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 2014  luglio 24 Giovedì calendario

POETA E CONTADINO PER SEMPRE. COCHI, RENATO E LA PACE DOPO 25 ANNI

Pur con un intervallo di 25 anni Cochi e Renato spengono 50 candeline sulla torta della loro carriera. Si sono presi e lasciati, ma poi hanno riannodato le fila di una complicità artistica che supera diverse visioni del mondo. Renato quando partì per Roma disse: «Non l’ho fatto per fare un dispetto a lui, ciascuno trova la sua strada». Perché non fare cinema insieme? «Non volevamo essere Stanlio e Ollio». Momenti di una relazione fatta anche di fasi di stanca, uno sposa il pop l’altro l’èlite. Tutto iniziò quando i due giovani lanciarono all’Osteria dell’Oca d’oro e poi al Cab 64, inteso come anno direbbe Jannacci, infine al Derby, scene della poetica dell’assurdo che li imparentò a Ionesco e Campanile. «Oggi non si potrebbe: la realtà è sempre più surreale» dicono. Pur vicini di anagrafe (nel ‘40 nasce Pozzetto e un anno dopo Ponzoni) e alfabeto, sono in regime d’indipendenza perché diversi: più alternativo Cochi, che nel tempo ha cambiato moglie e città, più sedotto da convenzioni borghesi Renato, fedele alla casa nei pressi di Piazza Vetra, Milano. Lui, perduta la moglie, è tornato in vacanza sul Lago Maggiore, nella sua locanda Montecristo che gestisce cucinando cassoela col figlio Giacomo.
Sono i luoghi galeotti dove i due, l’ex ragionier Ponzoni e l’ex geometra Pozzetto, amici dalla culla, si sono frequentati da giovani mariti. Cochi ora passa le vacanze intelligenti a New York, via dalla pazza folla, ma sulla cartolina dalla Grande Mela scrive che la relazione con Renato per lui è «inossidabile», dimenticate polemiche e complessi. Che ci furono quando Renato divenne colonnello della commedia all’italiana e in un’intervista su l’Occhio nel 1981 rinnegò o quasi il cabaret, boccone amaro per l’ex compagno: «Se avessimo continuato far serate avremmo sbagliato. Il cabaret era un’atmosfera, il modo di vivere di un periodo che non c’è più». Pozzetto gira pagina, Cochi fatica a trovare nuove strade: «Lui — disse Renato — anche nella privacy si è organizzato diversamente». Era quella che chiamavano una separazione consensuale e forse momentanea. Flash back: Cochi e Renato prima di scrivere «artisti» sulla carta d’identità si esibirono da impiegato interprete a Linate (Cochi) e contitolare di una ditta di impianti di raffreddamento (Renato). Come diceva la commedia di Flaiano recitata dai due attori a Spoleto, fu una «conversazione continuamente interrotta», ma ora sono riuniti nel segno di un successo che ogni sera rinnova tour di nostalgia collettiva nei teatri, con richiesta dei pezzi forti, sempre quelli, La vita l’è bela, La gallina, La canzone intelligente. «Li abbiamo fatti diecimila volte? Va bene, sarà diecimila uno, dentro c’è la nostra vita». Ritornelli non sempre innocenti che la platea canta in regime di amarcord. «Non ci divideremo mai perché siamo amici da bambini — dice Renato — ma restiamo autonomi nella vita. Se non recitiamo ci sentiamo poco, ma quando riprende la tournée è come un’altra vacanza insieme».
Il teatro forma famiglie di fatto. Così ai tempi del cabaret alla milanese nell’epoca di Jannacci (e Fo, Bianciardi, Toffolo, Lauzi, Andreasi, la Monti, Gaber) quando l’unico che poteva offrire il Dom Perignon era Buzzati; così quando arrivò la Tv, «Il poeta e il contadino» e «Quelli della domenica» con Villaggio, 6 puntate che divennero 24 a furor di audience, col contratto settimanale rinnovato al sabato per il lunedì. Sarà anche per questo che poi Cochi si occupò di sindacato, mentre Pozzetto girava commedie di successo.
Il «Poeta e il contadino» in tv rischiò di saltare perché Renato era sempre via e Cochi non gli perdonò di dover fare tutto da solo. Periodo di assestamento, con Renato che diceva: «Non abbiamo litigato. Ma l’ho cercato e non sono riuscito a trovarlo. Confesso che quando penso a lui sento disagio». Ricambiato. Renato è sempre, buon lombardo, più riconciliato col mondo: Cochi, che ha avuto a che fare col grottesco alla Bulgakov, sta più a sinistra, Renato meno: «Ma nessuno di noi è stato berlusconiano» conclude Cochi. «Per un periodo — dice Renato — ho portato voti ai repubblicani poi non mi sono più esposto con la politica, non sono schierato anche se ora sostengo Renzi perché batte l’indifferenza: oggi pare siamo tutti dalla stessa parte. Ma anche noi abbiamo un manifesto, “La vita l’è bela”, filosofia italiana del si salvi chi può, apra l’ombrello chi ha raccomandazioni».
Cochi e Renato sono la dimostrazione che un discorso basato su amicizia e condivisione di una poetica non viene mai davvero interrotto: divisi 25 anni, inseguendo sogni e pubblici differenti, quando nel ‘99 la tv li riunì per «Nebbia in Val Padana» era come se si fossero lasciati la notte prima alla cena dopo teatro. «La gente ci vuol bene, il successo ci gratifica» dicono. «Il pubblico si stupisce che siamo ancora vivi e noi che restiamo fuori dagli schemi» spiega Ponzoni «la nostra rottura nello stile del comico oggi non ha uguali: i ragazzi ci studiano come insetti al microscopio».