Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 23/7/2014, 23 luglio 2014
CONSOB E PM, I MISTERI DEL CASO PEZZINGA
La storia dei conti dell’ex commissario Consob Michele Pezzinga è sempre più strana. Qualcuno ha violato il suo conto corrente presso Iw-Bank, una banca on line, ha salvato un file pdf di 85 pagine con i movimenti bancari tra 2006 e 2013, gli anni del suo mandato, e lo ha mandato in giro. Il 16 luglio, dopo un mese di gestazione e otto giorni dopo l’arrivo di un esposto anonimo alla Consob, esce sul Corriere della Sera un articolo di Mario Gerevini che rivela come Pezzinga abbia violato il codice etico della Consob che lui stesso aveva contribuito a scrivere: nell’ultimo anno del suo mandato ha comprato e venduto obbligazioni bancarie non esplicitamente autorizzate (ma neppure vietate) dal codice etico, che permette ai commissari di investire i risparmi soltanto in bond di Stato o di organismi internazionali oppure in quote di fondi comuni. “Sapevo di essere border line, ma ero convinto di rispettare lo spirito del codice”, ha detto Pezzinga al Sole 24 Ore. La sua linea di difesa: è stato un errore fare quelle operazioni e ancora prima è stato un errore non indicare chiaramente nel codice etico quali titoli obbligazionari erano da considerare inopportuni. Ma nessuno degli investimenti è stato influenzato dalla sua attività di commissario, assicura.
A stabilire quanto c’era di illecito e quanto di soltanto inopportuno, ora sarà la Procura di Roma, cui la Consob ha inviato i conti di Pezzinga. I rapporti dell’ex commissario con il presidente dell’autorità di vigilanza, Giuseppe Ve-gas, non potrebbero essere peggiori: Pezzinga accusa Giuseppe Vegas di aver tifato per la fusione tra Unipol e Fondiaria Sai, invece che fare l’arbitro. Nel voto decisivo, a dicembre 2013, Pezzinga si è opposto ma in una commissione a tre vince sempre il presidente (l’altro commissario , Paolo Troiano, si era astenuto). Con questo clima, non stupisce che la Consob di Vegas eviti di difendere Pezzinga in nome dello spirito di corpo oppure indagare su come e perché sono stati ottenuti in modo illegale dati sensibili su un commissario (la violazione del conto è un problema di Iw-Bank e del gruppo Ubi di cui fa parte, dicono da Consob). Vegas manda quindi le carte a Roma e, in attesa di eventuali conseguenze penali, scatta il processo interno alla Consob a Pezzinga: la Procura di Roma dovrà valutare se oltre alla violazione del codice etico (che è priva di sanzioni e non ha valore penale o amministrativo), è stato commesso anche qualche reato, tipo insider trading, cioè l’abuso di informazioni privilegiate per ottenere profitti in Borsa sfruttando conoscenze che il resto degli investitori non ha.
La scelta di Vegas di inviare le carte in Procura, non un atto dovuto, equivale a un invito a indagare ad ampio raggio. Perché se si sospetta un insider trading i pm non potranno fermarsi al conto Iw-Bank di Pezzinga (quello su cui Consob gli accreditava lo stipendio), dovranno controllare se ha altri risparmi e che scelte di investimento hanno fatto i suoi familiari, perché chi vuole approfittare di informazioni privilegiate di solito non opera in prima persona. Anche dentro Consob comincerà un elaborato processo interno: per ogni investimento sospetto di Pezzinga, i funzionari cercheranno di capire se c’erano legami con l’attività del commissario e quante informazioni erano note al mercato, così da verificare se Pezzinga si è mosso sulla base di conoscenze che soltanto lui poteva avere. Se non è una ritorsione contro Pezzinga per le sue prese di posizione contro Vegas almeno lo sembra.
A parte la durezza della reazione Consob, c’è un altro aspetto da segnalare. Iw Bank è parte di Ubi, il gruppo bresciano al centro di un’altra inchiesta: sulla base di un esposto di Elio Lannutti, presidente dell’associazione di consumatori Adusbef, la procura di Bergamo indaga per ostacolo alla vigilanza per presunti patti occulti tra due associazioni di azionisti, “Banca lombarda e piemontese” e “Amici di Ubi”, di quest’ultima è stato presidente Giovanni Bazoli, che è anche il numero uno di Intesa Sanpaolo. E pure lui è indagato per ostacolo alla vigilanza. Anche su Bazoli e Ubi stanno uscendo notizie, è stato proprio Lannutti a inviare ai magistrati un dossier anonimo con “una ricostruzione di alcune società ed amministratori della galassia Ubi-Banca”.
Nello stesso dossier – come ha riportato anche l’agenzia Ansa – oltre alle informazioni sulla galassia Bazoli ci sono anche le 85 pagine di conti di Pezzinga. E questo lascia supporre che la fonte sia la stessa, qualcuno interno alla banca, magari piuttosto in alto, che ha deciso di distruggere l’immagine di Pezzinga e rivelare l’influenza di Bazoli su cui la Procura di Bergamo ha deciso di indagare. Attorno a quegli estratti conto di Pezzinga finiti sui giornali, che dimostrano violazioni del codice etico ma per ora non reati, si intrecciano gli scontri interni alla Consob sull’operazione Fondiaria Sai-Unipol, lo smacco di Bazoli indagato che sembra indicare la fine della sua egemonia sulla finanza del Nord e faide interne a Ubi. E questo è soltanto l’inizio della storia.
Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 23/7/2014