Franco Bechis, Libero 20/7/2014, 20 luglio 2014
TASSA DI SOGGIORNO PER MATTEO MARINO GLI CHIEDE 110 MILIONI
Ignazio Marino ha un buco ogni anno di 550 milioni di euro. Il sindaco della Capitale lo ha certificato inviando alle Camere secondo i dettami del decreto salva-Roma con cui Matteo Renzi ha iniziato la sua avventura a palazzo Chigi, il primo rapporto «sulle cause della formazione del disavanzo di bilancio di parte corrente e piano triennale per la riduzione del disavanzo e per il riequilibrio strutturale di bilancio».
Obbligato dalla legge che gli ha concesso per l’ennesima volta generosi aiuti, Marino sostiene che quel buco verrà riassorbito grazie a una sua manovra di risparmi entro la fine del 2017. Ma a compiere gran parte dello sforzo promesso riuscirebbe anche un bambino, senza avere bisogno di fare saltare come birilli assessori al Bilancio come è avvenuto fin qui. Di quei 550 milioni cui ammonta «il disequilibrio strutturale di parte corrente di Roma Capitale», tanto per cominciare, 110 vengono scaricati su Matteo Renzi, e si tratta di obblighi che il premier avrebbe per i costi extra di parte corrente di ospitalità a palazzo Chigi e nei vari ministeri. Restano dunque 440 milioni di euro, oggetto della manovra di risanamento di Marino. Ma anche qui gran parte della manovra viene scaricata su spalle altrui. «Il piano», scrive il sindaco di Roma, «prevede il riconoscimento di uno stabile finanziamento del trasporto pubblico locale da parte della Regione per un importo pari a 240 milioni di euro l’anno che, insieme all’efficientamento portato avanti da ATAC consentirebbe il raggiungimento dell’equilibrio dei conti del Trasporto pubblico locale». Quindi 110 milioni toccano al governo, e 240 milioni alla Regione Lazio. Ne restano 200, su cui Marino mette già le mani avanti. Ad esempio quasi metà di questa somma dovrebbero arrivare nell’arcodiuntrienniodairisparmi previsti nella raccolta dei rifiuti, effettuata dalla municipalizzata Ama. Ma non è affatto detto che quei 90 milioni siano tali: «Il piano», continua Marino, «pur prevedendo un’esigenza di contenimento dei costi da parte di Ama di circa 90 milioni, rileva come una parte di essi sia connessa alla carenza infrastrutturale sul versante dello smaltimento». Quindi i risparmi sicuri dovuti all’azione virtuosa del sindaco della capitale sarebbero di 110 milioni all’anno nel triennio. In tutto 330 milioni. Bravo? Manco per sogno, perchè anche in questo caso il sindaco batte cassa ad altre porte, chiedendo al ministero dell’Economia di farsi carico di 300 milioni in due anni e di una cifra imprecisata nel terzo anno con un allentamento del Patto di stabilità. «Poiché il piano si dispiega nel corso del triennio», argomenta Marino, «occorrono misure di sostegno in termini di spazi di Patto di stabilità interno e di risorse nel corso degli anni 2014 e 2015, per un importo non inferiore complessivamente ai 300 milioni di euro. Per il 2016 le esigenze dovranno essere valutate in coerenza con l’entrata in vigore della nuova normativa sul pareggio di bilancio». Sostanzialmente lo sforzo che il sindaco di Roma è disposto a fare è pari a zero, nonostante la pioggia di aiuti che la Capitale ha avuto. Per contro anche sulla ordinaria amministrazione il Marino in azione ha performance tutt’altro che commendevoli. Non riesce nemmeno a riscuotere le tasse locali dovute. Ha un buco di 240 milioni di euro per la tassa dei rifiuti, perchè per il bilancio di competenza i soldi sono stati contabilizzati, ma in cassa in realtà è finito solo il 68% del dovuto. Peggio ancora con le multe erogate dai vigili urbani della Capitale, voce che «mostra una quota di incassi nell’ultimo rendiconto del 51%, recuperando margini rispetto al biennio precedente prevalentemente attraverso una riduzione degli accertamenti. Al riguardo si evidenzia la presenza nel 2013 di una rilevante quota di accertamenti di arretrati, prossima ai 310 milioni di euro contro i 150 milioni circa mediamente registrati». Altro guaio segnalato: il Comune non riesce più a incassare nemmeno un centesimo per i nuovi defunti che vengono sepolti nei cimiteri municipali. Marino si lamenta infatti delle «entrate riguardanti i diritti di superficie cimiteriale per i quali nel 2012 e 2013 non si realizzano incassi a differenza del 2011 dove gli accertamenti sono completamente incassati».
Ultima lamentela del sindaco di Roma, l’eccesso di manifestazioni politiche e religiose che comportano sempre costi per la Capitale. Secondo i dati forniti da Marino «il numero medio annuo di partecipanti a manifestazioni presenti nella Capitale è di 1.339.600, pari al 24% della popolazione residente del Lazio e al 50,75% della popolazione residente nel solo comune di Roma».