Claudio Marincola, Il Messaggero 22/7/2014, 22 luglio 2014
«SILVIO ADESSO NON PUÒ TORNARE IN CAMPO
MA È IL SOLO CAPACE DI ISPIRARE LA RISCOSSA» [Intervista a Giuliano Ferrara] –
ROMA Per Giuliano Ferrara l’assoluzione di Berlusconi è stato molto di più di un semplice colpo di spugna. Piuttosto il compimento di un personale travaglio (“t” minuscola), a dimostrazione della tesi sostenuta da sempre. E cioè: che si è trattato solo di una «immensa e pruriginosa cazz...a”, come ha titolato disinibito il suo Foglio.
«Più della sentenza liberatoria, che pure resta fondamentale, gli stava a cuore ribadire che per il Cavaliere la mossa giusta sia stata rimanere in politica. Non scendere indignato dal predellino ma restarci in pianta stabile, sia pure in posizione defilata. Nel momento in cui il Cavaliere ha smesso di fare l’imputato e ha detto “io continuo nonostante l’incredibile accanimento giudiziario”, da quel preciso momento ha contribuito a creare il clima che ha dato la possibilità al famoso giudice a Berlino di ristabilire la verità ed essere assolto».
Sì ma ora?
«Ora è arrivato il momento di raccontare la storia che nessuno ha avuto il coraggio di dire: il costo nazionale di questa campagna politica diffamatoria, campagna alla quale hanno contribuito televisioni e giornali. Lo costrinsero alle dimissioni e al particolare rigore cui l’Italia è stata costretta negli ultimi anni. Hanno riso di noi nei vertici nazionali. Abbiamo rinunciato all’autogoverno, a un leader liberamente eletto. Tutti questi costi vanno addebitati a una campagna indecorosa e voyeuristica».
Detto questo, cos’altro dovrebbe fare secondo lei il “nuovo” Berlusconi?
«È l’uomo dell’economia libera, quello di cui abbiamo immensamente bisogno. E l’uomo dell’ottimismo e dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno. E’ l’uomo che crede nelle imprese. Vogliamo percentuali di crescita tra il meno 0 ,1 e il meno 0,5%?».
Sta dicendo che il Cavaliere potrebbe di nuovo scendere in campo?
«Non è che domani prende e rientra in campo. Anche perché è decaduto e non potrebbe. Sto dicendo che per tutti era il classico prototipo del leader finito, ma tutti al tempo stesso sapevano che non era così. E così è stato assolto dall’unica vera accusa infamante che gli era stata gettata addosso».
Riabilitato ma politicamente....
«Berlusconi non è Fini. Deve guidare e ispirare, sia nel centrodestra che nella sinistra renziana, che non è la stessa cosa di prima, la passione per il riscatto nazionale. Siamo gli unici ormai anche nel Sud Europa a restare impantanati nella crisi. Rischiamo il sorpasso della Spagna, del Portogallo, se non, addirittura, della Grecia».
Padre nobile di un nuova federazione del centro destra. Ce lo vede?
«Mi sta chiedendo dei rapporti con Quagliariello? Lupi? Alfano? No, guardi, è solo politichetta. Non m’interessa. C’è solo un fatto politico, che il centrodestra non esiste. Esiste un signore che si chiama Silvio Berlusconi. Lui solo ha il brand, un brand che non so quanti punti può valere».
Ci sarebbe l’età.
«L’eta? Anchi’io sono per i giovani ma chissene frega. Reagan era già vecchio quando divenne presidente».
E le primarie?
«Che si facciano o non si facciano non m’interessa. Si prenda atti che l’unica personalità emersa nel centrodestra, al di là di Bossi e di Casini, risucchiato in un centrismo minoritario, è il Cavaliere. Che Fini non è credibile. Quagliariello non è credibile, Lupi non è credibile. Per esserlo bisogna avere idee».
Riesce a immaginare Berlusconi al governo con Renzi?
«Non particolarmente, lo vedo molto pimpante all’opposizione».
La svolta pro-gay l’ha sorpresa?
«No, la destra è da sempre libertina e la sinistra bacchettona e moralista. Del resto Obama si è schierato da tempo e lo stesso Papa Francesco ha detto “chi sono io per giudicare”. Tutti, tranne l’enclave di Putin lo hanno fatto. Il mondo occidentale è convinto - e io non sono d’accordo - che non si può salvare nell’impianto della famiglia. E Berlusconi, da uomo pratico si è adeguato ma ha lasciato che a impegnarsi in prima persona fosse la giovane donna che gli vive accanto. Ha vinto la gay-culture».