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 2014  luglio 20 Domenica calendario

DICIASSETTE MILIONI DI ITALIANI SI SONO VENDUTI L’ORO DI FAMIGLIA


La crisi economica ha spinto un terzo degli italiani (esattamente il 28%) a vendere i gioielli di famiglia per sopravvivere. Anelli, bracciali, catenine, antichi ricordi dell’infanzia o regali di matrimonio o della Prima Comunione sono volati via in cambio del denaro per tirare avanti. Questo “boom” della disperazione, però, ha dato poco sollievo alle famiglie e non è più un affare nemmeno per i compratori. La caduta dei prezzi dei metalli preziosi in questi ultimi due anni ha messo in difficoltà anche i compro oro che si sono sostituiti al vecchio banco dei pegni. Sembrava un affare sicuro (favorito anche dalla scarsa trasparenza) è invece in molti casi si è trasformato in una trappola. Nell’ultimo anno, infatti, è sparito circa un terzo dei negozi. A fornire i dati è Antico (Associazione nazionale tutela compro oro). Dalle loro statistiche emerge che gli esercenti erano 35mila a inizio 2013 (gioiellerie incluse) e oggi si sono ridotti a 23mila su tutto il territorio. A questo si affianca anche una diminuzione del fatturato medio, che nel periodo del boom, ossia tra il 2011 e il 2012, raggiungeva anche 550-600mila euro l’anno, adesso si parla di 250 300mila euro. «Si tratta di un profitto che copre almeno il salario direzionale e gli interessi di computo dice Nunzio Ragno, presidente di Antico a Il Sole 24 Ore -, significa che c’è ancora l’economicità di fare azienda ma non si straguadagna più come prima».
Eppure la crisi economica ha fatto crescere il numero degli italiani costretti a disfarsi dei gioielli di famiglia per rimpolpare le entrate falciate dalla disoccupazione e dalla precarietà: «Duecento tonnellate d’oro pari a circa 8 miliardi di euro. È questa la stima approssimativa del valore dell’oro da recupero che 17 milioni di italiani, in tempo di crisi, hanno venduto». A dare le cifre è stato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, alla Commissione industria del Senato, presieduta da Massimo Mucchetti, nel corso dell’audizione sui disegni di legge riguardanti il mercato dell’oro e delle gemme.
L’esplosione dei compro oro ha chiarito Dardanello è un fenomeno di nascita recente e per questo non ancora ben identificato. La notevole offerta di metallo prezioso, proveniente dal 28% circa degli italiani, ha avuto la conseguenza di dare grande impulso al loro giro d’affari, tanto da rendere l’Italia un paese esportatore di oro pur non avendo miniere aurifere. «Si tratta però ha sottolineato il presidente di Unioncamere di un tipo di attività da tenere sotto osservazione, perché può nascondere casi di ricettazione, riciclaggio, o di economia illegale. Le Camere di commercio sono disponibili ad operare per rendere trasparente il mercato».
In effetti la crisi economica rischia di allontanare i commercianti onesti e lasciare questa attività sempre più nelle mani della criminalità organizzata. Comprare e vendere metalli preziosi è un’attività diventata, infatti, poco interessante. La ragione è semplice. All’inizio dell’anno scorso l’oro puro passava di mano a 44 euro al grammo, oggi viaggia a fatica attorno ai 29. Tutta colpa delle banche centrali che hanno inondato l’economia internazionale di liquidità rendendo più appetibili gli investimenti finanziari rispetto all’oro. Fra il 2010 e il 2011, quando sembrava che l’euro potesse saltare, il metallo giallo era tornato a essere il bene rifugio di sempre. Poi, nell’estate di due anni fa c’era stata la famosa dichiarazione di Draghi secondo cui la Bce avrebbe fatto tutto quello che serviva per salvare la moneta europea. Per l’euro era stata la salvezza. Per i metalli preziosi era cominciata la ritirata. Goldman Sachs ha sbagliato. Aveva previsto che la quotazione sarebbe arrivato a duemila dollari l’oncia. In realtà il prezzo solo adesso ricomincia un po’a salire grazie al missile che ha abbattuto l’aereo in Ucraina e per le operazioni di guerra in Medio Oriente. In ogni caso non supera la soglia di 1.300 dollari l’oncia.
Così adesso stanno male tutti: le famiglie che vendendo i gioielli della nonna ricavano quattro soldi e i compro oro onesti che vedono i margini scendere. Un terreno fertile, ovviamente, per la malavita che, comunque, può utilizzare questi negozi per il riciclaggio oppure per la ricettazione degli oggetti rubati. Così, alla fine, a rivolgersi ancora a questi negozi sono due categorie di italiani: i disperati che non sanno più come tirare avanti e quanti non vogliono più avere molti gioielli a casa per paura proprio dei topi d’appartamento. Insomma i troppo poveri o i troppo ricchi.