Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 22/7/2014, 22 luglio 2014
IN FUGA PER IL CARTELLINO
Uno spettro da 57 milioni di euro si aggira per l’Europa, e per il calciomercato estivo. Si tratta del valore complessivo, calcolato attraverso le valutazioni di Transfermarkt, dei cartellini dei sei giocatori dello Shakhtar Donetsk che approfittando di un’amichevole giocata ad Annecy, in Francia, non si sono imbarcati con la squadra per il ritorno in Ucraina, dove venerdì comincia il campionato, e si sono resi irreperibili. Sono cinque brasiliani: Alex Texeira, trequartista di 24 anni (valore 17 milioni); Fred, altro trequartista, di 21 anni e solo omonimo del paracarro visto ai Mondiali come centravanti del Brasile (12 milioni); Douglas Costa, ala brasiliana di 23 anni e stella della squadra (17 milioni); due giocatori minori come Dentinho, seconda punta di 25 anni (2.5 milioni) e Ismaily, terzino sinistro di 24 anni (2.5 milioni). Più un argentino: Facundo Ferreyra, punta di 23 anni e del valore di 6 milioni. Questo il prezzo di una fuga che man mano che passano i giorni ricorda sempre meno la drammatica fuoriuscita da un paese in guerra della sua meglio gioventù calcistica, come gli ungheresi degli anni Cinquanta o gli slavi degli anni Novanta, e assume sempre i più i contorni di una studiata mossa commerciale per abbassare o annullare il costo del loro cartellino.
Se il presidente dello Shakhtar, Rinat Akhmetov, ha cercato una via d’uscita diplomatica, scrivendo sul sito ufficiale del club: “È vero, sei giocatori non sono tornati, ma non escludo che possano rientrare quanto prima. Non ci sono pericoli d’incolumità, lo garantisco. Non hanno nulla da temere. E ricordo ai giocatori che hanno firmato regolari contratti che prevedono pesanti penali, da decine di milioni, che devono rispettare. Se non torneranno, saranno loro per primi a rimetterci, ognuno ha una clausola per il trasferimento di decine di milioni di euro”. Il tecnico santone Mircea Lucescu, vecchia conoscenza del calcio italiano che in dieci anni alla guida della squadra più potente di Ucraina ha portato a casa, tra gli altri, 8 titoli nazionali, una Europa League e una storica qualificazione ai quarti di finale di Champions League, non ci è andato tanto per il sottile. E all’Equipe ha spiegato: “È colpa del loro procuratore che è un mafioso, è entrato in albergo alle due del mattino e ha convinto i giocatori a non ripartire, promettendo loro di venderli meglio sul mercato europeo”. Il nome, come spesso accade nei casi più clamorosi a livello internazionale, vedi le varie fughe di Tevez dall’Inghilterra, è quello dell’iraniano Kia Joorabchian, controverso faccendiere del calcio che Lucescu ha spiegato avere la procura delle stelle della squadra come Alex Texeira, Douglas Costa e Fred. E qui la faccenda comincia ad assumere contorni politici abbastanza intricati, come se quelli della Repubblica Popolare di Donetsk non lo fossero già abbastanza. Kia Joorabchian, che non ha la licenza di procuratore Fifa, gestisce la procura di diversi giocatori sudamericani attraverso prestanomi, o puntando direttamente all’acquisto di una consistente fetta del cartellino che poi gira in prestito alle varie squadre, come nel caso di Tevez. Una pratica, quella delle “terze parti”, su cui la Uefa e la Fifa faticano ad accordarsi, con la prima che vorrebbe considerarla fuorilegge e la seconda renderla regolamentare. Joorabchian dal 2004 al 2007 ha gestito l’organizzazione Media Sports Investments, per cui è finito sotto processo in un tribunale brasiliano con l’accusa di riciclaggio prima di uscirne completamente assolto, e il cui misterioso finanziatore secondo un’inchiesta del Times era Boris Berezovsky: ex oligarca e grande nemico di Putin e Abramovich, trovato morto l’anno scorso nella sua residenza inglese.
Al contrario, l’oligarca Rinat Akhmetov, uomo che secondo Forbes vale 16 miliardi di dollari e che dal 1996 ha comprato lo Shakhtar Donetsk, di Putin è grande amico. In Ucraina ha sempre appoggiato il Partito delle Regioni, dalle cui file è uscito l’ex presidente filorusso Viktor Yanukovych, e ora sembra sia tra i finanziatori dei separatisti della Repubblica Popolare di Donetsk. L’anno scorso inoltre Akhmetov era in prima fila, insieme a Ihor Surkis della Dinamo Kiev e altri oligarchi, nell’idea di ricostituire, riunendo le migliori squadre di tutti i campionati nazionali, la mitica Vysšaja Liga: il campionato di calcio dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Ora con la guerra civile che infuria lo scacchiere si complica. E chi può, come Joorabchian, ne approfitta inscenando una fuga per la vittoria che se andrà a buon fine avrà l’effetto di deflazionare il calciomercato europeo, immettendo sul mercato giovani talenti brasiliani il cui costo del cartellino potrebbe abbattersi. E con quello spettro da 57 milioni che si aggira per l’Europa dovrà ora fare i conti il calciomercato, dato che rischia di svalutare il cartellino di altri giocatori in vendita.
Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 22/7/2014