varie, 21 luglio 2014
NIBALI PER IL FOGLIO DEI FOGLI 21 LUGLIO 2014
Il 18 luglio, nel giorno del centenario della nascita di Gino Bartali e del 19° anniversario della morte di Fabio Casartelli proprio sulle strade del Tour de France, il siciliano Vincenzo Nibali, 29 anni, ha vinto la tappa alpina di Saint Étienne-Chamrousse, 197, 5 chilometri, in 5h 12’ 29’’ (media di 37,9 chilometri all’ora). Si tratta della sua terza tappa vinta, la prima con la maglia gialla [1].
Tre salite, quella finale di 18,2 km al 7,3% medio. «Interminabile. E faceva un gran caldo. Quando toccavo la bici, scottava. Guardavo in faccia gli avversari per capire quanto soffrissero. Più si saliva, meglio si stava. Richie Porte deve aver patito il caldo, si è staccato, è andato in crisi. Degli avversari, era quello più forte a cronometro, dunque il più temibile. Ma adesso il mio vantaggio su di lui è consistente» (Nibali a Pastonesi) [2].
«Certamente il suo lavoro è facilitato dall’assenza di Froome e Contador, e possiamo chiederci quali e quanti scontri avremmo visto, e chi avrebbe vinto alla fine, ma nel ciclismo non si ragiona così» (Gianni Mura) [3].
«Una festa italiana, dopo anni di vacche magre: Nibali maglia gialla. Nibali maglia a pois, che identifica il migliore scalatore. De Marchi numero rosso, che gratifica il corridore più combattivo della tappa. A Parigi mancano ancora 1.306 chilometri. La settimana prossima, i Pirenei spalmati in tre tappe, più una lunga crono. Il ciclismo è questo, come diceva Bartali, “fatica e fatica”» [4].
Nel 1998 l’ultimo italiano in trionfo al Tour de France: Marco Pantani [5].
Nibali, ribattezzato “lo Squalo dello Stretto” perché è nato a Messina, vanta 6 podi nei grandi giri dal 2010 (nessuno come lui), con due successi finali (Vuelta 2010 e Giro 2013: solo Contador lo eguaglia) e il terzo posto al Tour de France nel 2012 dietro Wiggins e Froome [5].
Che cosa si ricorda del giorno sul podio ai Campi Elisi? «Il percorso in bici per andare dal podio a festeggiare al bus della squadra. Vidi un tifoso vestito da Sherlock Holmes e mi feci una gran risata. C’era gente dappertutto» [5].
Nibali sulle tre vittorie di tappa: «La prima, a Sheffield, è venuta all’improvviso: vittoria dell’istinto. La seconda, a La Planche, è stata cercata e voluta: vittoria mia e della squadra. La terza, questa, dopo una salita lunga e difficile: vittoria come liberazione. Stento ancora a crederci» [2].
Dopo la vittoria a La Planche, Nibali si è messo il pollice in bocca, omaggio alla figlia Emma, quattro mesi e mezzo. La moglie Rachele Perinelli, che assieme alla bimba lo segue da casa davanti alla tv: «Il gesto di Vincenzo proprio non me lo aspettavo. Divertente e simpatico. Emma ha cambiato Vincenzo: adesso è più sciolto, più disinvolto, più scherzoso. È pazzo di lei. Emma non rimarrà l’unica. Vincenzo ne vorrebbe tre, io non so» [6].
Nibali descritto dalla moglie Rachele (matrimonio il 13 ottobre 2012, dopo un fidanzamento velocissimo): «Per il ciclismo è un campione, per me è Peter Pan. Sale in auto e si addormenta, per farmi rispondere devo chiedergli le cose tre volte. Vive sulla sua nuvola» «L’ultima volta che è tornato da Tenerife, ha portato un elicotterino radiocomandato. E ci gioca. E quando guarda i cartoni animati alla tv con Emma, non si sa chi dei due si diverta di più». «Cucina benino: l’ultima volta ha fatto gli spaghetti al nero di seppia. Veste la bimba, non la cambia, la porta al parco e uscendo dalla porta mi dice: ciao, vado a fare il vedovo… La fede d’altronde, magro com’è, gli scappa dall’anulare». «È meticoloso, precisino. In garage smonta le bici, le rimonta, le lava, ci parla, le coccola. Se non avesse fatto il ciclista sarebbe stato un grande meccanico» [7].
