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 2014  luglio 23 Mercoledì calendario

«QUEI CENTO CORPI ABBANDONATI NEI CAMPI»

Li stanno lasciando mangiare dai cani. Dopo averli abbandonati a marcire al sole della steppa, dopo averli oltraggiati e derubati, ora hanno smesso persino di cercarli, i corpi dei turisti abbattuti dalla guerra nell’Est ucraino. Quelli recuperati fino a oggi, ieri sono stati trasportati a Kharkiv nei vagoni frigo del treno della morte; ma sono solo 200, ha rivelato il leader del team investigativo olandese Jain Tuinder. E ieri sera gli ispettori dell’Osce hanno confermato che, tra le spighe di grano, i girasoli e le zucchine di Grabovo e Rassipnoe, «ci sono altri resti umani» che nessuno più sta cercando. Da domenica mattina il sito non è vigilato dai ribelli armati e lunedì erano sparite anche le squadre di recupero lasciando campo libero ai curiosi e agli animali
randagi, attirati dall’odore ancora pungente. Il sopralluogo effettuato ieri dagli uomini dell’Osce, loro sì scortati dai ribelli armati, ha rivelato l’ultimo scempio: «Abbiamo constatato la presenza di piccole parti di resti umani e non sono in corso operazioni di recupero».
Come una cartolina d’altri tempi, sferragliando lentamente con il motore diesel sui binari che attraversano i campi in cui i soldati di Kiev e i separatisti si sparano da mesi (ieri i ribelli hanno fatto saltare un altro ponte ferroviario, più a Nord dove l’esercito forza l’assalto decisivo verso Lugansk), i cinque convogli del treno della morte hanno varcato ieri all’alba il confine tra la “Nuova Russia” in rivolta e l’Ucraina, per arrivare alle 10 a Kharkiv, nel Nord del Paese. Deviato su un binario secondario, il treno è entrato in una fabbrica militare di carri armati dove i resti vengono trasferiti nei container refrigerati arrivati dall’Olanda. Oggi alle 15 l’Olanda che ha perso 193 persone in quel volo accoglierà a Eindhoven il primo aereo da trasporto militare con le salme. Al saluto solenne in aeroporto ci saranno i reali e i rappresentanti degli altri Paesi che hanno pagato un tributo di sangue sul volo Mh17. Poi arriveranno altri voli, non meno dolorosi.
In un centro a Hilversum, vicino a Utrecht, nella caserma in cui verranno da oggi trasportati e analizzati i corpi, una squadra di 150 investigatori sta raccogliendo dalle famiglie delle vittime tutti gli elementi utili a riconoscere i resti, dalle fotografie e ai dati biologici per comparare il Dna. Dopo tanto scempio, nessuno è disposto a perdere un solo minuto: i corpi più semplici da identificare saranno restituiti immediatamente alle famiglie e solo loro verranno informate perché non gli si neghi almeno il diritto a un dolore privato. Ma per molti «ci vorranno mesi» prima di ricevere la chiamata che attendono e
qualcuno forse non potrà riceverla mai.
A sei giorni dallo schianto, mentre le scatole nere viaggiano verso l’Inghilterra per essere aperte e decifrate, a Grabovo deve ancora iniziare la missione degli esperti internazionali, in cui un ruolo centrale spetterà ai tecnici dell’Icao. Oggi dovrebbe essere la volta buona: gli sherpa malesi sono riusciti a sbloccare tutto con una contropartita politica, il riconoscimento dei ribelli e del loro primo ministro, “Sua eccellenza Borodai”, in cambio della restituzione di salme e scatole nere, e dell’avvio di un’indagine seria che non sia coordinata da Kiev, di cui i separatisti ovviamente non si fidano.