Simonetta Sciandivasci, Pagina99 19/7/2014, 19 luglio 2014
AROMA ITALIANO CHE PASSIONE
Amare un feticista delle mutandine usate, i pro: basta fargliene annusare un paio per tenerlo buono - niente più: «caro, ho mal di testa»; gli si può appioppare il bucato; è eco-friendly perché ricorre al riuso e, soprattutto, ama anche nella distanza, nell’assenza.
L’amore ha bisogno di realtà, diceva Simone Weil, filosofa mistica e quindi innamorata dell’assente più presente per eccellenza: Dio. Gianna Nannini, che mistica non è, quando cantava «ti sento in giro, ma dove sei», diceva qualcosa di molto simile a Simone e cioè che il desiderio che accende l’amore, noto ipovedente, è una richiesta di realtà, non la realtà. Un feticista delle mutandine usate conosce bene questa differenza e del loro contenuto ama e cerca semplicemente la traccia. Vuole l’odore e il sapore di una donna, perché vuole sentirla senza toccarla. Esattamente come fa chi crede in una entità superiore, si accontenta di avvertirne la presenza.
Tuttavia un feticista delle mutandine usate non necessariamente ne è fedele, ne monogamo. Non può accontentarsi di quelle della propria compagna ed è disposto a pagare, anche molto, per averne il più possibile.
I primi a monetizzare la cosa, che i sessuologi bollano come parafilia, sono stati i giapponesi, ma la vendita delle panties sta consolidandosi anche dalle nostre parti. Esistono siti di compravendita dell’articolo a iosa: si tratta quasi sempre di cassonetti pornografici che poco hanno a che vedere con Simone Weil, Gianna Nannini e amore concreto per l’essenza delle cose.
Fa eccezione www.usedpanties.sexy (a dispetto del nome, italianissimo) che, oltre a vendere mutandine usate in raffinati pacchetti personalizzati, con accluse foto osé e poesie latine, teorizza: l’umore femminile è una materia prima fragrante, autentica, genuina. Insemina, è Made in Italy. «Sono sincera, bella e gustosa, come l’Italia», si legge nella presentazione di Camilla Buonumore, nomen omen e nom de plume dietro cui si nascondono le menti delle due monelle pugliesi, venticinquenni, amiche, fresche di casolari e studi antropologici, che hanno ideato il sito, online dal primo maggio scorso. Le mamme non lo sanno, i fidanzati sì - per loro pecunia non olet.
Quando le due monelle hanno iniziato a pensare al progetto, avevano in mente solo una cosa: arrotondare. Certe di avere mercato, si sono dette quello che dovrebbero dirsi gli editori italiani: osiamo. Facciamo qualcosa che nessuno si aspetta. Che ci frega del grande pubblico?
Le strade, effettivamente, erano due: darsi in pasto ai porno-maniaci oppure provare a stuzzicare gli amanti dell’erotismo, quell’erotismo che è, come diceva Baudrillard, il luogo dell’apparizione e della sparizione. Più ci pensavano, più maturava l’idea di una piattaforma che offrisse anche un’idea precisa di amore e di seduzione : così è nata Camilla, la ragazza che «di domenica guarda i film di Monicelli e mangia la pasta al sugo con il basilico fresco», che l’aroma di quel sugo lo ha tra le gambe e vende quello che ne resta sulla sua biancheria intima. Oscar Farinetti, patron di Eataly, che vede succose eccellenze italiane dappertutto, apprezzerebbe, forse.
Camilla, che si racconta nel blog del sito, è una viziosa moretta, elegante, divertita: chiede ai ragazzi di essere come Henry Miller - «non patetici, ma eleganti porci» - e alle ragazze di andare in campagna non a fare le radicai chic gentrificate, bensì per imparare che l’autenticità è molto di più di mangiare fichi appena raccolti, è essere donne devote, che dopo 12 ore di fatica nei campi si danno al proprio marito perché «esiste un sesso dovuto» ed è quello che regge il focolare, la famiglia. Un’educazione sentimentale che ci si aspetterebbe da una catechista, non da una furbetta che vende mutandine usate. Ma la sfida è proprio questa: morale contro moralismo. Amore antico che abbraccia amore virtuale. Camilla, dopotutto, non esiste, dura quanto una scia di profumo e come questa imprime una suggestione che può cambiare il pensiero di chi la annusa.