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 2014  luglio 20 Domenica calendario

TRAVAGLIO

& C: CHI VINCE IL PREMIO ROSICONE

Si moltiplicano in queste ore, nelle principali redazioni giornalistiche italiane, i casi di autocannibalismo. Allla mensa aziendale di Repubblica, dopo l’assoluzione di Berlusconi, servono fegato di redattore brasato. I colleghi del Fatto Quotidiano hanno ricevuto proprio ieri il premio «Clienti dell’anno» dalla casa produttrice del Maalox. Ma la sofferenza è profonda e diffusa un po’ovunque a sinistra, tanto che a furia di rosicare gli amici progressisti stanno mettendo in serio pericolo la sopravvivenza dei castori, a cui sottraggono prezioso legno da sgranocchiare. Per questo abbiamo deciso di lanciare una competizione: il Premio Rosicone 2014. A chi vince, una statuetta in legno di Silvio, ritratto mentre fa il gesto dell’ombrello. Fateci sapere chi la merita di più.
Massimo Gramellini. La reazione del vicedirettore della Stampa alla sentenza è del tipo «negazione totale». Sintetizzabile così: l’avranno anche assolto, ma visto che mi sta sulle balle è lo stesso un mascalzone. Nella sua rubrica di ieri, Gramellini ha spiegato che «il bunga bunga potrà anche essere legale, ma rimane politicamente incompatibile con un ruolo istituzionale quale quello che il sant’uomo rivestiva all’epoca dei fatti». Cioè: Silvio organizzava delle serate in dolce compagnia, dunque non poteva fare il premier. Capito? Chi deve guidare il governo non lo decidono gli elettori. Lo sceglie Gramellini. E immaginiamo che sia idoneo soltanto chi, la sera, invece di dare feste organizza club di lettura dei libri del simpatico editorialista. Se non li avete letti non preoccupatevi: li danno gratis a puntate all’interno dei Baci Perugina. A sostegno della sua opinione, il Moralizzatore di Torino scomoda persino JFK, uno che trombava a destra e a manca appena ne aveva occasione. Ecco, al contrario di Berlusconi, egli «agiva con discrezione, appunto, presidenziale». Certo, come no. Sarebbe interessante interrogare in proposito Jacqueline Kennedy. Magari è pure una lettrice di Gramellini. Sandra Bonsanti. Qui siamo al delirio. La signora in questione è la presidente di Libertà e Giustizia, la gustosa associazione (di cui fa parte anche Gustavo Zagrebelsky) che spedì un tredicenne sul palco di un palasport a Milano per fargli parlar male di Berlusconi. E poi hanno il coraggio di parlare di sfruttamento di minorenni. Ieri la signora, immaginiamo dopo il quinto Cuba Libre, ha pubblicato il seguente commento sul web: «È stato tutto uno scherzo. Falcone e Borsellino non furono uccisi 20 anni fa. Non ci fu trattativa tra Stato e mafia.
Berlusconi non fece mai sesso nelle cene eleganti. Ruby era una dolce fanciulla in fiore maggiorenne e nipote di zio Mubarak. È stato uno scherzo il patto del Nazareno ed è uno scherzo che Renzi voglia chiudere il Senato». Poiché il caso di paranoia è particolarmente grave, ci limitiamo ad augurare alla nostra una pronta guarigione, anche perché sentiamo già le sirene delle ambulanze in arrivo.
