Andrea Marcenaro, Panorama 24/7/2014, 24 luglio 2014
A CHI DARÒ UN BEL CALCIO
[Intervista a Claudio Lotito] –
Niente latinorum in questa intervista, questo è il patto, nessuna presa per il culo col nasino all’insù. Che sarebbe poi facile tirarsela da ganassa, col linguaggio che gli esce e che lo intorta, ma il dottor Claudio Lotito, presidente della Lazio, mica è scemo. Conta il calcio, in Italia? Conta. Mezzo morto, ma conta. Da sotto-Costarica, ma conta. Beh, lo sta ristrutturando lui. Lui, con un altro che di cognome fa Agnelli, non so se mi spiego: il dottor Lotito e il signorissimo Agnelli (l’Andrea). Come dire, Vattimo e Hegel, Casaleggio e Cavour, i Negramaro e Beethoven. Stando alle apparenze. Dice: ma che razza di rinnovamento può essere, con quei due messi a dirigere il traffico dalle società di serie A? A scovare la medicina portentosa che guarirà la pelota dalla sifilide che l’avrebbe infettata? E lui risponde: «Rinnovare nella continuità». Allora tu gli dici: è una minchiata vecchia come il cucco. Sarà pure. Intanto, lui, «nella continuità rinnova». Rinnova, o giura di voler rinnovare.. Nientemeno che il calcio in Italia. Hai voglia a rimenarla. Lotito è Lotito e noi, volendo riacciuffare l’insuperato marchese del Grillo, «nun contiamo un cazzo».
Ci riveli subito il nuovo commissario tecnico della Nazionale, dottor Lotito.
Cesare Prandelli non dovrebbe essere.
Grazie.
È il massimo che posso dire.
Intervistavo mia cugina...
E già le ho detto molto.
Antonio Conte possiede grinta e capacità.
Questo è indiscutibile.
Sarà lui?
Lo deciderà il nuovo presidente della Federazione giuoco calcio.
Avrà pure un’opinione personale.
A tempo debito in sedi appropriate.
Riservatezza, aplomb, e la proverbiale spontaneità del dottor Lotito?
Il momento è delicato.
Roberto Mancini: è stato anche laziale.
Bravissimo.
Trovato?
No, forse papabile, come altri.
Senta, dottore, il nuovo presidente federale sarà eletto l’11 agosto: a quel tempo i candidati si saranno per lo più già accasati. Resteranno le scartine, cominciamo male.
Vedrà che il tempo si trova. L’importante è costruire il cumquibus di una convergenza sulle omogeneità di appartenenza.
Eh?
Mettere d’accordo su una piattaforma programmatica comune le Leghe di serie A, B e semiprofessionisti.
Cioè, lavorare al tavolo che preparerà un altro tavolo.
Se vuol dirla così, la dica così. Ma trovare un accordo tra tutti sarà una novità che non sottovaluterei.
Tanto per lei non cambia granché: stava prima con l’asse Galliani-Beretta, ora con l’asse che sostituisce GallianiBeretta, sempre a galla sta.
E figurarsi se non spuntava ’sta favola. Mi crede se glielo dico?
Ci provo.
Non c’è nessun cambiamento di asse. Agnelli e io siamo stati scelti proprio per fugare i dubbi su differenze e polemiche tra le società e rilanciare il calcio.
Con il presidente dei Dilettanti, Carlo Tavecchio, incoronato re.
Con un programma condiviso da tutti: punto primo, punto secondo e punto terzo. Se poi sarà Tavecchio a farsene interprete, ne prenderemo atto volentieri.
Esiste già un accordo per portare la serie A a 18 squadre?
Sarebbe la scelta più ragionevole. 18 in serie A, diciotto in B e 18 per i due gironi semipro.
Lei avrebbe preferito 16 in A.
Sarebbe eccessivo, si vedrà più in là. Con 16, la Lazio rischia la B.
Scemenze.
Anche Demetrio Albertini si è candidato a presidente federale.
Brava persona, ha ricoperto finora cariche apicali, vicecommissario con l’avvocato Guido Rossi, accompagnatore della Nazionale in Brasile…
Capito, lo ha steso.
Non è solo con l’età che si esprime il rinnovamento.
L’ha risteso.
Ma no, ma no. Albertini è il candidato dell’Associazione calciatori. Di quanti voti dispone? Pochini, direi. Ma se ne raccoglie di più…
E adesso l’ha sepolto.
