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 2014  luglio 22 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA CAMERA VOTA L’ARRESTO DI GALAN


ROMA - La Camera dei deputati ha votato sì all’arresto del deputato di Fi Giancarlo Galan, nel quadro dell’inchiesta della procura di Venezia sul Mose. I favorevoli sono stati 395, 138 i contrari e 2 gli astenuti (Roberto Capelli di Centro Democratico e Angelo D’Agostino di Scelta Civica). Sulla base delle dichiarazioni di voto pronunciate in Aula hanno votato a favore Lega, Sel, LeD, Pd, Pi, Scelta Civica e M5s. Contrari Fi, Ncd, Maie e Psi. La presidente di Montecitorio Laura Boldrini ha accolto la richiesta di Forza Italia di votare a scrutinio segreto. A votare era presente l’ex premier Enrico Letta. Il Pd è il gruppo con il maggior numero di assenti: alla votazione non hanno partecipato in 17, tra cui l’ex segretario Pierluigi Bersani, Pippo Civati e Stefano Fassina.

L’indagine Mose. L’inchiesta, che ha portato all’arresto di 35 persone, riguarda la presunta costituzione di fondi neri per finanziare esponenti e partiti politici e per corrompere funzionari pubblici nei lavori di costruzione del sistema anti-marea di Vanezia. Galan, ex governatore del Veneto ed ex ministro, si è detto "totalmente estraneo ai fatti" che gli vengono contestati.

La richiesta degli avvocati. I legali di Giancarlo Galan presenteranno una richiesta di arresti domiciliari. Lo ha annunciato l’avvocato Antonio Franchini che, assieme al collega Nicolò Ghedini, assiste Galan, attualmente ricoverato in ospedale a Este. "Eseguita l’ordinanza di custodia cautelare - ha detto Franchini - noi depositeremo via fax al gip una istanza con tutte la documentazione medica, chiedendo i domiciliari. Il pm darà il parere e si capirà cosa succede. Può succedere che vada in un centro clinico carcerario a Parma, Opera o Bologna, può darsi che resti qui o che vada in carcere in infermeria. Non credo in una cella". Ma cosa farà Galan? "Ormai tra un’ora lo arrestano - ha risposto Franchini -, volontariamente non può fare più nulla. Verrà piantonato, stiamo a vedere. Comunque è reattivo, battagliero e ha detto che ci batteremo nelle sedi opportune". Franchini ha anche aggiunto che si è trattato di "un voto politico e non di coscienza".

Galan torna a casa. Intanto una lettera di dimissioni dall’ospedale di Este per Galan è stata firmata stamane dal personale medico. Lo si apprende da fonti qualificate dell’Usl 17, che ha competenza sul nosocomio. "Contiene ovviamente una serie di prescrizioni e cure", hanno chiarito i legali. Galan è uscito in carrozzina dall’ospedale dicendo ai cronisti: "Sono incazzato, ma tanto, e sapete benissimo con chi".
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E’ quindi salito su un’ambulanza che si è allontanata diretta verso casa a Cinto Euganeo. Al momento non risulta notificato alcun provvedimento. Galan è poi giunto a casa sua, dove ha chiamato lui stesso i carabinieri per capire cosa succede dopo il sì al suo arresto votato dalla Camera. L’ex governatore, si apprende da fonti a lui vicine, è "imbestialito ed incredulo" di fronte alla decisione dei medici dell’ospedale di dimetterlo, provvedimento - assicurano le stesse fonti - che non aveva in alcun modo preventivato.

Il no al rinvio del voto. In mattinata l’Aula aveva respinto, con 289 voti di differenza, la richiesta, avanzata da Forza Italia, di rinviare per la terza volta il voto. Il capogruppo di FI, Renato Brunetta, aveva chiesto di rimandare la votazione per permettere al parlamentare azzurro di "essere presente alla discussione sulla autorizzazione sulla sua custodia in carcere". Contro il rinvio si sono espressi il Pd, Sel e il M5S. A favore hanno votato FI ed Ncd. I deputati di Scelta civica e di Fdi si sono astenuti.

