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 2014  luglio 21 Lunedì calendario

I SUPERBANCA PER I BRICS

I Brics hanno la loro superbanca. Il 16 luglio Cina, Russia, India, Brasile e Sudafrica hanno infatti annunciato ufficialmente la creazione di una Banca internazionale per lo sviluppo (in qualche modo alternativa al Fmi) ponendo le basi per la creazione di un sistema finanziario che punta al superamento degli accordi di Bretton Woods e del ruolo predominante attualmente detenuto dal dollaro nel sistema finanziario internazionale.
La Banca avrà come obiettivi primari il finanziamento di opere infrastrutturali congiunte tra i paesi membri, l’erogazione di finanziamenti agli stati emergenti che ne faranno richiesta e la prevenzione di fughe dei capitali stranieri. Problemi che negli ultimi anni hanno creato danni delle economie emergenti. La Banca avrà una dotazione di 50 miliardi di dollari e un fondo di riserva di altri 100 miliardi versati in più tranche dagli stati aderenti in proporzioni diverse a seconda delle proprie disponibilità. Non si esclude che già nel prossimo futuro l’istituzione possa aprirsi ad altre nazioni, Argentina in primis. Anche Cuba e alcuni paesi socialisti come l’Ecuador, la Bolivia e l’Uruguay sarebbero interessati a partecipare all’asse. Uno sguardo alle previsioni di crescita dell’area Brics aiuta a capire perché: nel giro dei prossimi dieci anni si prevede infatti che questi arriveranno a controllare il 30% della produzione economica mondiale, assestando un colpo netto allo strapotere euro-americano.
A titolo di confronto, le riserve del Fmi attualmente ammontano a 370 miliardi di dollari. La valuta di riserva per Brics è, quindi, inferiore al Fmi. Tuttavia, 100 miliardi di dollari dovrebbe essere più che sufficiente per i cinque paesi, considerando che per l’Fmi sono 188 i paesi che potrebbero richiedere assistenza finanziaria in qualsiasi momento.
È evidente il significato politico dell’iniziativa. Per esempio, la nuova Banca potrebbe dare un prestito a un paese africano per un programma di sviluppo di energia idroelettrica, in cui i paesi Brics potrebbero fornire attrezzature o agire come main contractor. Se il prestito fosse fornito dal Fmi, le infrastrutture sarebbero fornite dai paesi occidentali che controllano le operazioni del Fondo monetario detenendone le quote di maggioranza.
Inoltre, la valuta di riserva costituirà una forma di assicurazione, una camera di compensazione, nel caso in cui un paese Brics dovesse affrontare problemi finanziari o un deficit di bilancio. La necessità di tale protezione è diventata evidente negli ultimi mesi, che hanno fatto registrare un crollo di molte valute dei paesi in via di sviluppo, tra cui il rublo russo.
La mutua assistenza interverrà in caso di forte svalutazione della moneta nazionale o massiccia fuga di capitali causata per esempio da una politica monetaria espansiva da parte del Federal Reserve degli Stati Uniti, o in presenza di problemi interni, o di crisi del sistema bancario. Secondo gli analisti, la Banca di sviluppo e il pool di riserve valutarie consentiranno di allargare le possibilità per i Brics di attrarre capitali, spesso negati dall’Occidente. I paesi partecipanti potranno quindi ottenere finanziamenti meno cari rispetto agli altri mercati dei capitali.
Tale struttura dovrebbe diventare un’alternativa al Fmi. La governance del Fondo monetario, lamentano i Brics, è nelle mani delle potenze occidentali, e quindi c’è poca speranza per loro di ottenere un contributo in caso di emergenza. In prospettiva c’è il superamento del dollaro come moneta dominante degli scambi internazionali, con tutti i problemi che questo comporta per i paesi diversi dagli Usa.
Le istituzioni finanziarie europee non sono certamente contrariate dall’iniziativa dei Brics. In molti infatti sopportano con sempre maggior fatica lo strapotere americano. La cronaca degli ultimi giorni ha registrato la supermulta a Bnp Paribas, che ha fatto infuriare i francesi, le operazioni di spionaggio su Angela Merkel, non certo gradite dall’interessata. In prospettiva c’è anche l’azione sempre più invasiva degli Usa sui paesi del Sud Europa, attraverso il braccio armato del Fmi, a preoccupare le cancellerie continentali. Perciò anche una semplice azione di disturbo allo strapotere del dollaro avrà il benvenuto (magari implicito) dell’Unione europea.