Guido Olimpio, Corriere della Sera 22/7/2014, 22 luglio 2014
FOTO SATELLITARI E INTERCETTAZIONI. TUTTI I PUNTI CERTI DELLE INDAGINI
Mosse e contromosse sul caso del volo MH17. Ognuno usa le proprie carte, cerca di proteggere le fonti e prova a confondere le idee all’avversario. Indizi solidi si mescolano con tesi creando incertezza. Su ogni aspetto si innesca un duello. Proviamo allora a fissare quanto è emerso fino a oggi premettendo che il quadro resta fluido.
Il lanciatore
Gli Usa, insieme a Kiev, sostengono che a tirare il missile sia stato un sistema Buk piazzato in un’area compresa tra Snizhne e Torez. Il lancio è avvenuto alle 16.20. I colpevoli: i separatisti di Igor Besler, detto anche «Demonio». Ma forse non erano soli. E si sta indagando sulla presenza di tre «consiglieri» russi che avrebbero assistito i miliziani. A disposizione degli insorti — sostiene l’accusa — almeno tre apparati missilistici arrivati dalla Russia nell’Est dell’Ucraina tra giugno e la metà di luglio. Su questo aspetto funzionari americani hanno sottolineato un aspetto: se Kiev sapeva della presenza dei Buk avrebbe dovuto allertare le compagnie aeree.
Le intercettazioni
In tutta la crisi ucraina le intercettazioni sono state parte della battaglia. Le ha usate Mosca contro Kiev e gli Usa. Ora avviene l’inverso. Le autorità locali affermano di aver captato dialoghi tra i capi separatisti e elementi del servizio militare russo Gru. Che cosa proverebbero? La presenza dei Buk. Il lancio di un missile contro un aereo. Il coinvolgimento di un’unità cosacca dopo il disastro per far sparire eventuali prove: un’accusa rilanciata ieri. Manovre per nascondere le scatole nere, anche se adesso gli insorti hanno accettato di consegnarle agli investigatori malesi.
I satelliti
Il secondo «set» di prove arriva dai satelliti statunitensi. Tre, specializzati nel tracciare i missili, avrebbero «visto» lancio e impatto. Controversa, invece, la localizzazione del punto di sparo. Per alcuni esperti gli occhi elettronici sono stati in grado di indicare la posizione del sistema Buk, altri appaiono più cauti. La Cia e l’agenzia per i satelliti Ngo, hanno in mano questo asso? Lo caleranno al momento opportuno? O vogliono solo far credere a Mosca di possederlo? I tre satelliti citati erano in buona compagnia. Sembrano che ve ne fossero altri, incaricati di monitorare l’evoluzione degli scontri in Ucraina. Hanno registrato qualcosa? Indiscrezioni sui media sostengono di sì, ma per ora non c’è nulla di ufficiale. Tanto è vero che il Cremlino ha subito rilanciato per vedere se quello americano è un bluff: «Mostrate le foto satellitari». In questa partita si sono inseriti anche ricercatori occidentali che, usando fonti aperte, hanno indagato per scoprire tracce dei mezzi degli insorti.
I movimenti
Dopo l’abbattimento dell’aereo passeggeri è partita la caccia al lanciatore. Sono apparse foto che ne mostrano uno in movimento e privo di un ordigno scortato da miliziani del Battaglione Vostok. Kiev ha sostenuto che sarebbe stato fatto sparire inserendolo in un lungo convoglio. E’ evidente che recuperare il Buk sarebbe fondamentale ai fini dell’inchiesta, anche se i russi, inizialmente, hanno sostenuto che l’apparato «colpevole» non sarebbe quello dei ribelli ma uno governativo.
Gli altri aerei
Non lontano — in termini aeronautici — dal Boeing della Malaysia Airlines c’erano dei velivoli militari? Il Cremlino ha affermato che ad una distanza compresa tra i 3 e i 5 chilometri volava un Sukhoi 25 ucraino ed ha presentato foto satellitari per dimostrarlo. Nella ricostruzione russa si nega la fornitura dei missili e si ipotizza che possa essere stato proprio il velivolo militare ad aprire il fuoco. Sul blog The Aviatonist di David Cenciotti, invece, è citato un esperto iraniano che fornisce un’altra versione: il jet malese era «scortato» da una coppia di Sukhoi 27, sempre governativi. Presenze, tutte da verificare, che portano ad altri scenari. 1) Gli aerei militari hanno fatto da esca e chi ha sparato pensava di avere un bersaglio legittimo: dunque una trappola. 2) Non si è trattato di un gesto deliberato ma i caccia tenendosi «vicini» al 777 hanno comunque indotto all’errore gli uomini della batteria. Da Kiev hanno smentito con forza. Quanto all’ipotesi della «scorta» sembra strano che una compagnia civile la accetti perché vorrebbe dire esporre il proprio jet a dei rischi.
Guido Olimpio