Franca Giansoldati, Il Messaggero 22/7/2014, 22 luglio 2014
IL VATICANO: È IL VANGELO DI PASOLINI IL MIGLIOR FILM SU GESÙ
CITTÀ DEL VATICANO
Il Vangelo secondo Matteo compie cinquant’anni e la Chiesa di Papa Francesco riconosce a distanza di mezzo secolo che «forse è la migliore opera su Gesù della storia del cinema». L’Osservatore Romano non nutre dubbi: è un film «scolpito nella pietra». Il tempo passa, i giudizi si ammorbidiscono, gli orizzonti si schiariscono. Quando nel 1964 Pier Paolo Pasolini presentò la pellicola al mondo, raccontò di averla ideata e diretta più che per scuotere il mondo intellettuale, per squassare quello ecclesiale. Di fatto quando uscì, il giornale della Santa Sede riservò al capolavoro una accoglienza alquanto gelida. Titolo: «Fedele al racconto, non all’ispirazione del Vangelo». Erano i tempi del post Concilio, di Papa Montini, del mondo diviso in due blocchi, delle tempeste ideologiche. In generale il film fu apprezzato dalla critica cattolica ma sottoposto a una raffica di giudizi negativi da parte della sinistra. Pasolini si difese rispondendo ai critici che aveva potuto fare quel Vangelo così come era stato fatto, proprio per il suo non essere cattolico «nel senso restrittivo e condizionante della parola: non avendo verso il Vangelo né le inibizioni di un cattolico praticante (inibizioni come scrupolo, come terrore della mancanza di rispetto), né le inibizioni di un cattolico inconscio (che teme il cattolicesimo come una ricaduta nella condizione conformistica e borghese da lui superata attraverso il marxismo)».
ELOGI POSTUMI
L’omaggio che oggi appare sull’Osservatore Romano mette in luce il filo della fede che ha guidato l’autore: «L’ispirazione è degna di un credente. In questo modo conferma cioè la validità e la forza della parola cristiana da una parte, ma dandogli un contesto più vero in cui potersi propagare dall’altra, il regista vuole certamente dare una stoccata tanto al mondo marxista quanto a quello ecclesiastico. Allo stesso tempo, però, forse inaspettatamente, trova un rifugio in cui vivere in pace la propria equidistanza da quei due poli». Intanto il Vaticano ha provveduto a far restaurare la pellicola di 16 millimetri in bianco e nero, conservata nell’archivio della Filmoteca Vaticana. Le “pizze” mostravano gli inevitabili segni del tempo, stavano perdendo luminosità penalizzando l’intensità delle immagini. Così uno staff di tecnici ha iniziato a lavorare per mettere in salvo il film, togliendo graffi e macchie sui millecinquecento metri. Le bobine sono state passate in un liquido rigenerante che le ha rese più elastiche, togliendo le macchie residue. Poi sono state trasferite su un supporto digitale che ha permesso di eliminare i difetti dell’immagine.
IL FILM SU SAN PAOLO
Pasolini dopo il Vangelo secondo Matteo aveva in animo di proseguire il sentiero della tradizione cristiana. Quattro anni dopo, rivela l’Osservatore, portò a termine una sceneggiatura sulla vita di San Paolo già piuttosto completa, anche se varie difficoltà ne impedirono la realizzazione. Per certi versi si sarebbe trattato di una produzione ancora più audace di quella adottata per il Vangelo: stavolta la vicenda del santo veniva trasportata a New York, ai giorni nostri e San Paolo sarebbe morto su una sedia elettrica, in un carcere americano.