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 2014  luglio 22 Martedì calendario

I SEVERINOS

Siccome la mamma dei cretini è sempre gravida, è bastato che il Fatto e il sottoscritto evocassero la possibilità che B. sia stato assolto per le telefonate in Questura grazie alla legge Severino, perché si scatenasse un’orgia di aruspici, oracoli, indovini, pizie e fattucchiere d’ogni colore per “smentire il Fatto e Travaglio”. La sola ipotesi che il Caimano e chi votò quella legge oscena (tutti i partiti in Parlamento nel 2012, tranne l’Idv) per salvare lui e Penati non siano dei bocciuoli di rosa ha innescato una gara a prevedere con assoluta certezza ciò che i giudici della II Corte d’appello di Milano scriveranno nelle motivazioni. Noi, al contrario di ciò che si legge in giro, non abbiamo mai affermato con certezza che l’assoluzione derivi dalla legge Severino: leggendo le dichiarazioni a botta calda dell’avvocato Coppi sulla impossibilità per la Corte di derubricare il reato di concussione in quello minore – creato dalla Severino – di “induzione indebita”, abbiamo spiegato che questa è una delle possibili ragioni dell’assoluzione sul Capo A (telefonate in Questura). L’avevamo già scritto alla vigilia della sentenza, guadagnandoci le lodi pelose dei berluscones. Ancora domenica ha spiegato a Libero che non sarà facile per il Pg appellare la sentenza in Cassazione, visto che questa ha già stabilito a sezioni unite che l’induzione scatta solo se l’indotto ricava un “indebito vantaggio”: e il capo-gabinetto della Questura, Pietro Ostuni, non ha avuto vantaggi indebiti affidando Ruby al duo Minetti-Conceicao anziché a una comunità per minori, come disposto dal pm Fiorillo. Non si scappa: o l’appello sposava il Tribunale (concussione per costrizione) e ricondannava, o aderiva alla tesi dei pm (induzione) e allora doveva assolvere in base all’interpretazione dettata dalla Cassazione sulla Severino. Chi sostiene il contrario usa due argomenti.
1) La Severino che spacchetta concussione e induzione è del 6.12.2012 e la condanna di primo grado è del 24.6.2013: dunque la legge non ha influito sul processo avviato il 6.4.2012. È la tesi dell’ex ministra. Ma non sta in piedi: per ignorare la legge il Tribunale ha dovuto aggravare il reato contestato dai pm da induzione a costrizione; sennò la Severino l’avrebbe applicata eccome. Cosa che può benissimo aver fatto la Corte d’appello (lo scopriremo dalle motivazioni).
2) L’assoluzione sul Capo A è “perché il fatto non sussiste”: se fosse avvenuta per la Severino, i giudici avrebbero scritto “il fatto non è (più) previsto dalla legge come reato”, formula tipica dei reati depenalizzati. È la tesi di Carlo Federico Grosso. Ma la Severino la concussione per induzione non l’ha depenalizzata: l’ha riscritta con nome, articolo, confini e pene diversi, poi le Sezioni Unite l’hanno interpretata in senso vieppiù restrittivo. Se la Corte d’appello avesse ritenuto che le telefonate notturne del premier da Parigi “indussero” Ostuni a fare ciò che non avrebbe mai fatto senza, non avrebbe avuto l’obbligo di scrivere “il fatto non è più reato”: perché è ancora reato, ma l’orientamento della Cassazione esponeva i giudici al rischio di vedersi annullare un’eventuale condanna. C’è anche un’altra possibilità: siccome (art. 2 Codice penale) nessuno può essere punito per un fatto che quando fu commesso non era reato, i giudici potrebbero aver assolto B. perché l’induzione indebita nel 2010 non esisteva e non c’è “continuità normativa” fra vecchia concussione e legge Severino. Poi, certo, è anche possibile che abbia ragione Grosso: e cioè che la Corte abbia considerato acqua fresca le telefonate del premier alla Questura, convinta che Ostuni avrebbe fatto affidare Ruby a Minetti&Conceicao contro il volere del pm anche se B. non l’avesse buttato giù dal letto. Una barzelletta ancor più esilarante di Ruby nipote di Mubarak. Se così fosse, B. avrebbe sprecato tempo e denaro inutili telefonando per tutta una notte. La Severino si sarebbe giocata la faccia con una legge inutile. E il processo in Cassazione si rivelerebbe più inutile di una bella perizia psichiatrica ai giudici d’appello.
Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 22/7/2014