Marco Travaglio. Un’ampia cordata di associazioni umanitarie ha attivato ieri mattina un numero tramite il quale si può donare via sms un euro a favore del vicedirettore del Fatto. Il ricavato verrà destinato all’acquisto di un coniglietto peloso che egli potrà accarezzare per alleviare lo stress e l’ipertensione (anche se, detto fra noi, qua temiamo parecchio per la sorte del povero animaletto). Marco ha sofferto talmente tanto per l’assoluzione di Berlusconi da sviluppare una singolare forma di distorsione della realtà. Non riuscendo ad accettare la sentenza, ha riesumato «Il piccolo inquisitore» con cui giocava da bambino e ha scritto una sentenza tutta sua. Codici alla mano, ha stabilito che Silvio è stato assolto solo grazie alla legge Severino. E che comunque resta «indiscutibile» il fatto che il Cav sia un puttaniere. Certo, Marco, è proprio così. Adesso però non ti agitare, prendi la tua valeriana e tranquillizzati: noi ti si vuol bene lo stesso.
Ezio Mauro. Il direttore di Repubblica mostra una patologia che mescola quelle di Travaglio e Gramellini. Come il vicedirettore del Fatto, si dice convinto che Berlusconi sia stato assolto grazie alla legge Severino. Peccato che Carlo Federico Grosso, autorevole giurista, abbia spiegato ieri sulla Stampa che si tratta di una vaccata. Ah, per inciso, Grosso è l’avvocato di Repubblica. Magari Mauro può chiamarlo e farsi spiegare.
Poi, ovviamente, il direttore ripropone la tesi di Gramellini per cui Berlusconi sarà anche innocente, ma resta comunque un malfattore. Solo che per esporla ha dovuto riempire mezza pagina di piombo, e a metà ci siamo addormentati. Gramellini, se non altro, ha il pregio della brevità.
Gad Lerner. Ieri non ha proferito verbo sul caso Ruby. Il giorno prima, invece, si era cimentato in una coraggiosa arrampicata sugli specchi, provando a scaricare il barile all’avvocato Ghedini. «Se Berlusconi si fosse rivolto per tempo a avvocati di valore come Franco Coppi anziché a personaggi come Ghedini...», ha scritto. Già, peccato che non sia stato Ghedini a dare a Berlusconi del «puttaniere» che va tenuto lontano dalle istituzioni, bensì Lerner medesimo. Ma, anche in questo caso, comprendiamo lo smacco dell’uomo prima che del giornalista. Dopo tutto, Gad il 2 aprile 2013 si dichiarò favorevole alla candidatura alla presidenza della Repubblica di Ilda Boccassini: «Sarebbe una degnissima scelta, e una garanzia di meticolosità nell’osservanza delle regole costituzionali», scrisse. Quando uno fa le scelte giuste...
Lucia Annunziata. Ecco un’altra che vorrebbe riscrivere le sentenze a modo suo. Infatti ha scritto che quella di assoluzione prodotta dai giudici milanesi le fa «pena». Non solo: probabilmente è frutto di una scelta politica (sembra pensarla così anche Ezio Mauro). Sarebbe interessante metterla a confronto con Travaglio, che in fondo è il più intellettualmente onesto di tutti, il quale è convinto che l’assoluzione è arrivata «non certo perché i giudici, giusti o sbagliati che siano i loro verdetti, prendano ordini dal governo o dal Pd». Probabilmente finirebbero a litigare. Cosa normale in qualunque Procura.
Dispersi. Sono quelli che non hanno retto il colpo e si sono prontamente dileguati. Concita De Gregorio, una delle maggiori fustigatrici della morale che apostrofava le olgettine siccome puttane, non ha proferito verbo. Però ha pubblicato su Twitter la foto di un bagnasciuga con la scritta «buonanotte». Speriamo che non abbia compiuto insani gesti, tipo levarsi le scarpette di Prada per andare in spiaggia. Roberto Saviano, quello che dedicò alla Boccassini e soci la sua laurea honoris causa in Giurisprudenza, tace pure lui. Che abbia esaurito le banalità? Bianca Berlinguer, invece, si è fatta sentire. Ma solo per far sapere alla sua redazione che la notizia dell’assoluzione andava nascosta a metà del telegiornale. Ci piacerebbe molto aver notizie di costoro. Anche perché non sappiamo dove trovarli per consegnare le casse di Maalox (offriamo noi, tranquilli).