La scelta di non rinviare il voto ha provocato reazioni accese tra le fila di Forza Italia. Di "barbarie" ha parlato Francesco Paolo Sisto, concetto rimarcato più tardi anche dal Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del
gruppo Forza Italia della Camera dei deputati. Mentre Daniele Capezzone scrive su Twitter:

Dopo la votazione, Fabrizio Cicchitto di Ncd ha così commentato il suo no: "Ho votato in modo convinto il no all’arresto dell’on. Galan perché sono contrario per principio a questa forma efferata di sentenze anticipate, per di più messa in atto nell’assenza dell’interessato".

Anche Silvio Berlusconi ha espresso la sua solidarietà a Galan: "Sono profondamente addolorato per il voto parlamentare che ha dato il via libera all’arresto. Trovo particolarmente ingiusto che, non accettando il rinvio del voto proposto da Forza Italia, sia stato impedito a Galan di essere presente in aula per potersi difendere dalle accuse che gli sono state rivolte. Sono vicino a Giancarlo, della cui correttezza dopo trent’anni di collaborazione e amicizia sono assolutamente certo, in questo momento così drammatico e difficile".

Galan settimo deputato arrestato. Con Galan arriva a sette il numero di deputati che da Montecitorio si sono visti aprire direttamente le porte del carcere. Ma non tutti - c’è da ricordare - sono finiti in cella: in tre, infatti, riuscirono a fuggire dall’Italia prima di essere arrestati. L’ultimo caso risale al 15 maggio scorso e vide coinvolto Francantonio Genovese (Pd). Il primo - nel 1955 - riguardò invece Francesco Moranino (Pci), che fuggì in Cecoslovacchia. In mezzo Sandro Saccucci (1976), del Msi, fuggito in Sudamerica; Toni Negri (1983), scappato in Francia ma tornato in Italia nel 1997 per scontare la sua pena. Poi Massimo Abbatangelo (1984), del Msi e Alfonso Papa (2011) del Pdl.

SULLA FRATTURA (14/7)
L’ex governatore del Veneto, nei cui confronti pende una richiesta di arresto della magistratura di Venezia nell’ambito dell’inchiesta sul Mose, si era fratturato il perone e la tibia una decina di giorni fa, mentre stava potando le rose nel giardino della sua villa di Cinto Euganeo sui Colli Euganei. Sabato scorso il ricovero, deciso per complicanze circolatorie e cardiache. Il ricovero nel reparto di cardiologia è confermato da una nota della Direzione Medica dell’Ulss 17, cui fa capo l’ospedale di Este (Padova): "Il ricovero - si legge - si è reso necessario per procedere agli accertamenti e alla terapia connessi alle condizioni cliniche del paziente".

REPUBBLICA LO SCORSO 26 GIUGNO
VENEZIA - Giancarlo Galan non dice tutto. Nella conferenza stampa urbi et orbi archivia troppo frettolosamente passaggi invece fondamentali del castello di accuse contro di lui, che i pubblici ministeri sono convinti di poter dimostrare e sostenere in un eventuale dibattimento. A cominciare dai conti di famiglia.

Confidenze dopo la cena
Sostiene l’ex governatore del Veneto, contando su una perizia di parte, che i finanzieri hanno commesso errori marchiani nel ricostruire il suo patrimonio, perché hanno considerato "solo" gli anni dal 2000 al 2013. E che dunque, sommando i proventi precedenti, "non esista la sproporzione di 1,2 milioni tra quanto ho dichiarato e quanto ho speso, anzi: sono in attivo di 702mila euro". Aggiungendo poi che Paolo Venuti, l’uomo che gli inquirenti sentono trafficare su un affare da 50 milioni di euro per il gas in Indonesia, altro non sia che il suo commercialista.

E però è lo stesso Venuti a smentirlo, involontariamente. I pm Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini in sede di Riesame hanno depositato un’intercettazione ambientale nuova, tra Venuti e la moglie Alessandra Farina. Risale ad alcune settimane fa. I due parlano in macchina, dopo una cena con Galan e la moglie Sandra Persegato. L’argomento sono i soldi che gestiscono per conto loro. "Quelli in Svizzera li tengo io - afferma Paolo - quelli in Croazia li tiene lui. Un milione e otto". Denaro di cui non c’è traccia nei conti allegati al memoriale.

