Enrico Franceschini, la Repubblica 24/7/2014, 24 luglio 2014
LA MIDDLE-CLASS LASCIA LONDRA: «NEI SOBBORGHI UNA VITA MIGLIORE»
Il prezzo medio di una casa a Mayfair, Chelsea e Kensington, i quartieri più chic all’ombra del Big Ben, ha raggiunto un milione di sterline, ossia un milione e 200 mila euro. Nei sobborghi basta un quinto o un quarto di quella cifra per acquistare una casetta con due-tre camere da letto, seminterrato abitabile e giardinetto “all’inglese” sul retro. Bastano questi due dati per spiegare la “fuga da Londra”, e in modo analogo dalle altre città del Regno Unito, da parte delle famiglie. Un esodo senza precedenti che sta svuotando i principali centri urbani dalla classe media, di reddito e di età: i 30-40enni con bambini se ne vanno in periferia, nelle comunità dormitorio sparse nell’area metropolitana, adattandosi a fare i pendolari con percorsi in treno e metro anche di un’ora e mezza per andare al lavoro. Non hanno alternative: con i costi cresciuti alle stelle per il mattone nelle “high streets”, le strade “alte”, come qui vengono chiamate le zone centrali, sta diventando impossibile per la gente normale vivere in città. Il cuore di Londra, e con una tendenza simile a Manchester, Liverpool, Birmingham, Bristol, Leeds, viene abbandonato ai “twenty/thirtysomething”, ai 20-30enni, single, senza figli da mantenere, al limite pronti a convivere con i coetanei dividendo le spese di un appartamento o casa presi in affitto, una stanza a testa e i servizi in comune, come quando erano studenti.
Le cifre dell’Office for National Statistics parlano chiaro: nel 2013 ben 2 milioni e 700mila persone hanno traslocato in un’area differente in Inghilterra e Galles. È vero che la popolazione di Londra e di altre città è in costante aumento, ma è un fenomeno ingannevole: a riempirle sono gli immigrati stranieri, che vanno a stare in periferia in abitazioni a basso costo. Ma la cosiddetta “migrazione interna”, la fuga della middle class verso i sobborghi, è 15 volte più numerosa della tanto paventata (dai tabloid euroscettici e dai partiti xenofobi come l’Ukip di Nigel Farage) migrazione esterna di comunitari bulgari, polacchi, rumeni o extra- comunitari.
La “fuga dalle città” è più evidente a Londra che altrove, perché è la città con il più caro costo della vita: l’anno scorso 84mila adulti fra i 30 e i 45 anni hanno lasciato la capitale portando via con sé 65mila bambini. In ogni categoria di età il numero dei residenti britannici che “scappano” è più alto di quelli che vengono a starci — tranne che fra i single tra i 20 e i 29 anni. E la colpa non è solo del costo degli immobili, ma anche del costo dell’istruzione. A Londra una scuola privata, dalle elementari al diploma di scuola superiore, può arrivare a 350-400mila sterline, quasi mezzo milione di euro a figlio; e le scuole statali sono generalmente scadenti oltre che pericolose (nei quartieri dove sono invece buone, il prezzo delle case è più alto della media). Nei sobborghi invece le scuole statali sono buone e la criminalità è bassa.
«La migrazione straniera suscita attenzione mediatica, ma quella interna ha conseguenze ben più grandi», dice al Daily Telegraph il professor Mark Shucksmith, direttore dell’Institute for Social Renewal della Newcastle University. «Il fatto che le città diventano una sorta di playground, di cortile per i 20-29enni, può creare una segregazione tra classi e tra generazioni che minaccia la salute nazionale. Se la gente non vede come vive l’altra parte, farà più fatica a comprendersi a vicenda».