Paolo Siepi, ItaliaOggi 22/7/2014, 22 luglio 2014
PERISCOPIO
Ma Corradino Mineo, quale Matteo Renzi ha conosciuto? Paragonarlo a un bambino autistico ci sembra improprio. Regaleremo a Mineo il Manuale diagnostico dei disturbi mentali e così si accorgerà che non a un bambino autistico andava paragonato Renzi, ma a una sindrome caratterizzata da irrequietezza e agitazione psicomotoria. Francesco Berardino. Il Foglio.
Raiuno e Raidue sono ormai reti commerciali indistinguibili da Canale5 e pronte a essere messe sul mercato, fra gli applausi dei cittadini, giustamente stufi di pagare il canone per produrre spazzatura. Curzio Maltese. il venerdì.
Voglio continuare a seguire tutto, a occuparmi di tutto e l’ultima parola sarà sempre la mia, dirà nel 2010. Non me ne frega niente di una pensione superdorata. Non saprei cosa farmene. Questa è la mia vita, non ne ho un’altra e non la desidero nemmeno. Potendo, vorrei cambiare soltanto l’età. Giorgio Armani, stilista. Corsera.
Il mio primo libro fotografico su Venezia uscì nel 1965. Raccontava una città che oggi non esiste più. E la differenza fra quel lavoro e quello che sto esponendo a Villa Necchi Campiglio a Milano segna esattamente il passaggio da quel tempo al nostro: allora la città apparteneva ai veneziani, oggi appartiene ai turisti. Non è cambiato, invece, il mio punto di vista, che è quello del racconto. Le mie foto non sono assolutamente artistiche, con i miei reportage ho sempre e solo avuto l’obiettivo di testimoniare la mia epoca, di documentare ciò che mi sta intorno. Gianni Berengo Gardin, il fotografo di Venezia. La Stampa.
Bernard Shaw fu magnanino con Mussolini i cui difetti, disse, «non sono né specificatamente italiani, né specificatamente fascisti: sono difetti della natura umana». Sergio Ricossa, Maledetti economisti. Rizzoli. 1996.
Guardo Roma dal Gianicolo. La vedo spenta nonostante il tramonto meraviglioso. Carlo Verdone. la Repubblica.
Com’è intelligente, com’è squisitamente maliziosa ed essenzialmente buona, la vita! Vladimir Nabokov, Il dono.
Ugo La Malfa è incontenibile. «Siamo di fronte al fallimento più totale. Le sinistre laiche, le uniche forze che potevano rinnovare il Paese e salvare la democrazia, sono in piena dissoluzione. Il po’ di buono che si è fatto in Italia, lo si è fatto dal ’49 al ’53, al tempo dei governi centristi: la riforma fiscale, la riforma agraria, la cassa del Mezzogiorno, la liberalizzazione degli scambi. C’erano uomini come De Gasperi e Vanoni che avevano in corpo la carica della cospirazione clandestina, cioè una carica risorgimentale, che credevano nell’Europa e nella democrazia. I loro successori a che credono? Alle poltrone, ai voti, alla distribuzione delle indulgenze, agli intrallazzi del sottogoverno. Socialisti, si chiamano. Ma quando mai? Ladruncoli di polli, capimafia». Indro Montanelli, I conti con me stesso. Rizzoli. 2009.
A Modena quando facevo i primi passi da giornalista, non accadeva mai nulla e, impaziente come tutti i giovani, cominciavo ad annoiarmi. E la Madonna mi punì. Invece di apparire alla ciechina che abitava davanti al mio uscio ed era più in casa mia che a casa sua, apparve alla ragazza paralizzata che stava nello stesso palazzo del mio rivale, il corrispondente del Resto del Carlino. Quando vidi e lessi il paginone che il temibile concorrente aveva dedicato all’«evento miracoloso», per poco non fui colto io da paralisi. Il direttore mi chiamò e mi disse semplicemente: «Bischero (era toscano), sei licenziato». Allora nei giornali si poteva licenziare, grazie a Dio. «Posso dire una cosa?», domandai deglutendo. «Se ti spicci...». «Guardi l’indirizzo della ragazza, signor direttore, abita nella stessa casa del corrispondente del Carlino. Per forza ha saputo per primo la notizia...». «Balle, balle, balle», gridò. Ma la mio osservazione deve averlo colpito perché aggiunse: «Sospendo il licenziamento per 24 ore... Se domani mi porti una bella notizia in esclusiva, resti, sennò te ne vai. Intesi?». Guglielmo Zucconi, La divisa da Balilla. Edizioni Paoline. 1987.
C’è tutta una trafila, a Roma, per il quattrinaro che vuol essere ammesso in società. In principio prova alla Caccia, e gli dicono di no; agli Scacchi, pure. Al Golfo sono più larghi, ma ogni tanto si impuntano. In quel caso si ripiega sul tennis Parioli. Se poi rifiuta anche il Parioli, allora non rimane che l’Azione cattolica. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton. 2008.
Riusciranno i nostri due amici nella temeraria impresa di far togliere le mutande alla serva? Alberto Arbasino, Specchio delle mie brame. Adelphi. 1995.
Nel corso piano e sovrano del tempo di una volta, durante l’estate io, benché spesso sola, non mi annoiavo. Accompagnata dal pigro, lento rintocco delle campane del paese, ero capace di osservare per un’ora il trafficare di un ragno alla sua tela, o l’andirivieni di un uccello fra i campi e il nido. Ricordo anche di aver salvato, un giorno, una mosca che stava annegando in un bicchiere d’acqua: delicatamente estraendola e adagiandola su una carta assorbente, di quelle di scuola, e poi soffiandole piano sulle ali, fino a che non volò via. Oltre quarant’anni dopo è intatto nella memoria quel piccolo episodio, possibile solo in un solitario, pigro, bollente pomeriggio d’estate. Non lo sapevo, ma quel guardare profondo, in pace, era un principio di contemplazione; era adesione docile e felice alla realtà. E cosa perdono i nostri figli, nel tempo fittamente organizzato che, quasi ansiosi delle ore vuote, diamo loro: perdono il tempo generoso e infinito dell’infanzia. La gioia di riempirsi la bocca di ribes, mentre i grandi riposano: e sentirlo aspro, e insieme dolce sul palato. La gioia di spiare, immobili, in ginocchio, nell’ora più calda, l’alacre meraviglioso lavorio di un nido di formiche. Marina Corradi. Avvenire.
In seguito ai controlli effettuati durante l’irruzione dei carabinieri al Policlinico di Roma, è stato accertato che le uniche persone che al momento del blitz occupavano il posto di loro competenza erano i pazienti. Amurri & Verde, News. Mondadori. 1984.
L’alpinismo insegna che la cima non è un traguardo definitivo ma solo la fine di una visione. Enrico Camanni. la Stampa.
Sono felice nella certezza che il meglio del cielo sono le nubi. Daniel de Roulet, Le démantèlement di coeur. Buchet-Chastel.
Nessuno è più fesso del fesso impegnato. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 22/7/2014