Marco Sabella, Corriere della Sera 22/7/2014, 22 luglio 2014
PECHINO SCALA LA CLASSIFICA DEL DEBITO
Preoccupa la crescita del debito aggregato cinese che secondo una stima della Standard Chartered Bank, alla fine di giugno 2014 ha toccato un livello del 251% del Pil, con un balzo di oltre 100 punti percentuali in soli sei anni. Per debito aggregato si intende la somma del debito pubblico e delle passività delle famiglie, una grandezza che gli economisti giudicano più idonea del semplice debito dello Stato per valutare l’effettivo livello di equilibrio finanziario di un paese. Il valore del debito aggregato della Cina è ancora lontano dalla soglia-monstre del 415% del Giappone (che ha uno stock di debito dello Stato pari al 237% del prodotto interno lordo, oltre ai debiti delle famiglie). Ma si colloca ormai quasi allo stesso livello degli Stati Uniti (260% a fine giugno) e dell’Italia (oltre il 250%, valore in cui lo Stato pesa per il 136%). Il «Financial Times» sottolinea che a preoccupare è soprattutto la velocità di accumulo del debito (era pari al 148% del Pil cinese a fine 2008), un andamento che prefigura la possibilità di una crisi finanziaria della seconda economia del mondo. La rapida crescia è sostenuta dalla politica di «libertà del credito» sostenuta da Pechino, che teme un rallentamento della crescita accompagnato da un crollo dell’industria e dell’immobiliare. A giugno il nuovo credito erogato al settore privato è stato pari a 361 miliardi di dollari, quasi il doppio dello stesso mese del 2013.