Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 23/7/2014, 23 luglio 2014
GREGGIO PAGA AL FISCO LA MEGA SANATORIA DA 20 MILIONI DI EURO
Venti milioni di euro per mettersi in regola con il Fisco, una delle transazioni più alte mai pagate da un singolo contribuente: è l’accordo che l’attore e conduttore tv Ezio Greggio ha scelto di sottoscrivere con l’Agenzia delle Entrate per sanare un contenzioso incentrato nelle Procure di Milano e di Monza sulla realtà o strumentalità, a fini di indebito risparmio fiscale, della sua residenza ufficiale a Montecarlo.
Greggio aveva subìto l’avvio di un accertamento fiscale più di un anno fa, quando nel mirino del Fisco, che già in passato si era interessato alle modalità di incasso dei suoi compensi negli anni dal 2001 al 2009, erano finiti i 23 milioni di euro con i quali Mediaset tra il 2009 e il 2013 aveva remunerato il conduttore di Striscia la notizia , l’ospite di Paperissima , l’anima di Veline , insomma il personaggio tv di tante trasmissioni del Biscione. Come in altri analoghi casi di star dello spettacolo, il contenzioso nasceva dal fatto che il Fisco non riteneva tutto corretto né nei rapporti con la società irlandese «Wolf Pictures Ltd», alla quale Greggio risultava aver ceduto tutti i diritti di sfruttamento economico della sua immagine poi venduti a Mediaset, né la dichiarata residenza a Monaco, che permetteva al conduttore televisivo di vedere tassati i propri redditi in misura molto minore che in Italia.
Stretto tra il fascicolo del pm Walter Mapelli alla Procura di Monza, quello del pm Adriano Scudieri alla Procura di Milano, e le pretese dell’Agenzia delle Entrate, Greggio poteva valorizzare a proprio favore una sentenza nella quale il Tribunale di Vigevano, nell’ambito di una vicenda familiare, nel 2009 aveva attestato la sua residenza a Montecarlo. Poteva inoltre ragionevolmente confidare di avere la meglio su alcune delle richieste del Fisco in relazione ad alcuni anni. E poteva sperare di giocarsela sul carattere realmente «terzo» della società irlandese, che invece per il Fisco era di fatto sua. Ma i consulenti tributari dello studio Crowe Horwath devono avergli spiegato che sarebbe bastato soccombere anche solo in poche contestazioni, sulle ultime annate post-sentenza di Vigevano, per rischiare di dover sborsare — tra capitale, sanzioni e interessi — una cifra ben superiore (se non quasi doppia) rispetto ai 20 milioni di euro che infine ha ora deciso di pagare all’Agenzia delle Entrate. Ma non poco devono aver influito anche la scelta di immagine di Greggio di assumersi responsabilità magari non del tutto sue, in una materia così complicata come quella fiscale, e la volontà di mostrarsi desideroso di porre rimedio a eventuali protratti errori con una corposa regolarizzazione con l’Agenzia delle Entrate.
In questo quadro va dunque collocata la spiegazione che l’entourage di Greggio accredita circa il fatto che l’accordo riconoscerebbe come l’artista dal 2001 al 2010 fosse davvero residente all’estero anche fiscalmente. Dal 2011 era tornato a fare la sua dichiarazione dei redditi in patria, dove (al pari dei professionisti stranieri che come lui lavorano in Italia) avrebbe dovuto versare una certa ritenuta dei propri compensi, invece durante questo periodo il conduttore non aveva versato i tributi su quanto incassato dalla società irlandese che era titolare dei suoi diritti d’immagine: colpa — sempre secondo chi parla a nome di Greggio — di una questione interpretativa per la quale la società irlandese non avrebbe rispettato l’adempimento, non avrebbe eseguito le trattenute, non avrebbe operato i versamenti, ma in compenso adesso si accollerebbe (pur di chiudere la vicenda) tutti gli oneri connessi alla verifica fiscale. Fatto sta che, una volta raggiunto l’accordo, a nessuno dei due contraenti interessa più questionare su chi avesse maggiori o minori ragioni tributarie. E la palla passa in eredità alla penalista Giulia Bongiorno, che dovrà comunque affrontare il residuo versante giudiziario destinato probabilmente a lasciare Milano e per competenza territoriale approdare interamente alla Procura di Monza.
Luigi Ferrarella