Alberto Mattioli, La Stampa 23/7/2014, 23 luglio 2014
TORINO COME PARIGI, LA SPIAGGIA IN CITTA’
Per ora sono soltanto 30 metri di sabbia, un po’ (un po’ molto) meno dei tre chilometri e mezzo di spiaggia di Parigi. Però l’importante è cominciare, quindi la notizia è che da ieri anche Torino ha la sua riviera cittadina, ai Murazzi: sì, proprio una spiaggia con la sabbia, le sdraio, gli ombrelloni e la doccia (una). Reazioni, per ora, contrastanti: c’è chi dice che è meglio poco di niente e chi dice che in questo caso sarebbe meglio niente che poco. Sta di fatto che ieri qualche ottimista prendeva già il sole che non c’era e i bar erano aperti, in una concentrazione più scozzese che parigina (o torinese): sei in 30 metri.
Insomma, più fitti che nel miglio dei pub di Edimburgo. In ogni caso, coprifuoco alle due di notte per evitare schiamazzi e altre polemiche sulla movida: oltretutto, ai Murazzi i precedenti sono poco incoraggianti.
Dunque, «Turin plage» come versione nostrana di «Paris plage»: la vista è sul Monte dei Cappuccini invece che sul Panthéon e mancano le palme, in compenso c’è un angolo per il book crossing (la Torino intellettuale), uno «speaker’s corner» tipo quello di Hyde Park attrezzato per raccogliere e filmare gli sfoghi dei cittadini (la Torino democratica), e la speranza di sfatare finalmente «la maledizione» che sembra gravare sui Murazzi (quindi abbiamo anche la Torino esoterica).
Poi tutto il contorno: campo da beach volley, campo da beach soccer, area mostre, salotto letterario e, purtroppo, un Po un po’ sporchetto, il che non fa esattamente un bel vedere. Ma l’assessore Ilda Curti dice che dipende dal Magistrato del Po, insomma è già partito lo scaricamucillaggine. Peccato davvero perché certe inquadrature, con la sdraio davanti all’alga marcia, sembrano uscite da un film di Ciprì e Maresco.
Però la riviera dei Murazzi resterà aperta fino al 20 settembre sette giorni su sette dalle 10 alle due di notte, «quindi non sarà solo un luogo per la movida selvaggia e notturna» (sempre Curti) e diventerà «un’opportunità per chi non va in vacanza». E questo invece è il sindaco Piero Fassino, che evidentemente parla anche per sé: «avendo un giorno libero» in spiaggia promette di andarci, e qui tutti lo aspettano al varco della prova costume (più che una fotografia, quella di Fassino in slip sarebbe una radiografia).
A sollievo delle esauste casse municipali, la spiaggia non costa loro nulla: si è fatto appello all’associazionismo. In tempi brevissimi (il che spiega perché, a due minuti dall’inaugurazione, sotto i gazebo si stesse ancora martellando) hanno risposto l’Arci e l’Aics, che si dividono la gestione dello spazio: la parte spiaggia è di competenza dell’Aics. Gli 80 metri cubi di sabbia sono stati offerti dallo sponsor e insomma l’intera operazione dovrebbe essere low cost non solo per gli utilizzatori finali ma anche per gli organizzatori.
Ieri l’effetto-spiaggia si notava già. C’era gente, se non con i piedi a mollo (il divieto di balneazione ovviamente resta), almeno con i piedi nella sabbia. E perfino il bambino che ci faceva le buche e il cane rompiscatole, almeno per fortuna piccolo, come in ogni spiaggia italiana che si rispetti. Soltanto a Torino e magari a Oxford, invece, agli spiaggiati capita di vedersi passare davanti un impeccabile e velocissimo quattro senza. Da segnalare che uno dei sei bar di giorno è «bianco», cioè analcolico, e che un altro serve, in un impeto di patriottismo civico con le bollicine, la «Mole Cola» imbottigliata a Rivoli. L’«apéritif à la plage», piatto più bevanda, costa 8 euro, quindi è decisamente democratico. Cinguettii di commento graditi e sollecitati all’hashtag #maremuri.
L’esempio di Parigi era già stato seguito da molte metropoli, da Berlino a Budapest a Praga. In Italia, finora, ci aveva fuggevolmente provato Roma nell’evo Veltroni. Da aggiungere sommessamente che «Paris plage» non è diventata soltanto un’icona parigina, ma soprattutto un’icona gay, gettonatissima come luogo di rimorchio. A Torino, si vedrà.