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 2014  luglio 22 Martedì calendario

NEGOZI, DISTRIBUTORI, TURISMO. L’ERBA È UNA CORSA ALL’ORO

Fino a un anno e mezzo fa, per sbarcare il lunario e pagarsi le piccole spese al college di Seattle dov’era iscritto, Evan Cox consegnava pizze a domicilio. Ma quando lo Stato di Washington legalizzò la vendita di marijuana, lo studente ebbe l’idea della vita. Sarebbe occorso del tempo prima che si creasse una rete di negozi al dettaglio. Così Cox fondò Winterlife, servizio di marijuana con consegne a domicilio, la cannabis a casa vostra.
Un «business con una coscienza», recita la pubblicità sul web della company, che oggi ha un fatturato di 1 milione di dollari al mese, dà lavoro a 50 persone e sostiene cause animaliste come quella degli scoiattoli orfani.
L’esempio di Cox ha fatto scuola. Servizi di marijuana a domicilio sono da pochi mesi attivi in Colorado, il primo Stato americano che ne ha legalizzato il consumo e la vendita. Ma anche a New York, dove il governatore Andrew Cuomo ha depenalizzato il consumo e da poco legalizzato la vendita di erba a fini terapeutici. Una dozzina di servizi di questo tipo sono attivi tra Manhattan e Brooklyn: il numero verde si apprende col passaparola, per 50 dollari il corriere consegna una sola dose per volta, 2,5 grammi il limite di possesso consentito: se la polizia dovesse fermarlo, pagherebbe solo una multa.
É facile dire che negli Stati Uniti la marijuana è la nuova pizza. In realtà è molto di più. E’ la nuova frontiera, come ai tempi della febbre dell’oro e della corsa al petrolio. Sia pur limitata a Colorado e Washington, ma Alaska e Oregon sono già in fase avanzata per imitarli, la legalizzazione dell’erba sta infatti producendo l’ennesima rivoluzione nell’economia. Migliaia di imprenditori e imbroglioni, investitori e disoccupati si precipitano a Ovest, in cerca di una nuova promessa di guadagno, che appare allo stesso tempo allettante e non priva di rischi.
Con l’erba legalizzata in 2 Stati federali, altri 24 nei quali ne è permesso l’uso terapeutico, il volume d’affari della marijuana legale negli Usa è cresciuto in modo esponenziale: da 1,5 miliardi del 2013, la stima è che alla fine di quest’anno si assesti intorno a 2,6 miliardi. Ci sono al momento 80 società quotate in Borsa che gravitano interamente intorno al settore, anche se le autorità di controllo ne hanno sospese 5 per irregolarità e non smettono di lanciare avvertimenti sulla presenza di molti truffatori, ansiosi solo di ingannare investitori creduloni.
Il business dell’erba cresce impetuoso. Da gennaio a oggi in Colorado sono stati autorizzati 200 negozi al dettaglio, mentre il settore nel suo complesso ha oltre 11 mila addetti. Il turismo verde è diventato una forza trainante dell’economia dello Stato delle Montagne Rocciose, con un aumento del 44% in sei mesi.
L’indotto è infinito e ricco di opportunità: nascono società che vendono speciali sistemi d’irrigazione, illuminazione, fertilizzazione; aziende di software che sviluppano applicazioni per facilitare la gestione; studi legali che aiutano gli operatori a districarsi in una giungla legislativa ancora piena di trappole e contraddizioni. E poi ancora agenzie di viaggio dedicate al turismo dello sballo, società portavalori che assicurano il trasporto e la custodia di grosse somme in contanti che le banche non intendono accettare finché a livello federale la vendita rimarrà reato e loro rischiano di essere perseguite per riciclaggio. «Al momento avanziamo su un terreno molto sdrucciolevole», ammette Stephen Shearing, direttore esecutivo di American Green Inc., un’azienda dell’Arizona che ha messo a punto una macchinetta distributrice di marijuana, proprio come quelle del caffè e delle bevande gassate.
Come nelle fasi più tumultuose del capitalismo americano, anche quella aperta dalla legalizzazione dell’erba ha i suoi lati oscuri. «Non è un mercato che nasce dal nulla, è un mercato nero che si legalizza, quindi ci sono ancora elementi di ambiguità. Molte nuove aziende fino all’altro ieri erano bande di spacciatori», spiega Robert Kane di Cannabis Science Inc., società medica di Colorado Springs, che sviluppa terapie mediche a base di tetracannabinolo. Ci sono ritardi nella concessione delle licenze, le richieste superano infinitamente quelle disponibili, e qui e là si registrano episodi di corruzione. Le notizie di truffe si moltiplicano. Quando in primavera la Securities and Exchange Commission ha sospeso 5 aziende con sede in Colorado e California, che operavano in un mercato parallelo, queste offrivano ancora titoli-spazzatura a una conferenza di investitori a Denver.
Ma il fascino della nuova frontiera verde rimane irresistibile. La nuova corsa all’oro del capitalismo americano segue l’odore dolciastro e inconfondibile della marijuana. Anche se il rischio di arrivarci «fatti» è alto.
Paolo Valentino