Alessandro Vanotti, il bergamasco che da otto anni in tutte le trasferte divide la stanza con Nibali. «Una delle sue doti, importante per recuperare, è che dorme come un sasso» [8].
«Pasta, tra i 150 e i 200 grammi, una omelette fatta con tre albumi per avere più proteine, pane e Nutella, più per la testa che per i muscoli. Non ama le marmellate» (la dieta di Nibali svelata dal suo massaggiatore Michele Pallini) [9].
I genitori di Nibali vivono a Messina. Papà Salvatore è impiegato al Comune. Mamma Giovanna vende e noleggia videocassette [10].
Diplomato in ragioneria, se non avesse fatto il ciclista avrebbe voluto fare l’avvocato. [11].
«In famiglia sono vissuto a pane e bici. A tavola si parlava dei campioni: Bugno, Pantani, ma anche Coppi e Moser» [11].
Ha iniziato a 14 anni. Il primo successo in provincia di Siracusa: arrivo solitario, in salita. La prima vittoria fra i pro: tappa di Faenza nella “Coppi e Bartali” 2006: arrivo in salita e sotto la pioggia [11].
La prima bici se l’è costruita tutta da solo, riverniciando un vecchio telaio e assemblando componenti trovati in garage [11].
«In Lombardia, in Veneto o in Toscana un giovane ha tutto ciò che serve. In Sicilia non ti danno neppure la bici, devi trovarla tu e mio padre faceva centinaia di chilometri ogni settimana con la sua auto per farmi gareggiare. Se non hai i soldi da noi il ciclismo non lo puoi fare e poi si chiedono perché al Sud nascono pochi talenti» (Nibali) [12].
Da dilettante gli invidiosi dicevano che si credeva un “piccolo Merckx” [13].
«Qualcuno mi aveva suggerito di andare a zappare la terra. Ci sono andato e mi ha fatto bene, a quanto pare» (dopo una buona cronometro al Tour del 2008) [14].
«I giornali francesi scriveranno che lo squalo si è mangiato il Tour un boccone dopo l’altro. A me pare che Nibali stia avviandosi a vincere il Tour, questo almeno si può dire, con grande eleganza e senso tattico innestati su una splendida condizione fisica. Le sue vittorie fanno capire chi è il più forte, ma non è forza bruta ne tanto meno sovrumana. I distacchi che infligge al secondo, al terzo sono distacchi umani, umanissimi, e questo forse è il lato più interessante. È sempre rischioso dirlo, ma sembra finito il tempo dei superuomini che rifilavano minuti di distacco ai piazzati, delle medie terribilmente alte, delle imprese incredibili. Le gesta di Vincenzo Nibali al Tour sono belle, esaltanti, ma non incredibili. E proprio per questo sono credibili» (Gianni Mura) [3].
«È gentile con tutti, a partire dai compagni di squadra. E in gruppo ha molti amici» [15].
I francesi, che non vincono il Tour dal 1985, sono tutti pazzi per Nibali. «“Dantesque” ha titolato l’Équipe il giorno dopo il pavé, con una foto di Nibali che occupa tutta la prima pagina. “Dantesque” per l’Équipe è il massimo, un aggettivo che racchiude gloria e dramma, grandezza e crollo. Appena possono usarlo godono come ricci. Nibali mastica tre parole in francese ma dovrà imparare: sta nascendo un amore» (Mura) [15].
(a cura di Roberta Mercuri)
Note: [1] Tutti i giornali del 19/7; [2] Marco Pastonesi, La Gazzetta dello Sport 19/7; [3] Gianni Mura, la Repubblica 19/7; [4] Leonardo Coen, il Fatto Quotidiano 19/7; [5] Ciro Scognamiglio, La Gazzetta dello Sport 4/7; [6] Marco Pastonesi, La Gazzetta dello Sport 16/7; [7] Gaia Piccardi, Corriere della Sera 16/7; Marco Pastonesi, La Gazzetta dello Sport 16/7; [8] Gianni Mura, la Repubblica 16/7; [9] Torino Cronache 29/5/2013; [10] la Repubblica 8/7; [11] Eugenio Capodacqua, la Repubblica 28/5/2013; [12] Marco Ansaldo, La Stampa 21/7/2009; [13] Luigi Perna, La Gazzetta dello Sport 11/1/2008; [14] Gianni Mura, la Repubblica 9/7/2008; [15] Gianni Mura, la Repubblica 11/7.