Vincenzo Iurillo, il Fatto Quotidiano 23/7/2014, 23 luglio 2014
ALFONSO PAPA, A VOLTE RITORNANO (IN CARCERE)
Napoli
Un sistema criminale ben collaudato e realizzato in maniera continuativa nel tempo”. Così il Gip di Napoli, Amelia Primavera, definisce il modus operandi di Alfonso Papa. L’ex deputato Pdl, ex direttore generale del Ministero di Giustizia ed ex magistrato (sospeso da funzioni e stipendio), sotto processo per lo scandalo P4, è finito di nuovo in carcere tre anni dopo il voto manettaro della Camera, il primo dopo decenni. Le accuse spaziano dalla concussione aggravata al favoreggiamento mafioso alla truffa, dal peculato all’induzione a mentire ai magistrati. Secondo i pm Celeste Carrano, Giuseppina Loreto ed Henry John Woodcock, Papa avrebbe estorto decine di migliaia di euro ad imprenditori nel settore delle pulizie, i Grillo, legati al clan Belforte di Marcianise, prospettando grazie alle sue “entrature” la revoca dell’interdittiva antimafia (effettivamente ottenuta con una sentenza del Consiglio di Stato) e appalti in Trenitalia e in Consip da strappare regalando una vacanza da 5 mila euro in costiera amalfitana al presidente di Trenitalia Marzo Zanichelli (indagato, ma la Procura non ha trovato i riscontri al soggiorno) e attraverso una “trattativa” con Girolamo Lubrani (indagato) per versare tangenti del 10 per cento dei subappalti da ottenere in Consip. I Grillo hanno riferito di aver portato le somme in contanti nell’ufficio di Papa, in via Santa Lucia a Napoli. Qualche volta le intascava Giovanni Papa, papà dell’ex parlamentare: è agli arresti domiciliari.
In un’intercettazione ambientale di un’inchiesta sulle infiltrazioni camorristiche nella sanità casertana, Angelo Grillo – arrestato a novembre su ordine della Dda di Napoli – parla di Papa e si lascia sfuggire “ci ho rimesso io qualche 100, 200mila euro…”. Il figlio Roberto, ascoltato il 23 dicembre 2012, afferma che Papa aveva agganci “in Toscana presso l’onorevole Altero Matteoli, il quale – a dire dell’onorevole Papa – ci avrebbe potuto favorire nell’aggiudicazione di un appalto in un porto nella zona del livornese. Papa ci disse che Matteoli era di Cecina”.
Tra le ragioni dell’arresto di Papa c’è il monumentale peculato che la Procura quantifica in 350 mila euro per aver usufruito per circa un decennio di un auto blu della Finanza per scorrazzare in lungo e in largo tra Napoli e Roma lui, le sue amiche, le sue amichette e i suoi familiari, senza averne titolo. Tramite fogli di servizio fasulli, e grazie al potere intimidatorio che l’uomo esercitava negli addetti alla sua scorta. Uno di loro gli ripuliva persino i contanti attraverso il suo conto corrente. L’ufficiale Angelo Raucci ha messo a verbale che i vertici napoletani della Finanza, rappresentati dal tenente colonnello Fabio Massimo Mendella (arrestato per una brutta storia di tangenti), “erano costretti a subire la situazione perché Papa era fortemente “accreditato” presso i vertici Gdf che avevano dato espressa disposizione di accontentarlo. Quando chiesi a Mendella una disposizione scritta, mi diede del “pazzo”.
Papa va arrestato, scrive il Gip nell’ordinanza, anche perché ha agganci per scappare all’estero e perché sta tuttora provando a fabbricare dossier contro i testimoni del suo processo. Ci sono le intercettazioni, recenti, delle manovre contro una delle sue vittime, Alfonso Gallo, per tentare di collegarlo a Lorenzo Borgogni, ex papavero di Finmeccanica sotto inchiesta. Ci sono tracce di frequentazioni con il faccendiere brindisino Giovanni Faggiano, arrestato nel 2011 per associazione a delinquere. E c’è il tentativo di condizionare la testimonianza della sua ex segretaria, Valentina Pacchiano, che poi si avvarrà della facoltà di non rispondere. Lei prima minacciava di inguaiarlo, piena di rancore. Fino al punto di scrivere a Papa in un sms del 23 dicembre scorso: “Ti ha schifato pure Berlusconi”.
Vincenzo Iurillo, il Fatto Quotidiano 23/7/2014