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 2014  luglio 23 Mercoledì calendario

SMS, AUTO, SEGRETARIA: IL NUOVO MANUAL DEL PERFETTO TANGENTISTA


Non tutte le intercettazioni vengono per nuocere. Talvolta schiudono un universo, per quanto solo verosimile, di informazioni su realtà immaginate. Com’è per il “manuale del perfetto tangentista” emerso dal mare magnum delle intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria “Terra mia”, dal nome “inferto” dalla procura di Palermo al blitz su un giro di mazzette legate allo smaltimento dei rifiuti. Ne ha parlato l’edizione locale di Repubblica. Regole precise, modalità di esecuzione dello scambio di danaro, promemoria, abitudini, tecniche di simulazione e linguaggio criptato per sfuggire alla rete delle guardie. Loro che sono sarebbero i ladri.
Il contesto è formato da quattro imprenditori, tra cui un novarese, e due impiegati dell’assessorato al Territorio della Regione. Uno schema che sa di classico e che va dalla Sicilia alle Alpi: perché la corruzione è un po’ come la prostituzione, gestibile ma non eliminabile, e se proprio tangente dev’essere che sia almeno “ortodossa”, secondo la regola. Qual è, ad esempio, quella più significativa tra le cinque principali, la meno banale: i dipendenti pubblici prossimi alla mazzetta debbono essere almeno due nello stesso ufficio. Prima di corrompere il secondo, cioè, informarsi bene con il primo.
Così faceva Proto (uno degli imprenditori arrestati) che chiese notizie a Cannova (uno dei funzionari regionali) su un collega: «Ci faccio firmare ‘sta cosa. Dieci, 20, 30mila euro pure per...». Cannova, che conosceva i suoi polli e, presumibilmente, si preoccupava che l’“invidia” potesse far fallire l’operazione, fece capire al dante causa che pure il coinquilino d’ufficio, in altre occasioni, aveva gradito. A quel punto scatta la proposta: «Ancora legna ci devi mettere nel fuoco», e via, giù con la mazzetta.
Altra regola originale (anche se fuori moda): la simulazione di un prestito fatto dal dipendente all’imprenditore, con bonifico partito dal suo conto ma con soldi in precedenza consegnati dallo stesso corruttore. Anche qui le intercettazioni disegnano scenari: «Te li do io i soldi, sono 12 tondi spiegava Giuseppe Antonioli (altro imprenditore) a Cannova basta a giustificare se vengono da te». A quanto pare non è bastato.
Altra regola fissa: la mazzetta si paga in auto, specie se serve a costituire la provvista del bonifico. Ma qui una banalissima cimice ha infranto il decalogo dei furbetti.
Dove la storia si fa interessante è sul quadretto para-familiare emergente dalle intercettazioni, che pure svelano altri codici: a partire dall’importanza di far partire la tangente dalla carta di credito della segretaria aziendale. Facendole magari “pagare” una vacanza alla famiglia del funzionario: «Poi gli restituisce i soldi» spiegava Cannuto alla moglie che, essendo tale, si insospettiva: «Un’impiegata come se la permette una vacanza di 6.000 euro per una settimana?». Il marito la rassicurava: «Lo può fare». La moglie: «Perché, quanto guadagna?». Risposta: «Lo può fare nel senso che è la ditta che le offre il soggiorno». Commento della moglie: «Mi sembra una stronzata. E se questa un giorno se la canta come quella di Bossi?».
Poi entriamo nel criptico, o almeno così han tentato di fare gli indagati: meglio gli sms in codice delle telefonate. L’imprenditore veniva chiamato con l’appellativo di “fax”. Quando dovevano incontrarsi con urgenza, il funzionario mandava un messaggio a un intermediario: «Il fax in ufficio è acceso?». Risposta: «Aspetta il fax all’Excelsior per le 11.30». Significava che bisognava incontrarsi all’omonimo hotel catanese.
Il gip che ha firmato gli arresti ha parlato di «corruzione come lavoro»: l’ha capito quando ha letto quest’intercettazione di Cannova col figlio: «Se io lavoro mi dà i soldi... non regala nessuno niente. Se tu li meriti perché sei bravo e lavori, te li danno». Stipendio e promozione? No, mazzette.