Armando Massarenti, Il Sole 24 Ore 20/7/2014, 20 luglio 2014
ISTRUZIONI PER PENSARE IN TEDESCO
ISTRUZIONI PER PENSARE IN TEDESCO –
Ci si può appassionare alla lettura di un dizionario? Sì, persino (anzi, soprattutto) se si tratta un dizionario filosofico. E ancor di più se permette di fare i conti con la filosofia tedesca. Proprio perché il tedesco è considerato da molti la lingua filosofica per eccellenza (la sola che secondo Heidegger permette di pensare, ma secondo alcuni idealisti nostrani questo vale anche per il dialetto napoletano), si è finito per abusarne e maltrattarlo, rendendolo più oscuro e difficile di quello che è. Ben venga dunque il Dizionarietto di tedesco per filosofi di Renato Pettoello e Nadia Moro (Editrice La Scuola, Brescia), che si propone come primo, agile strumento di lavoro, ma con «una piccola ambizione» in più, quella «di servire da stimolo allo studio della lingua tedesca e alla lettura dei testi filosofici in originale», in controtendenza rispetto all’egemonia dell’inglese e cercando di recuperare la ricchezza, ma anche la chiarezza, della prosa filosofica. È soprattutto grazie a Kant, assunto qui come punto di partenza per la terminologia filosofica, che il tedesco è diventato, ed è rimasto a lungo, la lingua egemone della filosofia, esprimendo concetti sofisticati e difficili senza dimenticare precisione e limpidezza. Non a caso il Dizionarietto propone in esergo due belle riflessioni sulla lingua. La prima è di Kant: «Inventarsi nuove parole, là dove la lingua non manca affatto di espressioni per dati concetti, è uno sforzo puerile per distinguersi dalla massa, se non con pensieri nuovi e veri, almeno con una nuova toppa all’abito vecchio». Insomma, le parole difficili riserviamole solo a quegli ambiti in cui sono strettamente necessarie. La seconda è di Schopenhauer, e definisce il rapporto stretto tra chiarezza e onestà intellettuale: «chi è in chiaro con se stesso fino in fondo e sa del tutto distintamente ciò che pensa e ciò che vuole, non scriverà mai in modo indistinto, non enuncerà mai dei concetti indeterminati, vacillanti e, per indicarli, non cercherà qua e là, prendendole da lingue straniere, delle espressioni difficili e complicate, per poi continuare ad usarle anche in seguito». Schopenhauer qui sembra non avere in mente solo il suo usuale bersaglio polemico, Hegel, ma tutti quei pensatori che si sono affermati grazie a finte profondità condite di oscurità e di mistero. Il Dizionarietto, ponendosi l’obiettivo di fornire gli strumenti e i concetti di base del tedesco filsofico, mette al riparo il lettore italiano da questo rischio. Si può essere sofisticati e profondi e al tempo stesso chiari. Vedi ad esempio, la voce als ob = come se «In Kant serve ad evidenziare, per contrasto, i limiti delle possibilità dell’uomo e come, regolativamente, si possa assumere una prospettiva, come se l’uomo potesse superare tali limiti. In Vaihinger denota il carattere fittizio delle ipotesi e in generale di tutte le costruzioni concettuali delle scienze che sono giustificate praticamente, ma non possono mai essere verificate».