Non seppellisco nessuno, io. Sono solo per un automatico posizionamento politico di scelte programmatiche.
Eh?
Che non credo sia un mistero.
Giancarlo Abete si è dimesso, ma intanto minaccia una causa civile per i danni d’immagine seguiti a Calciopoli. E tra i candidati a pagare c’è anche lei, mi pare, anche se prescritto in secondo grado. Atto dovuto? O una vendetta?
Né l’uno né l’altra. E c’è ancora una complessa questione che riguarda i pronunciamenti della Cassazione. Non esiste rapporto automatico tra denuncia civile e processo.
Ha ricevuto comunicazione di un’azione legale da parte della Fgci?
No.
Come lavora con Andrea Agnelli?
Ha tanta voglia di fare, di cambiare.
Su Tavecchio ha sparato una bordata che levati.
Talvolta è un po’ avventato.
E lei lo consiglia, vero?
Gli dico, bonariamente, che forse sarebbe meglio esternare meno sui giornali e di più all’interno dell’istituzione. È per consigli così che la nostra intervista sembra un brodo.
Pensava di incontrare un chiacchierone irresponsabile?
Il loquace presidente della Lazio vitale e polemico, furbo e sbruffone alla bisogna. Che si è calato nel ruolo della gatta morta. Guardi che le chiedo della sua squadra.
Faccia pure.
Come si fa a mettere la Lega calcio e il futuro della Federazione nelle mani di un signore che guida una società senza tifosi?
Che sta dicendo?
È cronaca, alle ultime partite della Lazio i tifosi hanno preferito la gita fuori porta, curve vuote.
Una frangia di tifosi che non ho blandito ha instaurato un confronto poco dialettico.
Poco dialettico? La vorrebbero linciare.
Sanare una società, farla rivivere e mettere ordine in bilanci da bancarotta a qualcuno evidentemente non basta.
Non a qualcuno, non vanno all’Olimpico gli ultras, ma nemmeno i borghesi delle tribune. Gli abbonamenti stanno a zero. Gruppi di tifosi romanisti fondano circoli «Forza Lotito». Siete arrivati 30 punti sotto la Roma. Comprate niente, vendete molto, promettete nulla, niente stadio nuovo, né prospettive di primeggiare, e che è?
Due Coppe Italia, una Supercoppa, scudetto Primavera, siamo la prima squadra ad avere un giornale, una radio, una televisione, abbiamo rimesso in piedi un vivaio straordinario, comprato Filip Djordjevic, Marco Parolo, riscattato e tolto dal mercato Antonio Candreva…
Non lo venderete?
Ma quando mai? Rinforzeremo la difesa, gli abbonamenti sono al livello dell’anno scorso.
Cioè?
Esattamente non so. Ma faccio io una domanda a lei: è giusto che verso un presidente ci sia una dialettica così forte?
E dagli con la dialettica, si chiama massacro.
Questa è una mistificazione sparsa a piene mani dalle radio libere romane. Ma i mercanti dal tempio io li voglio togliere lo stesso. Poi, lo ammetto, non sono riuscito a entrare nel cuore di molti tifosi, e voglio entrarci, sì, ma non al costo di una gestione fuori controllo.
Fate tutto lei e il suo fido Igli Tare. Gli altri, tagliati fuori.
Altra mistificazione: è un sistema duale per accorciare la catena di comando.
La chiami pure Gina, ma la sostanza non cambia. Venduto Hernanes.
Rivendico quel capolavoro. Il giocatore era già d’accordo con l’Inter. I tifosi stia- no tranquilli, rinforzeremo la squadra.
E niente stadio della Lazio. La Roma sì.
A noi hanno bocciato il progetto con pretesti di instabilità idrogeologica…
Davvero? Quando?
Anni fa.
E dove?
Ma lasci stare dove. Per la Roma, che costruisce sulla sponda del Tevere, difficoltà idrogeologiche zero. Staremo a vedere, vadano avanti loro.
Guardi che ci vanno.
Vedremo i fatti. Non ci servono filosofia e sociologia, i fatti, vogliamo vedere.
Come farete lei e Agnelli per la nuova Federazione e il nuovo progetto sul pallone italiano.
Esatto.
Adesso ce lo dice il nuovo allenatore della Nazionale?
Prandelli non credo.