado. Quale sarà lo stipendio dei senatori? I consiglieri regionali e i sindaci che verranno eletti al Senato non riceveranno nessuna indennità, il che dovrebbe portare allo Stato un risparmio di oltre mezzo miliardo di euro ogni anno.
Il nodo della discordia. Fi chiedeva di inserire che in ogni Consiglio regionale a ogni gruppo consiliare fosse "assegnato" un numero di senatori in base al loro peso. Su insistenza di Lega e Ncd è stata tolta questa rigidità che danneggiava i piccoli partiti.
Immunità. I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato. Autorizzazione obbligatoria anche per processare un senatore per un reato d’opinione.
Titolo V. Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come l’energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del Governo, la Camera potrà approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, "quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale".
Presidente della Repubblica. Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori (via i rappresentanti delle Regioni previsti oggi). Nei primi quattro scrutini servono i due terzi dei voti, nei successivi quattro i tre quinti; dal nono basta la maggioranza assoluta .
Referendum. Serviranno 800.000 firme. Dopo le prime 400.000 la Corte costituzionale darà un parere preventivo di ammissibilità. Potranno riguardare o intere leggi o una parte purché essa abbia un valore normativo autonomo.
Ddl iniziativa popolare. Salgono da 50.000 a 250.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Però i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.
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Contingentamento dei tempi
È un incisivo strumento di cui dispone la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari per assicurare il rispetto dei tempi fissati dal calendario dei lavori. Allo scopo di garantire che l’Assemblea concluda l’esame di un argomento nei termini previsti dal calendario stesso, la Conferenza può determinare il tempo complessivo da riservare a ciascuno dei Gruppi parlamentari e stabilire la data entro cui l’argomento deve essere posto in votazione. Una volta esaurito il tempo a disposizione, i Senatori di quel Gruppo non possono più intervenire nel dibattito. Inoltre, nei casi in cui la Conferenza non proceda al contingentamento, il Presidente può armonizzare i tempi degli interventi con i termini del calendario (vedi anche Ostruzionismo).
Ostruzionismo
Ostruzionismo
Indica un metodo di lotta parlamentare posto in essere dalle minoranze attraverso il ricorso esasperato a tutti gli strumenti offerti dal Regolamento: ad esempio la continua richiesta della verifica del numero legale, la richiesta di votazioni qualificate (vediScrutinio segreto e Votazione nominale), la presentazione di articoli aggiuntivi, emendamenti e subemendamenti a cascata,l’iscrizione in massa a parlare, ecc.) al fine di rallentare lo svolgimento dei lavori dell’Assemblea e delle Commissioni e così ritardare o impedire l’approvazione di un disegno di legge o di altra deliberazione. Si parla anche di un "ostruzionismo di maggioranza" per indicare le pratiche dilatorie da questa attuate per ritardare o evitare l’esame di determinati problemi. Per ovviare a tale pratica il Regolamento prevede una serie di accorgimenti, in particolare il contingentamento dei tempi.