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 2014  luglio 24 Giovedì calendario

PERISCOPIO

Voglio essere giudicata per le riforme, non per le forme, dice il ministro Maria Elena Boschi. Daniela Ranieri. Il Fatto.

Il nostro male sono i troppi partiti, perché tutti tirano al proprio interesse, e non a quello del Paese. Non ci sono cento modi per risolvere la situazione, ce ne sono sempre due o, al massimo, tre. Nino Nutrizio in Gigi Moncalvo, Milano no. Edizioni Elle, 1977.

Mi dà fastidio invecchiare. Sento un’angoscia sottile quando il pensiero migliora e si affina, mentre il corpo lentamente decade. Vorrei fermare tutto a questa età. Giorgio Armani, stilista. Corsera.

In seguito a un attento esame effettuato a proposito delle polemiche sulle modifiche costituzionali, si è scoperto che c’è un solo articolo della Costituzione che viene applicato alla lettera: quello che dice che la bandiera italiana è bianca, rossa e verde. Amurri & Verde, News. Mondadori, 1984.

Giovedì 24 marzo 1994. Vado a Forlì per fare contento un galantuomo: Libero Gualtieri, candidato repubblicano. Gran folla. Molto entusiasmo. La sala è convinta di vincere. Poi Oscar Giannino, in quell’epoca capo-ufficio stampa del Pri, ci porta l’ultimo sondaggio del Cirm di Piepoli. Dice: alla destra andrà la maggioranza assoluta della Camera con 350 seggi, soltanto 200 ai progressisti. Gualtieri è sbigottito. Mi sussurra: «Non diciamo niente alla gente in sala...». Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli, 2012.

Un Biscemi di Donnaparuta col coltello in bocca!... finirà per tagliarsi la lingua! Alberto Arbasino, Specchio delle mie brame. Adelphi, 1995.

Non rifiuto la foto digitale per ideologia, ma perché l’immagine su pellicola mi pare ancora di qualità nettamente superiore, più ricca e più plastica. E poi perché il digitale spinge a fotografare troppo. Qui a Milano si vede la pubblicità di una macchina che dice: «Non pensare, scatta!». Ecco, io invece, ai miei allievi raccomando il contrario: prima di tutto, pensate. E se veramente è il caso, solo se davvero vi sembra opportuno, poi scattate. Gianni Berengo Gardin, il fotografo di Venezia. La Stampa.

A Roma ho scritto «Ferito a morte», premio Strega 1961, ho scritto le sceneggiature che mi hanno fatto conoscere, Roma è stata la possibilità di realizzarmi ed è stata al centro della rivoluzione culturale italiana di quest’ultimo dopoguerra. È una città che non ti chiede niente, puoi fare quello che vuoi e questo ti dà grande libertà. Non è come Napoli che ti fa sempre domande. Roma ti lascia come uno che sta in albergo. Raffaele La Capria. Corsera.

La Gina non l’aveva neppur guardata, dopo una stretta di mano di dovere. Fece solo una carezzaccia alla cagnolina: che da quei bèf bèf così stizzosi, cattiva!, trascorse ad alcuni ringhii decrescenti, come d’un temporalino in ritirata, e infine si chetò. Carlo Emilio Gadda, Quel pasticciaccio brutto de via Merulana. Garzanti, 1957.

Una donna anziana si è stabilita in un angolo e con dei cartoni ha costruito attorno a sé una recinzione, come un perimetro. Mi fa venire in mente che un operatore dei servizi sociali mi raccontò, anni fa, come molti clochard non sostengano l’idea di dormire fra quattro mura: collegano l’idea di «casa» a una tale profonda sofferenza interiore sperimentata nella loro storia che non sopportano più altro tetto che il cielo. La vecchia nel suo recinto di cartone sembra testimoniare nello stesso gesto paura, e insieme nostalgia di una casa da uomini. Ma nell’eco dei passi degli ultimi milanesi che rincasano lo stendere i giacigli dei clochard appare quasi un silenzioso cambio della guardia. Attorno al Duomo a quest’ora i senzatetto montano di turno, infagottati nei loro stracci. Nelle vetrine illuminate i manichini indossano abiti lussuosi e firmati, e guardano nel nulla coi loro volti ciechi. Ne avverti come uno strano contrasto, che ti incupisce, come un conto che non torna; e a capo chino, pensierosa, anche tu lasci il centro di Milano. Marina Corradi. Avvenire.

L’angoscia mi stringeva lo stomaco. A cena non riuscii a mangiare; mia madre mi guardava accigliata, sembrava una tigre di quelle che allo zoo facevano la ronda dietro le sbarre. Valerio Neri, Anna e il Meccanico. Marsilio.

La donna era una ex domestica, aveva sposato un operaio che lavorava alla Renault. Durante i primi mesi di guerra erano riusciti a farlo restare a Parigi, ma poi, in febbraio, era stato mandato al fronte e, in quel momento combatteva, Dio sa dove. E sì che aveva fatto anche l’altra guerra ed era il maggiore di quattro figli... Niente da fare! I privilegi, l’esenzione dal servizio militare, le raccomandazioni erano tutta roba per i borghesi. Nel profondo di quella donna c’erano come degli strati di odio, via via sedimentati, che si sovrapponevano senza confondersi: quello della contadina che detesta istintivamente la gente di città, quello della domestica stanca ed inasprita per essere vissuta in casa d’altri, infine quello dell’operaia, giacché negli ultimi mesi aveva preso il posto del marito in fabbrica. E quel lavoro da uomo, al quale non era abituata, le aveva indurito l’anima e il corpo. Irène Némirovsky, Suite francese. Adelphi.

Un gourmet? È un affamato che sa dominarsi. Francis Blanche, Pensées, réplique et anecdotes. Editions J’ai lu, 1966.

Ho scoperto la sessualità presto. A dieci anni già mi masturbavo. Purtroppo la finestra del bagno dava sul terrazzo dove mia madre stendeva i panni. Così un giorno apro gli occhi e vedo mamma che mi guarda. Sono rimasto chiuso in bagno per altre due ore, non avevo il coraggio di uscire. È stata lei a chiamarmi: «Hai finito? La pasta si fredda». Rocco Siffredi, pornoattore. ilvenerdì.

Quando avevo vent’anni si fermavano le macchine per vedermi, ora mi arrotano, senza nemmeno fermarsi a vedere quale vecchietto hanno spiaccicato. Luca Scarlini, Alfabeto Poli. Einaudi.

Sei così gelido / come quel vento / che spinge le onde contro le rocce / e le riduce in spruzzi / così è il mio cuore / in pezzi / non so cosa farò. Shige-yuki Minamoto.

Le esigenze giovanili di oggi. «Sì babbo, il circo era molto bello, ma non mi è piaciuto il tiratore di coltelli». «Perché?». «Perché non è riuscito neanche una volta a colpire la donna!». Gino Bramieri, Barzellette. Euroclub, 1989.

Ormai bacio le donne solo con la dentiera. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 24/7/2014