La discussione tra i coniugi Venuti si accende perché la Persegato, a quanto si intuisce, ha chiesto loro contezza del reale patrimonio del marito. Ed ecco cosa dice Alessandra Farina: "Lui (Galan, ndr) è lucidissimo... se è un milione e otto, puoi dargliene 100mila (alla Persegato, ndr) non so... ma anche questo va contro la sua volontà, se li è guadagnati lui, farà lui quello che vuole... Gli ho detto: "Ma lei sa che li hai?". Lui mi ha detto di sì, ma pensa una cifretta, non sa in cosa consiste... ma io adesso, non è che voglia insomma... occuparmi... sono la prestanome, lui vuole che vadano a sua figlia e a sua figlia andranno".

Le quote societarie
Paolo Venuti e Alessandra Farina sono dunque, per loro stessa ammissione, prestanome di Galan. I quali, dopo gli arresti di Piergiorgio Baita e di Giovanni Mazzacurati, sono consapevoli che la magistratura ha buttato un occhio sul "tesoretto" dell’ex governatore. Ci sono decine di intercettazioni, non ancora rese pubbliche, in cui i coniugi Venuti discutono di questo. In una, in particolare, parlano esplicitamente di "come poter fronteggiare la ricostruzione patrimoniale della procura".

Ma non è il loro unico pensiero. È su ordine dell’allora governatore, scrive il gip Scaramuzza, che Adria Infrastrutture (la società di Claudia Minutillo) intesta alla Pvp di Venuti il 7 per cento delle quote "al fine di poter partecipare agli utili" derivati dall’approvazione dei project financing.

Ristrutturata a sua insaputa
La faccenda della villa di Cinto Euganeo, poi, sta particolarmente a cuore all’ex governatore, che così la spiega: "Fu acquistata a un’asta giudiziaria nel 1999 per 300 milioni di euro da un dentista di Pantelleria, io la compro nel 2005 per un prezzo di poco inferiore a un milione di euro. Il dentista l’ha restaurata prima, io ho speso 400mila euro nella parte centrale e 300mila nella barchessa, in tutto 700mila euro per i quali ho contratto un mutuo da 200 mila". Dunque sarebbe una colossale balla quanto messo a verbale da Piergiorgio Baita, e cioè che quella ristrutturazione l’avrebbe pagata la sua Mantovani ("... quando non davo l’incarico mi arrivava Galan dicendo: "Guarda che i lavori sono fermi", o mi arrivava Paolo Venuti che teneva i conti della villa"). Gli investigatori però sul punto non arretrano di un centimetro. Primo, perché sostengono che non sia vero che il dentista l’avesse consegnata a Galan già ristrutturata. E, secondo, perché hanno tre testimonianze, di Baita, del ragionier Buson della Mantovani, e della Minutillo, che raccontano un’altra storia.

Fu la Tecnostudio srl, l’impresa di Danilo Turato, ad occuparsi materialmente del restauro. La stessa ditta, nello stesso periodo, ottiene da Baita cinque lavori "sovrafatturati per 1,1milioni di euro". Una parte, "circa 600mila euro" sostiene Baita, è servita per la villa di Cinto Euganeo. Quindi delle due, l’una. O a Galan è stata ristrutturata la casa a sua insaputa, oppure sapeva, e ha taciuto.

Il conto a San Marino
Con tanto di perizia calligrafica, invece, il deputato punta a dimostrare alla Giunta delle autorizzazioni che il deposito di 50mila euro sul suo conto a San Marino ("aperto nel 2004 ma come semplice gesto simbolico dopo un accordo commerciale tra Regione Veneto e San Marino") e il successivo ritiro siano stati eseguiti grazie a documenti con in calce la sua firma falsificata. Gli investigatori però fanno un altro ragionamento: "Possibile che qualcuno possa aver prima messo, poi ritirato, 50mila euro dal suo conto, senza che la banca lo abbia mai avvertito?".